L'editoriale

La nostra città della pace

L'auspicio è che la Conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina a Lugano potrà far finire il conflitto
Don Emanuele Di Marco
03.07.2022 06:00

Disagi negli spostamenti, timori sulla sicurezza, zone inaccessibili: la tranquilla Lugano alla quale siamo abituati, nei primi giorni di luglio, ci viene stravolta. I cambiamenti per questi giorni hanno portato i cittadini ad avere una certa disaffezione per i giorni della Ukraine Recovery Conference 2022: giornali, social network e persino le piazze più tradizionali sono piene di commenti di perplessità e rabbia davanti ad un tempo che si prefigge essere limitato ma soprattutto limitante. Sono i giorni nei quali solitamente si può passeggiare sul lungolago chiuso (al traffico, non ai cittadini), sorseggiare un aperitivo a Lugano Marittima o ascoltare un concerto in piazza. Sono i giorni nei quali «si tira il fiato»; tra chi parte e chi arriva la cittadina sul Ceresio offre - complice un paesaggio particolarmente apprezzabile - esperienze di vero e proprio rilassamento. E, ogni tanto, da luganesi vale la pena dirselo. Lugano è proprio una cittadina bella, con le sue difficoltà e con i suoi limiti, con alcune scelte azzardate ed altre… azzeccate. Una città che può offrire tanto sia a chi vi risiede quanto a chi viene in vacanza. Ciò che però la può rendere davvero speciale sono i suoi cittadini: non sono le strutture, gli eventi o i trasporti.

Beninteso, questi sono fondamentali ed anzi bisogna ammettere che c’è da fare. Nei prossimi giorni però la pazienza dei cittadini avrà un passo ulteriore da compiere. I sacrifici da compiere saranno diversi, qualche libertà verrà meno. E non per questo ci si deve necessariamente meritare il titolo di lagnosi. A Lugano, come in tutto il territorio ticinese, sono moltissime le iniziative di volontariato, di aiuto ai bisognosi, di accompagnamento a situazioni di precarietà: sul piano sociale, economico, psicologico.

La nostra gente è generosa e lo ha dimostrato più e più volte, davanti a situazioni di precarietà cronica o straordinaria. La domanda che rimane sempre in filigrana è «ne vale la pena?». Come dire: ci si mette volentieri in pista in molti modi se questo impegno porta dei frutti. Anche davanti ai prossimi giorni il criterio non cambierà e luganesi (e non solo) pongono questa domanda a tutti coloro che, sulle rive del Ceresio, si troveranno a parlare di ricostruzione di un Paese ancora in guerra. E non importa se ci saranno special guest o VIP della politica internazionale. L’organizzazione, la preparazione e la gestione di questo incontro ha già raggiunto l’ attuazione: lo vediamo dai natanti militari nel lago, dalle transenne pronte, dalle cartine con le zone rosse e blu che ci dicono dove e quando poter muoverci.

Questo è il messaggio che si può lasciare a chi viene a ipotizzare un futuro per l’Ucraina: che il ritrovarsi nella cittadina luganese possa davvero portare a dire «valeva la pena». Perché la generosità dei luganesi si vede facilmente ma ha bisogno di essere accolta.

Ora che ormai è tutto pronto per questo incontro, non resta che attendere che tutto si svolga per il meglio, ma soprattutto che i sacrifici fatti siano utili ad un processo che attualmente è solo un miraggio. Lugano ha cambiato volto in questi giorni, è vero. Per farle tornare il sorriso ha bisogno di vedere i frutti che tutti, anche i più scettici, sarebbero felici di vedere. E allora sì che il volto di Lugano e dei luganesi tornerebbe a sorridere. Se, davvero, questi giorni porteranno a dare una mano alla popolazione ucraina nel porre fine al conflitto, potremo dire «valeva la pena». Speriamo.

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