La sfida incerta per conquistare gli americani
Siamo abituati a pensare che le campagne elettorali spostino voti da un partito all’altro, ma in realtà gli elettori disposti a cambiare le proprie preferenze sono una minoranza. Quello che la propaganda fa è mobilitare, ma soprattutto smobilitare, parti dell’elettorato. La chiave di una strategia vincente è portare alle urne i propri simpatizzanti e - possibilmente - far a restare a casa quelli degli avversari. Questo accade perché le preferenze politiche sono di base determinate da caratteristiche demografiche (come il genere, la classe sociale, o la religione) che rendono l’orientamento stabile nel tempo. Il contesto americano non fa eccezione: ci sono gruppi di elettori ed elettrici che sono chiaramente schierati per uno dei due candidati, mentre altri stanno cambiando lentamente posizione. Una delle certezze è lo schieramento delle donne sotto i 30 anni, diventate nel tempo sempre più liberali. Vari sondaggi mostrano che le giovani sono più progressiste dei coetanei su temi come aborto, welfare e ambiente.
Come visto nelle elezioni di mid-term del 2022, tenutesi dopo l’abolizione della sentenza sull’aborto, le donne - quando mobilitate - supportano chiaramente i democratici. Allo stesso modo, i maschi bianchi, soprattutto con bassi livelli di istruzione, sostengono in blocco Donald Trump, che ha avuto il merito di riportarli alle urne, dopo anni di distacco dalla politica, trovando nella sua retorica identitaria il proprio riferimento. Ci sono alcuni gruppi demografici cruciali che però non hanno preferenze chiare. Ultimamente, ad esempio, i democratici sembrano preoccupati dai maschi afroamericani. Storicamente allineati con il partito democratico, dal dopo Obama il loro supporto sta lentamente calando.
Contrariamente a quanto detto da alcuni analisti, i dati ci dicono che i maschi afroamericani non hanno un problema con Kamala Harris in quanto donna (nel 2016 avevano votato per Hillary Clinton in una misura superiore alle donne bianche), bensì con l’incapacità del Partito Democratico di mantenere le promesse in ambito economico. In particolare, con l’aumento dell’inflazione sotto l’amministrazione Biden, molti afroamericani si sentono più poveri di prima e sembrano affascinati dalle politiche economiche di stampo populista di Trump.
Un simile allontanamento dai democratici è visibile tra gli ispanici, un gruppo demografico fondamentale in futuro, dato l’alto tasso di fertilità. Gli ispanici nati negli USA sono sempre meno sensibili alla retorica di inclusione etnica dei democratici e più attenti alle questioni economiche, rappresentando la nuova classe operaia. Delusi dalle politiche economiche di Biden, si rivolgono a Trump. È un fenomeno simile a quanto visto in Europa, dove le classi più povere preferiscono il welfare sciovinism della destra populista, che riserva protezione sociale ai nativi. In questo contesto, le promesse della destra sembrano offrire maggiore sicurezza economica rispetto a programmi più inclusivi percepiti come inefficaci o ingiusti. A tre settimane dal voto, resta ancora difficile valutare chi, tra i due candidati, saprà davvero mobilitare l’elettorato giusto. In una sfida così incerta, la capacità di attrarre i gruppi chiave sarà però cruciale per determinare il vincitore.