Reportage

La vita notturna è ridotta alla fame, in Ticino

Viaggio tra i paninari che resistono alla crisi della movida - «Finiti i tempi d'oro, ora non ci sono più neanche le prostitute»
©Chiara Zocchetti
Davide Illarietti
14.09.2025 06:00

Il paninaro Ingo Binger lavora da vent’anni nel cuore del quartiere a luci rosse a Pazzallo, e ha visto la notte cambiare più volte. «Ogni tanto viene ancora qualche prostituta a mangiare» racconta. «Una volta erano molte di più». I tempi d’oro dei postriboli sono passati, ma Ingo può ancora contare su una clientela a cui non interessa il sesso a pagamento, o non solo quello.

(foto Cdt - Zocchetti)
(foto Cdt - Zocchetti)

È il popolo della notte. Anzi quello che ne rimane alle tre di mattina, e dopo una lunga crisi iniziata con il Covid - secondo Ingo - e mai più superata. Il divertimento notturno in Ticino vivacchia e i pochi food-truck rimasti - ne abbiamo contati tre, più una panetteria - si spartiscono una torta sempre più magra, per non dire un panino. La Domenica ha fatto un piccolo viaggio nei luoghi dell’after-hours , per sentire che aria tira tra gli irriducibili della «movida» ticinese.

Ore 00.15, via Balestra

Più che ticinese sarebbe meglio dire luganese, in realtà. Il panino notturno è una specialità urbana e, in Ticino, esiste solo nei dintorni del Ceresio: la Legge sugli esercizi pubblici vieta l’apertura dopo le 2 di notte, e sebbene in Parlamento si discutano da tempo allentamenti - da ultima una mozione interpartitica presentata a maggio dal deputato Stefano Tonini (Lega) chiede di estendere a 24 su 24 l’orario dei «drive-in» - di fatto gli unici a poter tirare l’alba sono loro, i paninari ambulanti. Che però sono vincolati a permessi speciali.

(foto Cdt - Zocchetti)
(foto Cdt - Zocchetti)

L’ultimo ad averlo ricevuto in ordine di tempo è il food-truck Wilma’s, aperto un anno fa all’incrocio tra via Balestra e via Ginevra, pieno centro a Lugano. Qui il sabato sera è tiepido, gli hamburger sfrigolano per quattro clienti che - è appena mezzanotte e un quarto - hanno già finito la serata. Ma la notte è ancora giovane per Adriano, barba hipster e bandana da pirata, che dal giovedì alla domenica fa andare la friggitrice fino alle 6 di mattina («è un lavoro faticoso»). Il problema è che oltre il bancone la gioventù scarseggia, e quella che c’è sbadiglia e dà la colpa alla scarsità dell’offerta. «A Lugano non c’è niente da fare dopo una certa ora» si lamenta Alan, studente canadese che fa il paragone impietoso con Toronto («là di notte trovi anche la trota salmonata») e decide che ora andrà a dormire.

(foto Cdt - Zocchetti)
(foto Cdt - Zocchetti)

Due ragazze elegantissime osservano il menù (dai 12 ai 15 franchi) e sembrano esitare. «Questa è una città cara, è difficile andare oltre la prima birra» dice Teo, ateniese, anche lui studente universitario deluso dalla movida. Adriano alza le spalle: a parte degli ottimi hamburger, lui non può farci niente.

Tutti dal fornaio

Per trovare un po’ di movimento bisogna spostarsi di un paio di chilometri. Il forno Brumana a Porza è un appuntamento fisso per il popolo della notte: alla 1.00 è già pieno di nottambuli provenienti dal centro - quartiere Maghetti, Pensilina e dintorni - che non sanno dove altro andare.

A muoverli è la fame (chimica, spesso) ma non solo quella: c’è anche la «voglia di fare un’ultima cosa prima di andare a dormire», ossia di «prolungare la serata a oltranza» in una città in cui il deserto notturno è un cliché. «Per fortuna che c’è ancora questo posto» biascica uno studente di musica, rendendo omaggio alla storia centenaria della panetteria Brumana: fondata nel 1921 in via Balestra (allora era la via dei panettieri) è stata spostata a Porza nel 1961 ed è ancora oggi un’impresa familiare.

(foto Cdt - Zocchetti)
(foto Cdt - Zocchetti)

«È vero che siamo uno dei pochi posti che ancora aprono a queste ore» conferma la signora Franca, che serve pizzette dalle 11.00 alle 5.30 di mattina da tempo immemorabile. Bei tempi, quando all’alba frotte affamate risalivano il Cassarate dalla discoteca Morandi seguendo l’odore del forno: più o meno mentre a Milano si riunivano a Piazza San Babila e i «paninari» diventavano una specie di movimento giovanile.

Lo spirito è rimasto lo stesso, quello del disimpegno e del consumismo notturno («vogliamo solo divertirci, mica far male a nessuno») ma l’offerta è calata drasticamente rispetto agli anni ‘80. Dopo le idelogie anche i locali hanno chiuso i battenti (Living Room, Turba, Morel, Casotto, Spazio 1929, Milk, Molino per citare solo gli ultimi) e ai nottambuli non è rimasto più niente. «A noi comunque - si consola Franca - il lavoro non manca».

«Andare avanti così non ha senso»

Davanti al banchetto della signora Franca, piazzato all’ingresso del forno per protezione («a volte la mattina arriva gente un po’ molesta, ma li sistemiamo in fretta») si allunga una coda che straborda nel vicolo e più che una coda sembra un «assembramento» disordinato, come si diceva ai tempi del Covid. Alcolici, fumi di ogni genere si alzano nella notte. Fuori c’è solo un «grande lockdown» che dopo la pandemia, dicono, non è mai finito per davvero.

«È la triste verità, la vita notturna in Ticino stenta ancora a riprendersi dalla crisi iniziata con il Corona» ulula Ingo Binger dall’altro capo della notte, solitario. A Pazzallo è rimasto nel suo truck con l’aiutante Giordano, un ex barista dell’Oceano rimasto senza lavoro. Ingo aveva un altro dipendente durante l’estate, ma ha dovuto lasciarlo a casa. «Adesso stiamo valutando anche di ridurre i giorni di apertura» lamenta. «Andare avanti così purtroppo non ha senso».

(foto Cdt - Zocchetti)
(foto Cdt - Zocchetti)

Sulla griglia intanto si scotta la salsiccia («il nostro prodotto di punta» scherza Giordano allusivo) mentre le auto aspettano nel piazzale dell’Oceano. È praticamente vuoto. Le prostitute e i loro clienti sembrano scomparsi, tra i reduci dei bar di Lugano e gli avventori d’altro tipo, compresi gli operai dei cantieri stradali («l’unica attività notturna che non andrà mai in crisi») nessuno dice di essere venuto per le luci rosse. C’è da crederlo?

«Non ci crederete ma è così» assicura il paninaro bavarese. «Chi viene qui adesso lo fa soprattutto per la nostra griglia». Sembra assurdo eppure Ingo non ne è per niente contento del cambiamento. I panini da soli non basteranno, dice, a sfamare la voglia di divertimento.

In questo articolo: