Il commento

L'ipocrisia politica regna dopo le dimissioni di Berset

È la regina dei dibattiti – E si scatena prima delle elezioni dei consiglieri federali
Nenad Stojanović
25.06.2023 09:34

In politica regna una regina. Agisce nell’ombra, non te ne accorgi sempre ma sai che è sempre presente. Il suo nome è ipocrisia. Non per forza è qualche cosa di negativo. Il sociologo norvegese Jon Elster la vede addirittura come uno dei grandi pregi della democrazia e parla della sua «forza civilizzatrice». Se tutti dicessero davvero quello che pensano chissà dove andremmo a finire. Se pensi che le persone di religione X siano inferiori rispetto a noialtri tienitelo per te, per favore.

La barbarie inizia proprio quando la gente si sente libera di esternare pubblicamente i propri pregiudizi. Da oltre un paio di decenni seguo la politica svizzera e mi pare di poter affermare che l’ipocrisia sia al massimo del suo splendore nei mesi che precedono l’elezione di un nuovo membro del Consiglio federale. C’è chi giura che è importantissimo che fra i sette ci sia un’equa rappresentanza delle varie lingue. Ma quando si tratta di votare trova sempre una ragione per non sostenere, per esempio, una candidatura italofona. Altri e altre portano alle stelle il sacrosanto principio di parità di genere, ma quando si trovano di fronte a due candidature - maschio e donna - votano comunque per il maschio solo perché percepito un pochettino più vicino politicamente al proprio partito. Nel 2017, per esempio, quando si trattava di eleggere la o il successore del liberale Didier Burkhalter, la stragrande maggioranza dei parlamentari della sinistra ha votato per un maschio ginevrino piuttosto che per una donna vodese (in un momento in cui c’erano solo due donne in Consiglio federale).

Quando, nel 2011, si trattava di eleggere la o il successore della socialista Calmy-Rey partecipai a un dibattito alla radio RTS e difesi la proposta che il Ps presentasse un ticket di tre candidati, con due uomini romandi (Berset e Maillard) e una donna ticinese (Carobbio). Un politico friburghese che avevo di fronte affermava invece che era molto importante, per la Svizzera!, mantenere la presenza di due francofoni. (In effetti, alla fine il Ps presentò un ticket tutto maschile e romando). Quando gli risposi citando una sua affermazione di solo due anni prima - quando appoggiava Urs Schwaller (un Ppd friburghese di lingua tedesca) al posto dell’uscente Pascal Couchepin, il che avrebbe significato avremmo avuto addirittura sei germanofoni e solo un romando - mi disse che non capivo l’importanza del bilinguismo in un cantone come Friburgo. C’est bien möglich.

In politica, dunque, l’ipocrisia è ovunque. Il che non vuol dire che non siamo autorizzati a smascherarla, quando ce ne accorgiamo. Ma se racconto questi episodi non è per biasimare i politici. Se li racconto, è solo per invitare chi mi legge a considerare cum grano salis, e magari anche con un sorriso sulle labbra, le affermazioni di questa o quel politico nelle prossime settimane e mesi in cui si discuterà della successione di Berset. Si potrebbe addirittura affermare che celare le proprie intenzioni è la condizione sine qua non per avere successo in politica. Non a caso, chi vuole diventare consigliere federale lo nasconde anche dagli amici più stretti (Danel Jositsch è un’eccezione che conferma la regola). Chi in conclave entra papa esce cardinale.

L’esempio estremo è Ueli Maurer che ancora la sera del 9.12.2008 affermava con ferrea convinzione che non era candidato alla successione di Samuel Schmid. La mattina successiva fu eletto. Anche quando un membro del Consiglio decide di lasciare l’incarico fa di tutto per nasconderlo. Annunciare le proprie dimissioni con anticipo ti fa diventare lame duck, perdi automaticamente un pezzetto di quella cosa invisibile che chiamiamo potere. Ecco perché le dimissioni di Berset ci hanno colto alla sprovvista. Perché ha annunciato la sua partenza con così largo anticipo? Per di più proprio nel bel mezzo del suo anno presidenziale. Lui dice che lo ha fatto per il rispetto delle istituzioni, che non ha alcun piano in testa per il suo futuro professionale. Sarà.

In questo articolo: