Il commento

Lo scienziato (quasi) sconosciuto

Storia di uno svizzero che ha cambiato la scienza e l'agricoltura, celebrato negli Stati Uniti e poco in patria
Mauro Spignesi
14.05.2023 06:00

Ci sono persone che passano sulla terra leggere e solo quando scompaiono ci si accorge che hanno lasciato straordinarie eredità. Una di loro sino a poche settimane fa era citata quasi unicamente nelle riviste scientifiche. Se si fa una ricerca, si vede il suo volto racchiuso solo nelle foto in bianco e nero.

Sono rarissime le immagini a colori con il camice da laboratorio. Insistendo si scopre che Theodor Otto Diener era più conosciuto negli Stati Uniti che in Svizzera, dove era nato. E d’altronde il suo nome ancora oggi non dice molto se non a una ristretta cerchia di scienziati.

Allora, perché ora che è morto, a 102 anni, il New York Times e il Washington Post hanno tratteggiato un suo ampio ritratto, definendolo una delle persone che ha dato un importantissimo contributo alla ricerca e alla «comprensione scientifica dell’origine della vita»? Perché Theodor Otto Diener, nato a Zurigo, padre impiegato delle Poste e madre contabile, è il fitopatologo (studia le malattie delle piante) che ha scoperto come mai interi ettari di coltivazioni di patate, frutti come la mela o l’avocado, o pomodori, potevano seccare o rattrappirsi nel giro di poche settimane. È stato lui a individuare, utilizzando metodi di ricerca innovativi come la centrifugazione per separare le particelle, un agente patogeno in grado di attaccare e invadere gli organismi. Un agente ottanta volte più piccolo di un virus: il viroide. In una pubblicazione del 2014 - racconta il Washington Post - Diener aveva catalogato il viroide in 2 famiglie, 8 generi e 32 specie. Con la sua scoperta, è stato fatto notare, e grazie un apposito test messo a punto nel suo laboratorio, ha salvato centinaia e centinaia di campi di patate nei Paesi dell’Est, in Cina e in America, in zone povere e affamate dove il raccolto veniva spesso distrutto dalla malattia.

Theodor Otto Diener era appassionato di piante e animali sin da giovane, quando era riuscito ad acquistare un microscopio usato. Si era laureato al Politecnico federale di Zurigo nel 1946 e aveva inizialmente lavorato come assistente di ricerca nella allora (oggi Agroscope) Stazione federale sperimentale per l’arboricoltura, la viticoltura e l’orticoltura a Wädenswil, struttura che ha avuto come primo direttore Hermann Müller-Thurgau, considerato il più illustre pioniere della botanica applicata. Diener a Wädenswil fece la sua prima scoperta: individuò il fungo della ruggine («Puccinia cerasi», molto diffuso al sud delle Alpi) che colpiva le foglie del ciliegio. Poi durante la Seconda guerra mondiale, senza abbandonare gli studi, si era occupato della manutenzione degli aerei dell’Aviazione svizzera e nel 1948 aveva concluso il dottorato. Un anno dopo era volato negli Stati Uniti accettando un breve incarico presso il Rhode Island State College dove aveva scoperto un insolito amminoacido, l’acido pipecolico che si accumula nelle foglie di pesco.

Da qui tanti lavori, incarichi, cattedre, consulenze, e premi prestigiosi (come la National Medal of Science, l’elezione alla National Academy of Sciences e all’American Academy of Arts and Sciences più il Wolf Prize in agricoltura). Diener ha avuto una vita intensa: due mogli, tre figli, cinque nipoti e tre pronipoti. È morto nella sua casa di Beltsville, mezz’ora di auto da Washington, tra parchi e grandi campi, lontano dalla Svizzera, che ha perso le sue tracce dopo il suo trasferimento nel 1949. È morto in silenzio, senza strilli sui social; eppure ha cambiato la scienza.

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