La storia

Lo sherpa è arrivato in Ticino: «All'inizio avevo paura»

Nel suo primo viaggio fuori dal Nepal Babu Sherpa ha trascorso un mese a Claro, ospite dell'associazione Nepal per Te - Le sue impressioni? «Non invidio la ricchezza, ma il modo in cui tenete la montagna»
©Gabriele Putzu
Davide Illarietti
05.10.2025 15:30

Non c'e bisogno di uno sherpa professionista, si dirà, per salire al Motto della Croce sul Brè (1.393 metri). Arianna Regis e Marco Gazzola sono appena rientrati da un’escursione di quattro ore da Tesserete al «crocione», assieme a un accompagnatore d’eccezione. Babu Chhiring Sherpa è abituato a salire gli 8mila metri in condizioni estreme, è nato e cresciuto alle pendici dell'Everest: Alpi e Prealpi sono per lui una passeggiata. Ma mantiene - un po' per cultura, un po' per carattere - un profilo basso.

«La natura che ho trovato qui è meravigliosa proprio come quella che ho lasciato sull’Himalaya» dice. «Certo c’è una differenza di altitudine, ma ci sono molte somiglianze».

Nato e cresciuto a Loding, nel distretto di Solukhumbu, a 7.mila km di distanza dalla Svizzera, Babu ha 37 anni e non era mai uscito dal Nepal in vita sua. È arrivato in Ticino il 20 settembre, ritornerà a casa il 15 ottobre. Un mese lontano dal tetto del mondo ospite dell'associazione Nepal per Te - Tashi Delek di Claro, ossia a casa di Arianna e Marco che hanno fondato l'organizzazione nel 2019.

Due mondi lontani

Un viaggio per suggellare una collaborazione cresciuta negli anni - Babu Sherpa è il referente in Nepal dell’associazione - ma soprattutto un'esperienza di vita, e un'occasione per avvicinare il Ticino al Nepal e far conoscere con una prospettiva diversa la cultura di una paese a cui molti ticinesi - appassionati di escursionismo ma non solo - hanno visitato.

Il viaggio contrario è molto più raro, e il punto di vista di un nepalese che visita la Svizzera - «il mio primo volo internazionale» dice Babu emozionato - è già di per sé motivo di interesse. Come può apparire il Ticino, a chi non ha mai visto altro del mondo?

«Avevo paura all’inizio» ammette Babu.

Uno spaesamento comprensibile - «come orientarmi in aeroporto, come esprimermi, come mostrare tutti i documenti» - che è stato il culmine della piccola odissea burocratica (non così piccola in verità) a cui devono sottoporsi i visitatori diretti in Svizzera da un paese asiatico anche solo per motivi turistici. L’organizzazione del viaggio, spiega Arianna Regis, è stata tutt’altro che semplice. «L’ottenimento del visto richiede una serie di adempimenti formali e di requisiti economici che per una persona normale cresciuta in Nepal non sono per niente scontati». Dopo mesi di preparazione - e un primo tentativo andato a vuoto, nel 2020 - alla fine il sogno si è realizzato. «Per noi questo momento è importantissimo. È un’occasione per ricambiare l’accoglienza da noi ricevuta in Nepal, ma anche di creare un ponte tra la nostra realtà e la sua, che è lo scopo del nostro volontariato».

«Il Ticino? È come me lo aspettavo»

Regis e Gazzola, moglie e marito, hanno creato Nepal per te - Tashi Delek per dare supporto alla popolazione dell’Himalaya dopo avere scoperto il paese in una serie di viaggi escursionistici, da appassionati della montagna quali sono. «Ci siamo innamorati di quei paesaggi ma soprattutto della gente che li vive e della loro cultura, e abbiamo sentito il bisogno di fare qualcosa di positivo».

Il Nepal è stato devastato da un terremoto nell’aprile del 2015 (oltre 8mila morti) e le conseguenze di quella tragedia pesano ancora sulla vita della popolazione. Ad esse si sommano povertà diffusa e instabilità politica, che hanno portato il paese ad essere teatro di importanti disordini (la cosiddetta «rivoluzione della generazione Z») quest’estate.

«Venendo in Svizzera mi aspettavo di trovare un luogo totalmente diverso dal Nepal, soprattutto più pulito, con delle regole rispettate, con strade mantenute e «veloci», con meno traffico rispetto a Katmandu. Ciò che immaginavo si è concretizzato». Davanti al benessere del Ticino - il reddito medio nepalese si aggira sui cento dollari al mese - Babu non sente rancori: «Sono una persona semplice. Non invidio la ricchezza». Gli è piaciuto però osservare da vicino tecniche e innovazioni che sarebbero utili anche in Nepal: «La struttura e la lavorazione delle case in pietra e delle strade di montagna, ad esempio, ma anche le tecniche moderne delle vostre fattorie che, all’inizio, pensavo fossero case per uomini».

Ravioli e yak

Il programma di soggiorno di Babu Sherpa in Ticino ha previsto diverse escursioni sulle principali cime - compresa la transumanza di una mandria di yak sul Lucomagno - ma anche trasferte in Engadina e in Liguria per vedere il mare. «Per me è stata la prima volta - sorride Babu - un’emozione incredibile». Venerdì prossimo (10 ottobre) si metterà ai fornelli all’osteria sociale BarAtto di Morbio Inferiore, per cucinare una cena tradizionale tibetana (i famosi ravioli «momo» himalayani). I proventi verranno devoluti a progetti benefici nel villaggio di Loding, e ai bambini che come Babu vi stanno crescendo nella speranza di un futuro migliore. Poi anche per lui arriverà il momento di tornare a casa, con uno zaino pieno di storie da raccontare

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