L'onda (corta) del virus
Un’onda di rialzo. Non un’ondata. Così gli esperti definiscono l’attuale altalenante ripresa dei contagi (tant’è che la Svizzera, come altri Paesi, non ha introdotto alcuna misura). «Durerà suppergiù sino a novembre - secondo il dottor Fabrizio Pregliasco, professore associato del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano -. Ovviamente molto dipenderà da quante più persone a rischio si vaccineranno». Con la quarta dose, già disponibile in molti Paesi, Svizzera inclusa. Anche in Ticino la campagna cosiddetta ‘di richiamo anti-Covid’ è iniziata. Gratuita per tutte le persone a partire dai 16 anni che hanno fatto l’ultima puntura o che sono guarite da almeno quattro mesi. Caldamente consigliata agli over 65. «Questa categoria è quella più a rischio complicazioni in caso di reinfezione - spiega il dottor Alessandro Diana, infettivologo, membro di Infovac, piattaforma nazionale di informazione e consultazione sulle vaccinazioni -. Così come chi ha antecedenti, trisomia 21 e le donne incinte». Senza dimenticare che tra un po’ dovremo fare i conti anche con l’influenza stagionale, la classica grippe, per due anni dimenticata. E contro il Covid, c’è già chi annuncia la quinta dose. Ma andiamo con ordine.
Perché la quarta dose
Uno, due, tre... e quattro. La quarta dose, anche definita booster, non è ben vista da tutti. In molti s’interrogano sulla sua reale utilità. Anche perché, di questo passo, arriverà la quinta, la sesta... e via pungendo. Un po’ come il telefonino della Mela, siamo all’iPhone14! Tornando seri, Pregliasco spiega: «La quarta dose è utile perché dopo quattro-sei mesi la protezione scema a causa delle varianti». Vale a dire, BA.2, BA.4 e BA.5, sottovarianti Omicron B.1. E la quinta dose, a cui abbiamo fatto accenno poco fa, in Italia, ad esempio, nell’ambito della campagna di vaccinazione anti Sars-CoV-2 viene raccomandata per gli over ottanta, per gli ospiti delle case anziani e per le persone fragili, trascorsi almeno 120 giorni dalla quarta dose.
La grippe
Non finisce qua. Quest’anno faremo i conti anche con l’influenza, quella tipica dei mesi invernali, la grippe insomma, che sta iniziando a circolare e ha tutta l’aria di essere cattiva. L’avevamo dimenticata perché affacendati con un virus ben più letale. In sostanza, dando un’occhiata a ciò che sta ancora succedendo nell’emisfero australe, lì l’inverno è appena finito, c’è poco da stare tranquilli. In Australia, infatti, l’influenza ha picchiato duro. E non è per fare le Cassandre, ma nel nostro Paese ogni anno la grippe provoca da mille a cinquemila ricoveri all’anno, si legge sul sito di Infovac. Almeno quattrocento decessi ogni anno, che possono pure superare il migliaio se il virus è particolarmente cattivo.
Intervistato dalla Rsi, pure il Medico cantonale, Giorgio Merlani, ha confermato che con molta probabilità saremo presto confrontati con l’ondata influenzale. Forse ben prima di Natale. Sottolineando l’urgenza della profilassi, ha spiegato che non c’è alcuna controindicazione a sottoporsi ai due vaccini, grippe e coronavirus, lo stesso giorno. Secondo l’Ufficio federale della sanità, saranno disponibili circa 1,4 milioni di dosi.
I numeri
Tornando al coronavirus, i contagi in Svizzera, dopo una ripresa, ora sarebbero in calo. Nell’ultima settimana, le nuove infezioni registrate sono state 37.032 (c’è però tutta una parte grigia che non viene segnalata). Negli ultimi sette giorni, 21 i decessi e 543 i ricoveri; una settimana fa erano 9 i decessi e 396 i ricoveri (si sa che questi non seguono immediatamente la curva che scende). In Ticino, la situazione epidemiologica al 19 ottobre era: 2.728 nuovi positivi, 157 pazienti ricoverati (10 in cure intensive), 1.248 persone decedute (+9).
L’aumento dei contagi non ha sorpreso neanche il dottor Massimo Galli, già direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano. Intervistato in settimana dall’Adnkronos Salute, il professore ha spiegato che «era un evento prevedibile in questo periodo dell’anno, con la circolazione delle varianti in corso e con l’apertura di tutte le attività».
Big Pharma
Visto che tutto sommato a livello mondiale la pandemia è comunque arretrata, i (poveri) colossi di Big Pharma temono per il loro portafogli e si tutelano aumentando i prezzi. Pfizer, BioNTech, Moderna, Astra Zeneca e pure Roche sono confrontate con una diminuzione delle vendite di vaccini, dei trattamenti e dei test. Stando alle stime di Airfinity, banca dati specializzata in ambito sanitario, pubblicate in settimana, i vaccini consegnati nel 2021 sono stati 5,7 miliardi. Scenderanno a 3 miliardi nel 2022 e a 1,6 miliardi nel 2023. Un calo di oltre il 70% tra il 2021 e il 2023. I guadagni hanno comunque tenuto, sono scesi soltanto del 22%, perché i vaccini di Pfizer, Moderna e di altre aziende sono stati venduti a un prezzo più alto. Sempre Airfinity, per il prossimo anno valuta il mercato a 47 miliardi di dollari, il 20% in meno rispetto al 2022. Ma il prezzo medio di una dose potrebbe raddoppiare, da 18 dollari nel 2021 a 37 nel 2023. Con il 94%, Pfizer e Moderna continueranno a dominare il mercato dei vaccini contro il coronavirus.
Le previsioni
Nelle prossime settimane la tendenza altalenante proseguirà. Col virus dovremo conviverci, ne siamo consapevoli. Ma, tranquillizza il professor Galli, «ci troviamo di fronte a una realtà in cui un vasto numero di persone l’ha già incontrato. Ci sono le condizioni perché faccia meno danno che in passato».