Qatar 2022

Massimo Busacca e la sua «squadra»

Il capo del dipartimento arbitri FIFA fa il punto sulla preparazione dei prossimi Mondiali
Marco Ortelli
10.04.2022 06:00

Nel 2006, l’arbitro internazionale Massimo Busacca, fresco di selezione al campionato Mondiale di calcio in Germania, a una testata (intesa non come quella che Zinedine Zidane avrebbe poi affibbiato qualche settimana più tardi a Marco Materazzi nella famosa finale) aveva rilasciato questo commento: «È incredibile, poter fare parte di un gruppo di ventitré arbitri al mondo... Bisognerà arrivare pronti, cercando di sbagliare il meno possibile; per fare questo occorreranno tranquillità e un’adeguata preparazione mentale». Nel 2006, il culmine della partecipazione di Busacca a quel Mondiale era stata la direzione dell’ottavo di finale tra Messico e Argentina. Nel 2022 incontriamo il capo del dipartimento arbitri FIFA, in una fresca giornata d’aprile nella ‘sua’ Monte Carasso, in prossimità dell’Antico Convento delle Agostiniane, cornice ideale lontana dal clamore degli stadi che squadre, arbitri e tifosi incontreranno da metà novembre per i mondiali di calcio 2022 in Qatar.

Tranquillità e adeguata preparazione mentale, diceva nel 2006. Ma come si stanno preparando, nel 2022, gli arbitri che scenderanno in campo in occasione della 22. edizione della massima competizione calcistica?
«La preparazione è fondamentale e fortunatamente l’evoluzione della pandemia, dopo due anni difficili, negli ultimi mesi ha permesso di vederci con gli arbitri d’élite che si stanno preparando per i mondiali anche sul campo. Riteniamo infatti che la preparazione sul campo sia l’aspetto più importante».

Scendiamo in campo.
«Quando si parla di arbitraggio bisogna pensare a una squadra di calcio. Gli arbitri si preparano esattamente come lo fa una qualsiasi squadra. Vengono pertanto presi in considerazione gli aspetti tecnici, fisici, mentali, medici… tutto quello che serve a un arbitro d’élite».

Anche gli arbitri studiano gli «avversari», quindi.
«In due momenti, uno teorico e uno pratico, sia in occasione dei corsi di formazione della durata di cinque giorni, sia nell’imminenza di un evento calcistico. A livello di FIFA abbiamo allenatori professionisti che preparano videoclip per spiegare in immagini agli arbitri come giocano le diverse squadre. Queste informazioni le trasponiamo quindi sul campo, grazie all’impiego di giocatori che istruiti dai tecnici dell’arbitraggio simulano i diversi moduli di gioco, dal 4-4-2 al 4-3-3… con esercitazioni della durata di un paio d’ore. Per un arbitro, oggi, conoscere gli aspetti tattici è essenziale per saper anticipare le giocate, farsi trovare al posto giusto nel momento giusto. Quest’ultimo aspetto è il più difficile e non avviene in modo automatico. Il grande talento lo riesce a fare, ma occorre anche un grande allenamento».

Arriveremo in Qatar dieci giorni prima dell’inizio fissato per il 21 novembre 2022. Abbiamo previsto un torneo premondiale e sedute quotidiane durante le quali degli allenatori spiegheranno agli arbitri le diverse tattiche messe in campo dalle 32 selezioni nazionali

Nell’imminenza del mondiale qatariota come vi muoverete?
«Arriveremo in Qatar dieci giorni prima dell’inizio fissato per il 21 novembre 2022. Abbiamo previsto un torneo premondiale e sedute quotidiane durante le quali degli allenatori spiegheranno agli arbitri le diverse tattiche messe in campo dalle 32 selezioni nazionali. Ogni arbitro, poi, prima di dirigere la sua partita parteciperà a un’ultima sessione tecnica in cui gli verranno mostrati il sistema di gioco e le situazioni speciali (calci d’angolo, punizioni, …) delle due contendenti».

Nulla è lasciato al caso, quindi. Gli arbitri, nel limite del prevedibile, conosceranno i movimenti dei loro ‘avversari’. Poi però sul campo bisogna muoversi, e il direttore di gara, tra coloro che giocano, è l’atleta che corre più di tutti…
«Per l’aspetto fisico ci avvaliamo della presenza dei professionisti della preparazione atletica. Un arbitro dev’essere in perfetta forma e mantenersi lucido, durante una partita copre una distanza media di 10-12 chilometri, a cui si aggiunge il fatto di dover decidere fulmineamente. Poi, e questo è un po’ il motivo conduttore della mia filosofia d’azione, non conta tanto quanto si corre, ma come. La qualità, non la quantità. Ad esempio, non conta solo guardare dove il pallone si trova in un determin ato momento, ma anche vedere dove arriverà. E questo è difficile. Bisogna giocare d’anticipo, proprio come quei giocatori che prima ancora di ricevere la palla sanno già dove andrà o dove la calceranno».

Preparazione tecnica e fisica impeccabili. E la preparazione mentale? Non solo per fischiare in modo lucido, ma anche per reggere l’impatto ambientale, la pressione del momento, gli stati d’animo di spettatori e giocatori.
«Un grande arbitro non viene condizionato dall’ambiente «ribollente» in cui si trova a dirigere. Un arbitro si trova come in apnea e poi, quando è ben preparato, quando decide in modo onesto e sincero, senza compromessi, come è giusto che sia, chiunque sia il giocatore o la squadra che si trova davanti, non si smuove, non indietreggia, non si tocca il naso in situazioni complicate, nemmeno se gli spettatori gli fischiano contro per un’ora. Poi come per tutte le attività, c’è chi si lascia condizionare dalle pressioni, in tal senso abbiamo preparatori che in casi particolari si occupano anche di questi aspetti individuali»

Entrando nel dettaglio di Qatar 2022, quanti arbitri verranno selezionati?
«Gli arbitri saranno una trentina, ma spero di non arrivare proprio a 30. Il motivo è presto detto. Per avere qualità, occorre che ci siano arbitri che possano per così dire entrare nel torneo, che possano cioè dirigere almeno un paio di partite ciascuno delle 48 previste nella fase preliminare suddivisa in otto gruppi. Rimanendo sui 30 per eccesso, e aggiungendo i loro assistenti arriviamo a una novantina. A questi si aggiungono gli arbitri VAR, che si occuperanno solo di questo aspetto tecnologico».

Di ogni arbitro sappiamo praticamente tutto. Una selezione mirata, che prevede la presenza di fischietti in rappresentanza di tutte le confederazioni

Molti i candidati, pochi gli eletti. Quali sono i criteri di selezione?
«Si può dire che il nostro Mondiale in Qatar sia iniziato all’indomani della finale di Coppa in Russia nel 2018. Quindi non scegliamo gli arbitri 3-4 mesi prima della competizione sorteggiandoli. Abbiamo istruttori professionisti che seguono gli arbitri sia nelle competizioni internazionali, sia nei rispettivi campionati nazionali. Di ogni arbitro sappiamo praticamente tutto. Una selezione mirata, che prevede la presenza di fischietti in rappresentanza di tutte le confederazioni. È giusto che vengano presi in considerazione arbitri provenienti da ogni parte del mondo, sempre che lo meritino. Per questo è fondamentale la sezione del dipartimento arbitrale FIFA dedicata allo sviluppo dell’arbitraggio, che prevede circa 300 corsi all’anno sparsi nei 5 continenti».

La FIFA investe milioni di franchi nello sviluppo affinché nelle competizioni, la qualità arbitrale emerga. A che punto siamo, da questo punto di vista?
«Proprio all’inizio di questa settimana ho inaugurato un corso avvertendo come quanto viene fatto nell’ambito dello sviluppo debba poi trovare un riscontro nelle grandi competizioni. I risultati sul campo certificano la bontà dell’istruzione svolta dai tecnici, dagli istruttori, dagli allenatori FIFA nel corso degli anni e giustificano gli ingenti investimenti. Solo in questo modo possiamo acquisire credibilità».

Per Massimo Busacca è necessario un cambio di direzione nella valutazione di una prestazione arbitrale.
«Attualmente, nei diversi paesi del mondo, quando un arbitro sbaglia si focalizza lo sguardo sul suo errore. Ma un arbitro, quando sbaglia, lo fa per una sua mancanza o perché non gli sono state trasmesse le necessarie informazioni a livello di formazione e istruzione? Dobbiamo allora riuscire a capire l’arbitro, saper individuare le eventuali indicazioni insufficienti impartitegli dal suo allenatore e apportare i necessari miglioramenti. Questo è fondamentale».

Così è se vi VAR. Dopo l’esordio in Russia 2018, anche Qatar 2022 vedrà la presenza tecnologica denominata Video Assistant Referee, il sistema ‘teoricamente’ capace di aiutare i direttori di gara grazie all’utilizzo di video.
«Il VAR è ancora in fase di sviluppo, quel che è certo però è che si tratta di un supporto e come tale deve rimanere. È sempre l’uomo a fare la differenza. Certo, per gli aspetti matematici, fattuali, non ci sono discussioni, o almeno dovrebbero essere minime. Poi entra in gioco l’interpretazione. Per una scelta di protocollo abbiamo voluto che ad esempio per l’assegnazione o meno di un rigore la conoscenza dell’uomo continuasse a fare la differenza».

La conoscenza avanza anche attraverso contrasti e divergenze di vedute.
«Com’è umano che sia, gli arbitri sul campo e gli arbitri davanti ai monitor possono vedere la stessa situazione in modo diverso. Anche in casi clamorosi, con test video abbiamo visto che per un 80% che dice «è rigore», vi è sempre un 20% che non lo «vede». In casi come questo, per l’arbitro è sempre meglio rivedere la situazione una volta in più. Abbiamo costatato che la re-visione di una scena serve, l’arbitro poi continua la partita con più convinzione. Ma dev’essere chiara una cosa. La chiamata del VAR non deve coincidere con la modifica automatica della decisione presa dall’arbitro sul campo. Questo metterebbe troppa pressione sui responsabili della chiamata video, che per finire potrebbero non chiamare mai».

Novità arbitrali per i Mondiali qatarioti di novembre 2022?
«Grandi cambiamenti non ve ne saranno. Come sempre la FIFA vorrà un Mondiale all’insegna del gioco corretto e del rispetto reciproco. Ci sarà tolleranza zero con le reclamazioni. Vogliamo tutelare il gioco affinché gli spettatori in Qatar e davanti ai televisori possano gioire di questo grande momento sportivo. La Coppa del Mondo deve essere un esempio, un modello per tutti i livelli, dai campionati nazionali a quelli regionali».

Qatar 2022? Come sempre la FIFA vorrà un Mondiale all’insegna del gioco corretto e del rispetto reciproco. Ci sarà tolleranza zero con le reclamazioni

Da Diego Armando Maradona

Che film avrebbe realizzato nel 2021 Paolo Sorrentino se il 22 giugno del 1986, ai Mondiali di calcio in Messico, il VAR avesse annullato la rete realizzata con la mano da Diego Armando Maradona nella partita diventata leggendaria contro l’Inghilterra? Forse il regista avrebbe realizzato lo stesso film, È stata la mano di Dio, immaginando l’assenza della presenza tecnologica.

Ai Mondiali del 1966

E la finale del 1966 vinta dall’Inghilterra contro la Germania? La goal line technology avrebbe stabilito che la palla ‘inglese’, colpita la traversa, «non ha varcato la linea di porta», e l’arbitro svizzero Dienst forse avrebbe trascorso notti migliori, senza l’incubo di avere preso una decisione sbagliata su segnalazione del guardalinee sovietico Bəhramov.

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