Reazioni

Maxi-stangata alla Juventus, la parola ai tifosi ticinesi

La Vecchia Signora crea malumori anche alle nostre latitudini: abbiamo tastato il polso alla tifoseria bianconera in Ticino
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Davide Illarietti
22.01.2023 14:00

Se c’è un posto in Ticino dove le magagne della Vecchia Signora sono più sentite che altrove, è lo Juventus Club di via Alle scuole 15, Paradiso. Uno stanzino, stendardi e gadget, megaschermo. Qui i bianconeri più accaniti seguono da settimane le notizie con crescente nervosismo. Intercettazioni, plusvalenze, dimissioni. Ora 15 punti di punizione che i tifosi luganesi si porteranno dietro come un macigno, oggi pomeriggio, nella abituale gita a Torino per Juve-Atalanta  (partenza da Bioggio ore 16.15). «Sarà un viaggio forse amaro» commenta a denti stretti Antonio Casarella, 53 anni, storico animatore e membro di comitato. «L’umore non è dei migliori». 

L’associazione è la più antica in Ticino -  32 anni - e anche l’ultima sopravvissuta dopo una serie di aperture e chiusure, da Biasca a Chiasso. Iscritti 110, una decina i fedelissimi che a Paradiso si trovano a ogni partita, campionato-coppa-europa league-champions, organizzano i pullman della domenica («li noleggiamo dalle autolinee Varesine») e discutono. Ora più che mai. Con Agnelli non ce l’hanno - «come si fa?  Dopo tanti scudetti, solo gratitudine»-, con la Figc sì - «il provvedimento è fuori tempo massimo» - e un po’ col mondo intero. Perché «non è che noi juventini ci sentiamo perseguitati - sintetizza Casarella -, è una realtà oggettiva. Queste cose le fanno tutti ma i punti li tolgono solo a noi». 

Non per questo i fedelissimi si faranno scoraggiare. «La squadra ha bisogno di noi» si ripetono. E preparano gli striscioni e le sciarpe e i poster, da mesi stipati negli scatoloni tra un trasloco e l’altro: fino a luglio la sede del club era a Serocca D’Agno, prima ancora a Paradiso - via Zorzi - da dove era stata  «sfrattata» dal Comune per far posto a una mensa scolastica. «In tante vicessitudini la  comunità è stata compatta e la fede non è mai mancata, non mancherà certo adesso» assicura il presidente Alessandro Scelsi, 48 anni. «Il vero tifoso non molla mai, neanche in serie B». Ma all’idea rabbrividisce. «Speriamo non succeda di nuovo».

Il torpedone per Torino è pieno di paure e rancori, vecchi e bambini, dirigenti e operai, il popolo juventino variegato e «sicuramente cacofonico» ammette Casarella, «ma unito come deve esserlo nei momenti difficili». C’è anche, con lo spirito, il presidente del Lugano calcio Angelo Renzetti, che dopo il match contro il Sion si metterà in poltrona come ogni domenica a guardare la sua (seconda) squadra del cuore. «Con distacco però perché non voglio soffrire». Da dirigente sa che «certe cose le fanno tutti soprattutto in Italia» e si dice convinto che la sentenza non reggerà in appello. «Finirà a tarallucci e vino. Le regole sulle plusvalenze non esistono. Uno può vendere due cani per un gatto e dargli il valore che vuole. Non è etico ma funziona così, non prendiamoci in giro».

Più severo il tesserato Roberto Mazza, direttore del Dicastero sport di Lugano: «La doccia gelida era attesa, e non da ieri: da Ronaldo in poi il club si è gonfiato a dismisura, con la batosta del Covid far quadrare i conti era dura. Siamo in borsa e non possiamo fare finanza creativa, come altri». Mazza però crede nel karma. «Ci riprendermo. E chi ora gioisce di questo dramma non capisce che la Juve si tira dietro tutto il calcio italiano, siamo la locomotiva». Il resto saranno ricorsi, Coni, Tar, fino a Strasburgo se necessario. E altri pullman pieni di speranza e malumore. 

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