Miliardario che viene in Ticino, miliardario che va

Sulla nuova casa luganese di Øynstein Stray Spetalen splende il sole tutto il giorno: da quando sorge sopra il Brè fino al tramonto dietro Collina d’oro. Non bisogna immaginarsi una villa: negli ultimi anni anche i miliardari o multi-milionari che si trasferiscono sul Ceresio si «accontentano» di appartamenti lussuosi, spesso poco vistosi. Per discrezione, per incertezza - oggi qui, domani chissà - e anche perché le ville sul Ceresio non bastano per tutti.
La «casa dei norvegesi»
Il condominio vicino a Villa Sassa è il prototipo della nuova residenza per super-ricchi ed è soprannominato, dai vicini, la «casa dei norvegesi». In realtà vi abitano anche persone facoltose di altre nazionalità, ma la vox populi si è sparsa l'anno scorso dopo l'arrivo nel Comune di Massagno - dove si trova l'immobile - di un altro miliardario proveniente dal paese scandinavo: il magnate petroliferio Kiel Inge Røkke.
La notizia è diventata di dominio pubblico anche perché la comunità - e il Comune - ne hanno risentito in modo positivo. Da solo, Røkke ha portato in positivo i conti del Municipio e ha permesso all'esecutivo di abbassare di sette punti percentuali il moltiplicatore comunale (oggi al 70 per cento, tra i più bassi del Luganese). Stray Spetalen, proprio come Røkke, è un ricco imprenditore attivo nel settore petrolifero - il suo patrimonio è stimato in 6 miliardi di corone norvegesi, circa 500 milioni di franchi - e il suo arrivo è un'altra buona notizia.
Fuga post-elettorale
Il 63.enne, ingegnere petrolifero a capo di una società d’investimento attiva nel settore dell’energia e dei trasporti navali, ha fatto discutere negli scorsi anni per le sue prese di posizione contro il governo laburista, in carica dal 2021 e riconfermato a settembre alla guida della Norvegia. Nell'ultima campagna elettorale, Stray Spetalen si è espresso pubblicamente contro il premier Jonas Gahr Støre, accusandolo di mettere «in fuga la classe media norvegese» con tassazioni eccessive.
Di sicuro, finora è fuggita la classe alta. Stray Spetalen è solo l'ultimo di una lunga lista di super-contribuenti - il citato Røkke, le ereditiere Nina Tollefsen e Phoebe Hveem, l’imprenditore del settore della sicurezza Joergen Dahl - che hanno scelto il Ticino, e in particolare Lugano, come rifugio fiscale. La partenza di Stray Spetalen ha ricevuto però particolare rilievo, sui media norvegesi, anche per un altro motivo: prima di partire il «Paperone», a poche settimane dalla sconfitta elettorale del centro-destra, ha diviso le sue società tra le due figlie. Non è chiaro, quindi, se l'entità del suo imponibile sarà sufficiente a migliorare ulteriormente i conti di Massagno, che punta a diventare una Collina d'oro scandinava.
Bocche cucite a Massagno
Le scelte residenziali di singoli maxi-contribuenti, se bastano a muovere la fiscalità collettiva, sono da considerarsi fatti di interesse pubblico? Negli uffici del Comune di Massagno la sola parola «norvegesi» suscita un silenzio scaramantico: da un lato è comprensibile - «se uno di questi presunti contribuenti dovesse sentirsi disturbato e andarsene, chi ci ridarebbe i sette punti di moltiplicatore?» chiede un funzionario, indispettito - dall’altro a incertezza e provvisorietà sembra che gli amministratori pubblici debbano ormai abituarsi. I miliardari lo hanno fatto da tempo.
Ne sanno qualcosa a Lugano. Negli ultimi anni la città ha attirato una nuova ondata - in Norvegia la chiamano «Sveits-bølge», «ondata svizzera» - di aziende e contribuenti facoltosi, dall’estero e in particolare dal nord Europa, coincidente con il successo del Plan B ma non solo (tasse patrimoniali in Norvegia e Regno Unito, marketing territoriale proattivo del Municipio) e il surriscaldamento del mercato immobiliare di fascia alta ne è la prova.
Due globalisti in meno
Giancarlo Devasini, l’anima riservata del Plan B, è il simbolo di questo fenomeno: l’imprenditore italiano è arrivato nel 2017 in città, da un piccolo appartamento in affitto a Besso il «salto» all’attico vista lago è arrivato solo due anni fa, quando - secondo Forbes - era già la persona più ricca del Ticino. Oggi il fondatore di Tether vale 22 miliardi di franchi, e sarebbe la terza persona più ricca della Svizzera se, nel frattempo, non se ne fosse andato. Nel corso 2025, confermano dal Municipio, Devasini e il socio Paolo Ardoino (4,5 miliardi) hanno trasferito il loro domicilio a El Salvador, dove si è trasferita anche la sede legale di Tether (prima alle Isole Vergini). Due nomi in meno nella lista dei globalisti che, in Ticino, negli ultimi anni in realtà si è costantemente accorciata. Per un «paperone» che viene, ce n’è sempre uno che se ne va - o più di uno - e non sarà certo qualche punto di moltiplicatore, o qualche articolo di giornale, a fargli cambiare idea.
Le grandi fortune sono sempre più mobili
Oggi qui, domani chissà. La statistica sui globalisti in Ticino pubblicata a fine settembre dalla Divisione delle contribuzioni mostra come sia difficile trattenere le grandi fortune, in un contesto di concorrenza sempre più agguerrita tra paesi, cantoni e persino comuni. «È un contesto in cui bisogna muoversi proattivamente e come Città lo stiamo facendo, gli arrivi dai paesi del Nord Europa lo dimostrano» osserva il sindaco di Lugano Michele Foletti. La perdita di singoli contribuenti a favore di paesi o comuni limitrofi - che «beneficiano del nostro marketing e dell’attrattività globale di Lugano, ma va bene così» - non preoccupa particolarmente la Città, che difatti nell’ultimo preventivo «non ha previsto un calo del gettito da parte dei grandi contribuenti e in particolare dei globalisti» sottolinea Foletti. «Parliamo di figure estremamente mobili come è giusto che sia, ma finché le condizioni quadro restano favorevoli, e non parlo solo delle condizioni fiscali ma di vita in generale, potremo contare su un ricambio».
Secondo Samuele Vorpe, professore in diritto tributario alla SUPSI, quello della tassazione globale «resta un grande punto di forza del nostro regime fiscale» soprattutto nella misura in cui «permette di non dichiarare i redditi di fonte estera». Una parte del calo dei globalisti «è dovuto certamente alla concorrenza del regime forfettario italiano» introdotto nel 2017, ammette il fiscalista, ma «se oltre confine i criteri sono meno restrittivi - in particolare sull’attività professionale, ndr. - è anche vero che le regole sono meno certe» ricorda Vorpe. «Negli ultimi tre anni l’imposta forfettaria è già triplicata». La stabilità (fiscale ma non solo) gioca a favore del Ticino. Poi «la decisione sul domicilio fiscale spetta di fatto ai singoli contribuenti e ai loro consulenti - ricorda il professore - trattandosi di persone con affari e abitazioni in più paesi, per i quali il concetto di centro d’interessi è complesso e in fin dei conti mobile». Nella decisione - sia il sindaco che il fiscalista tengono a precisarlo - possono pesare infine «incognite» politiche «come l’iniziativa dell’imposta sulle successioni» che preoccupa non poco anche i grandi contribuenti tassati in modo ordinario. «Stiamo ricevendo da più parti - sottolinea Foletti - indicazioni in questo senso».
