Scuola

Mugugni a Biasca

L'ultracentenaria scuola di sartoria chiuderà i battenti. «Vogliamo poterne parlare con il Cantone»
(Foto Nicola Demaldi)
Andrea Stern
Andrea Stern
12.05.2024 15:30

È dalla fine dell’Ottocento che Biasca ospita una scuola di sartoria, dapprima gestita dalle suore nella casa San Giuseppe, poi dal Cantone all’interno del Centro professionale tecnico. A tutt’oggi sono un’ottantina gli studenti che la frequentano. Ma il suo destino è segnato. La scuola di sartoria di Biasca e la sua omologa di Viganello verranno chiuse e inglobate nel nuovo centro del tessile di Chiasso, all’estremo sud ticinese, dove il Consiglio di Stato prevede un investimento di circa 60 milioni di franchi.

«Non abbiamo ancora ricevuto comunicazioni ufficiali dal Cantone, ci piacerebbe poterne discutere - afferma Loris Galbusera, sindaco di Biasca -. Il mondo evolve e capiamo che ci sia la volontà generale di concentrare le specializzazioni in una sola sede. Ma il tragitto fino a Chiasso è piuttosto lungo. Oggi ci sono parecchi giovani delle Tre Valli che frequentano questa scuola, non so quanti sarebbero disposti a spostarsi, anche perché questa è una scuola a tempo pieno, che richiede trasferte quotidiane».

In effetti nel primo messaggio del Consiglio di Stato, risalente al 2018, la scuola di Biasca non veniva citata. Allora si spiegava che la costruzione del nuovo centro del tessile a Chiasso avrebbe permesso di raggruppare le formazioni proposte in due distinti stabili di Viganello, entrambi «obsoleti» e «inadeguati». È solo nel messaggio dello scorso mese di dicembre - relativo non più alla progettazione bensì alla realizzazione del centro del tessile di Chiasso - che ilConsiglio di Stato introduce nel progetto anche l’istituto formativo delle Tre Valli. «Il nuovo stabile scolastico potrà accogliere anche le persone in formazione attualmente a Biasca», si legge.

Da parte del Consiglio di Stato è quindi stata avanzata la promessa, non nuova, di voler concentrare a Biasca le formazioni legate all’automobile. Ma per ora non vi è nulla di certo. «Credo che l’idea di fare dei centri di competenza a livello cantonale sia buona - dice Claudio Isabella, deputato biaschese del Centro -. In questo caso però c’è una regione periferica, la Riviera, che andrebbe a perdere un importante scuola in cambio di un possibile centro di competenza, senza garanzie».

Senza dimenticare che oltre alle mura, ci sono le persone. «Penso al personale della scuola di sartoria, che dovrà verosimilmente spostarsi a Chiasso - prosegue Isabella -. Cosa diciamo ai docenti che hanno acquistato casa a Biasca per essere vicini al lavoro e ora si trovano la loro sede a 70 km da casa?».

In base alle ipotesi attuali la nuova sede potrebbe essere disponibile per settembre 2028 o settembre 2029

Alle perplessità dei cittadini e delle autorità delle Tre Valli risponde Raffaele Regazzoni, capo della Sezione della formazione industriale, agraria, artigianale e artistica della Divisione della formazione professionale del DECS.

Signor Regazzoni, quando è prevista la chiusura delle scuole di sartoria di Biasca e Lugano?
«Il trasferimento delle scuole di sartoria di Biasca e Lugano nel nuovo Centro professionale tecnico del settore tessile a Chiasso dipenderà dalle tempistiche della decisione del Gran Consiglio e dai successivi tempi di costruzione della nuova opera che prevede, oltre alla realizzazione del Centro professionale, anche quella di un posteggio interrato Park and Rail. In base alle ipotesi attuali la nuova sede potrebbe essere disponibile per settembre 2028 o settembre 2029».

Perché si vuole spostare tutto a Chiasso?
«Il nuovo Centro professionale a Chiasso, nelle intenzioni del Consiglio di Stato, permetterà di riunire sotto un unico tetto tutti gli allievi e le allieve che si stanno formando nel settore dell’abbigliamento, in una struttura moderna, con spazi adeguati e modulari, in un luogo facilmente accessibile con i mezzi pubblici. Lo spostamento a Chiasso delle Scuole d’arti e mestieri della sartoria (SAMS), attualmente a Biasca e a Lugano, e della Scuola specializzata superiore di abbigliamento e design della moda (STA), ora a Lugano, fa parte di un processo di riorganizzazione dei Centri professionali che prevede di riunire le filiere formative in poli di settore nei quali creare le migliori condizioni per i e le giovani e sinergie con il territorio».

C’è stata una discussione con le autorità comunali e se sì, di che tipo?
«Il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) ha previsto di incontrare i sindaci delle Tre Valli e dell’ente Ente Regionale per lo sviluppo Bellinzonese e Valli non appena il Gran Consiglio si sarà espresso sul messaggio del Governo. Con il trasferimento della scuola di sartoria vi sarebbe infatti l’opportunità di riunire in Riviera tutte le professioni legate al mondo dell’automobile, ora ubicate tra Biasca, Bellinzona e Giubiasco».

Quanti sono oggi gli studenti delle due scuole di sartoria? Qual è stata l’evoluzione negli ultimi anni?
«Negli ultimi dieci anni le due Scuole d’arti e mestieri della sartoria hanno conosciuto una flessione d’iscritti pari circa al 10%, ma suscitano ancora l’interesse di numerosi ragazzi e ragazze, diversi dei quali proseguono poi gli studi. Complessivamente in Ticino abbiamo infatti circa 220 persone in formazione nel settore del tessile, equamente suddivise tra Biasca e Viganello. Si tratta di numeri che giustificano il mantenimento dell’offerta formativa, di un’offerta concentrata tuttavia in un’unica sede, favorendo così scambi e sinergie».

A studenti e docenti verrà proposto il trasferimento a Chiasso?
«Il progetto ha dei tempi di realizzazione sufficientemente lunghi per permettere un’adeguata informazione e il coinvolgimento di tutti gli attori e le attrici del mondo della scuola e dei Comuni, al fine di approfondire le diverse esigenze. Ho recentemente incontrato il personale docente di Biasca e altri momenti sono previsti nei prossimi mesi».

Il trasferimento a Chiasso non è un potenziamento, ma un mantenimento dell’offerta formativa nel settore, con spazi adeguati e funzionali

Oggi quanti diplomati delle scuole di sartoria lavorano poi effettivamente nel settore della moda?
«Non disponiamo di un dato quantitativo preciso, ma possiamo confermare che le professioni legate alla sartoria e alla moda sono ricercate sia dai e dalle giovani che dalle aziende. Le aziende del settore dell’abbigliamento - attive a livello locale, nazionale e internazionale - offrono opportunità lavorative per una varietà di ruoli, che vanno dalla produzione di abbigliamento su misura alla creazione di prototipi e campioni. Inoltre, con la crescente popolarità dell’abbigliamento su misura e personalizzato, si aprono possibilità di lavoro con marchi di moda di lusso, boutique specializzate e anche per avviare i propri negozi. Nel settore della moda non va dimenticata tra l’altro l’importanza crescente assunta dall’economia circolare, ambito nel quale il Ticino potrebbe avere un ruolo di pioniere».

Ma se il numero di studenti è in calo, perché si vuole potenziare la formazione in questo settore?
«Il trasferimento a Chiasso non è un potenziamento, ma un mantenimento dell’offerta formativa nel settore, con spazi adeguati e funzionali. La sartoria è un mestiere artigianale che permette di coltivare abilità manuali e creatività: presenta a tutt’oggi un’attrattività per i e le giovani, anche per le possibilità di successiva specializzazione, sia in Svizzera che all’estero. Inoltre, con l’aumento dell’interesse per la moda sostenibile e personalizzata, la sartoria attrae sempre più giovani che desiderano contribuire a un settore più consapevole e responsabile. Va detto che gli attuali spazi implicherebbero comunque, per vari motivi, a breve-medio termine investimenti logistici importanti, per i quali non vi sarebbe la massa critica mantenendo le scuole separate».

A Chiasso verranno offerte nuove formazioni, oltre a quelle già presenti a Biasca e Lugano?
«Nel nuovo Polo della sartoria e della moda confluirebbero le professioni attualmente offerte dalle due SAMS e dalla STA. Tenuto conto che per la realizzazione del nuovo edificio saranno necessari quattro o cinque anni, saranno prese in considerazione eventuali nuove necessità formative».

La nuova scuola di Chiasso si rivolgerà solo agli studenti ticinesi o l’idea è di allargare il raggio alla vicina Italia?
«Le condizioni di accesso ai percorsi formativi non cambierebbero. La scelta di Chiasso è legata ad un’opportunità logistica che concilia diversi aspetti: spazi adeguati, vicinanza con la stazione e disponibilità del Comune. A partire dagli anni Novanta l’organizzazione delle scuole professionali ha conosciuto un’importante evoluzione, che ha portato all’attuale presenza nel cantone di 20 Centri professionali tecnici, sanitari e commerciali, che riuniscono sotto uno stesso tetto tutte le professioni inerenti singoli settori. Tale centralizzazione porta a maggiori qualità, efficienza e visibilità della formazione professionale, a beneficio sia di allieve e allievi, studenti e studentesse, che del personale docente e delle imprese del settore. Restano attualmente alcune eccezioni, Il nuovo Centro professionale tecnico del settore tessile a Chiasso rappresenterebbe un passo in più in questa direzione».

Al Centro professionale tecnico di Biasca è previsto l’arrivo di nuovi percorsi formativi, in sostituzione della scuola di sartoria?
«Sì, anche se non è ancora stata fatta una scelta. Il trasferimento della scuola di sartoria potrebbe permettere, ad esempio, di riunire a Biasca le professioni legate al mondo dell’automobile, ora ubicate tra Biasca, Bellinzona e Giubiasco. Approfondimenti sono in corso».

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