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Nadir Maguet sempre più in alto

Il «mago», così è soprannominato, non ha mezze stagioni, dalle corse in montagna allo scialpinismo
Marco Ortelli
21.08.2022 13:02

«Un posto selvaggio, stupendo, come piace a me, una gara che mi ha fatto scoprire un angolo del Ticino di cui non conoscevo l’esistenza. Il percorso è molto tecnico, il più tecnico tra quelli in cui ho gareggiato finora». Nadir Maguet, 28 anni, soprannominato «mago», così si esprime a proposito della Great Waterfall Skyrace-Bavona, da lui disputata e vinta con un tempo record sabato 13 agosto. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente a Torgnon, un paesino di montagna della Valle d’Aosta, suo luogo d’origine.

Iniziamo dal soprannome, lei negli anni è diventato proprio un mago delle corse in montagna e dello scialpinismo, competizioni nelle quali ha raggiunto un livello mondiale. 
«Quand’ero ragazzo, partendo dal cognome Maguet, il mio allenatore ha cominciato a chiamarmi "maghetto", diventato poi "mago" quando sono invecchiato (sorride)».

Dalla Valle d’Aosta, all’Alta Vallemaggia

Per gareggiare, come mai?
«Un amico mio e di Aaron Rezzonico ha funto da punto d’incontro. Sono quindi entrato in contatto con gli organizzatori della corsa, un gruppetto di persone davvero appassionate di questo sport. Ho quindi deciso di partecipare a questa gara unica nel suo genere».

Non solo a partecipare, ma anche a vincerla stabilendo pure il record del percorso, migliorando di 2 minuti e 40 secondi il tempo del vincitore dello scorso anno, il marocchino Elhousine Elazzaoui.
«Una grande soddisfazione, considerando che Elazzaoui è tra i migliori al mondo. Un buon risultato rinforza la consapevolezza e attesta che sei in forma».

Forma che sembra a buon punto, anche perché sabato prossimo, 27 agosto andrà in scena l’evento di punta per tutti gli skyrunner, il Trofeo Kima in Val di Mello, nella provincia di Sondrio.
«Cinquantadue chilometri su un percorso molto tecnico, tra pietraie e lungo sentieri di montagna, che ha molte analogie con quello della Val Bavona».

Se Nadir Mago Maguet ha gambe e pensieri sportivi focalizzati verso l’alto, la sua passione per la corsa in montagna ha origine in una stagione diversa. Padre maestro istruttore di fondo, a due anni il piccolo Nadir inizia a sciare con gli sci stretti, pratica poi altri sport a livello agonistico fino a scoprire, a 16 anni, che la sua dimensione è lo sci alpinismo.

E la passione per la corsa in montagna?
«È sbocciata di pari passo con lo sci alpinismo, che in estate prevede la preparazione a secco. Inizialmente ho praticato solo i vertical per passare progressivamente alle skyrace da 20-25 chilometri. Solo negli ultimi anni sono arrivato alle distanze della maratona, 42 chilometri e oltre»

Caratura internazionale

Dalla neve al ghiaccio, dalle rocce alla terra battuta, non c’è montagna che non si trasformi in un podio. Ai Mondiali di scialpinismo del 2021 ad esempio, Maguet, alpino del Centro Sportivo Esercito, con la nazionale italiana conquista l’oro nella staffetta e due bronzi nello sprint e nella lunga distanza a coppie.

Le sue stagioni, invece come si snodano?
«Seguo il circuito di Coppa del mondo a cui si aggiunge la Grande Course, sei gare spettacolari che si svolgono sull’arco alpino e dei Pirenei».

Nello specifico delle competizioni di Coppa del mondo, il fuoriclasse altoatesino racconta che le specialità sono tre.
«Sprint, vertical race e l’individuale. La prima, dura tre minuti e mezzo al massimo ed è una competizione molto esplosiva, dove i cambi d’assetto – mettere e togliere sci e pelli di foca – sono fondamentali; le corse vertical si disputano prevalentemente in pista con dislivelli che vanno dai 500 ai 700 metri. L’individuale, è una gara molto tecnica, caratterizzate da salite, discese, tratti a piedi e creste e racchiude un po’ l’essenza dello sci alpinismo».

A proposito di essenza, Nadir Maguet considera la pratica di queste discipline sportive come un «toccasana, diciamo pure una medicina. Da un lato perché fanno vivere la montagna a 360 gradi per 365 giorni all’anno in modo non troppo vincolato da impianti di risalita, circuiti e palazzetti. Dall’altro, se al termine della gara sei fisicamente provato, nello stesso tempo lo sforzo compiuto ti fa sentire realizzato e anche un po’ più leggero».

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