Territorio

Nel paese che va a pezzi

Viaggio a Cerentino, dove un'antica frana ha scavato crepe nell'animo della gente (e nelle case)
© CdT/Chiara Zocchetti
Davide Illarietti
07.05.2023 06:00

Gli abitanti di Cerentino sono un po’ ruvidi sulle prime, come da stereotipo montanaro. Ma alla parola «frana» si aprono subito: mostrano i buchi nei campi, le fenditure sulla strada e fin dentro le abitazioni. «Venite, guardate». Chi ha una crepa in cantina, chi in camera da letto. Chi i gradini delle scale spaccati a metà. O il giardino che si stacca lentamente dalla casa.

Il paesino della Valle Rovana sorge su una delle più grandi frane in movimento del Ticino (vedi articolo affianco). Una massa di 80 milioni di metri cubi che scivolano a valle, di lato - sette centimetri all’anno - e hanno incrinato nel tempo anche il carattere degli abitanti. «Ormai siamo rassegnati» spiega Margherita Beroggi, 83 anni, ristoratrice. «È venuta qui tanta gente a rassicurarci ma il problema non si è mai risolto».

Un giro sopra la frana

All’osteria sulla cantonale - 45 minuti da Locarno - in un attimo viene organizzato un tour tra le magagne del paese, un po’ per protesta un po’ per orgoglio. Marco Frigomosca, pastore 70enne, fa da guida nei campi intorno al nucleo dove «ogni anno si apre una qualche buca» e passare con il trattore diventa sempre più difficile. «Questa è nuova, ha pochi mesi» dice indicando una crepa nell’asfalto, proprio sotto un guardrail. Subito sotto si sprofonda in un piccolo cratere di erba.

Marco Frigomosca mostra una voragine nel suo campo. © CdT/Chiara Zocchetti
Marco Frigomosca mostra una voragine nel suo campo. © CdT/Chiara Zocchetti

«Ogni anno riempio di terra i nuovi buchi che si creano» aggiunge Eros Beroggi, anche lui pastore nonché autista dell’autopostale (passa da Cerentino sei volte al giorno). «Anche le condizioni della strada sono precarie, periodicamente il manto cede e viene rialzato dagli operai cantonali» spiega.

Rapporti incrinati

Le fratture non sono solo nella roccia, ma anche tra abitanti e istituzioni. Frigomosca è in lite da tre anni con Cantone e Comune per il dissesto dei suoi campi. Vorrebbe stendere un cumulo di terra sulle buche, ma non gli danno il permesso. «È una questione cantonale e federale che non si risolve mettendoci una pezza» spiega al telefono il sindaco Samuel Leoni. «Tutte storie» risponde il pastore. «È un modo per lavarsene le mani».

In realtà nel 2022 il Gran Consiglio ha approvato il finanziamento di una serie di progetti per opere di premunizione e contenimento dei pericoli naturali (con un credito di 9 milioni di franchi) tra cui anche la realizzazione di una galleria sotterranea che, attraversando Cerentino, svuoterebbe la frana dell’acqua piovana togliendole forza. Negli anni ‘90 un progetto simile è già stato realizzato a Campo, e i cerentinesi ammettono che «funziona benissimo». L’erba del vicino è sempre più verde? «Sicuramente da loro il problema è risolto. Qui siamo ancora in fase di progettazione e parliamo di lavori da diversi milioni di franchi» spiega il sindaco. «Ci vuole pazienza».

A 40 anni dal crollo

Margherita Beroggi era ancora una bambina quando, ricorda, arrivarono dei ricercatori da Zurigo a dipingere i massi vicino al fiume, per controllarne i movimenti. Da allora studi e ricerche non si contano, attorno al paese sono state posizionate sei stazioni di monitoraggio permanenti. «Ma la frana continua a muoversi e non è cambiato niente».

Una crepa nella cantina di Ben Juchli. © CdT/Chiara Zocchetti)
Una crepa nella cantina di Ben Juchli. © CdT/Chiara Zocchetti)

Nel maggio del 1983 in realtà qualcosa è cambiato. Un forte temporale, la strada cantonale cede: Cerentino resta isolata per tre mesi. «Toccava venire a piedi per il sentiero, portavamo il cibo con la teleferica» ricorda Pier Emilia Berguglia, maestra elementare in pensione. La sua casa un tempo era l’alimentari del paese. La scala di sasso che conduce alle camere avrà duecento anni, ma negli ultimi venti ha iniziato ad aprirsi: il taglio ora è lungo due metri. «Prima si è spaccato un gradino, poi due, poi tre e così via» spiega la 72enne con tranquillità.

«Una lotta impossibile»

L’abitudine alle sorprese è un’altra conseguenza della lunga convivenza con la frana. Corrado Frich, municipale nonché operaio patriziale, mostra le crepe sulla facciata della Casa Comunale e anche sotto, in cantina, illuminandole con la torcia del telefono. «Ogni anno ne spuntano di nuove - spiega - ho rinunciato a sistemare tutto, è una lotta impossibile». Come tanti compaesani, rimanda i lavori nell’attesa di una ristrutturazione «completa e integrale» che non si sa quando arriverà.

Tutto ciò - va detto- conferisce a Cerentino il fascino della precarietà, nascosto in dettagli che non saltano subito all’occhio. Ma gli abitanti ne farebbero volentieri a meno. Ben Juchli, 66enne lucernese, ha acquistato otto anni fa la villa più bella del paese, Casa Casserini, per farne appartamenti di vacanza. Sui soffitti le crepe corrono assieme alle decorazioni floreali ottocentesche. «Ho dovuto spendere un sacco di soldi per riattaccare alla casa la parete ovest, che si era praticamente staccata dal resto». Adesso anche il giardino avrebbe bisogno di riparazioni molto costose. Juchli aspetterà. Attraverso una enorme crepa nel muro di cinta riesce a vedere le montagne innevate in lontananza. È comunque uno spettacolo.

La facciata della Casa Comunale. © CdT/Chiara Zocchetti
La facciata della Casa Comunale. © CdT/Chiara Zocchetti
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