Nella casa della «drag queen» a Tegna

Zohra è nata a Locarno due anni fa, in un bar in piazza Grande. «Mi avevano affidato l’organizzazione di una serata e all’ultimo momento ci fu un problema con l’artista, una drag queen italiana» ricorda Mahdi El Ghomri. «Non poteva venire. Non c’era tempo per trovarne un’altra. Allora mi dissi: va bene. Lo faccio io».
Il 32.enne di origini marocchine contattò una truccatrice, recuperò abito e parrucca e, quando tutto fu pronto, si pose il problema di come chiamarsi. La scelta di Zohra è un omaggio a sua nonna, che non ha mai saputo che il nipote ha intrapreso una carriera da drag queen. «È stata una grande donna - la ricorda Mahdi con affetto - ma non avrei mai potuto spiegarle una cosa simile».

El Ghomri-Zohra è l’unica drag queen residente in Ticino, a quanto risulta, e ha una storia particolare alle spalle: l’omosessualità è sempre stata un tabù nella sua famiglia, immigrata da Casablanca a Bologna prima che lui nascesse. Mahdi ricorda il suo coming-out da adolescente - «ho sempre saputo di essere gay» - come un «dramma» familiare. Ma poi sono cambiate tante cose, abito da donna a parte.
Un paesino di artisti
Nella sua casa di Tegna ora Mahdi-Zohra accoglie i visitatori con un bicchiere o più bicchieri di vino e aperitivi caserecci, tra quadri e istallazioni d’arte che fanno da sfondo alle sue performance creative. Può sembrare assurdo che un performer cresciuto artisticamente tra Bologna, Casablanca, Berlino e Bogotà abbia trovato in un paesino delle Centovalli il suo spazio di libertà espressiva. Ma Mahdi ci si trova benissimo.
«In realtà qui ho trovato una mentalità molto aperta e una grande curiosità da parte della gente» racconta mentre si prepara per l’appuntamento di questa sera, un laboratorio letterario-musicale organizzato assieme al suo compagno Luca Manzo, che vive con lui. «In realtà le Terre di Pedemonte hanno una lunga tradizione artistica, e da sempre accolgono personaggi straordinari che ne hanno fatto il proprio rifugio creativo. Questo ha lasciato una traccia nella cultura del posto».
L’abitazione di Mahdi, un rustico a forma di corte nel centro storico di Tegna che ha ribattezzato «Casa Nabou», non è lontana dalla casa del celebre curatore d’arte Harald Szeeman (1933-2005), uno dei pionieri della land art (a cui anche El Ghomri si rifa da sempre, è scultore di formazione). La vicina Intragna è patria adottiva della famiglia Bissegger e della street artist Mona Caron.L’artista visiva Ingeborg Lüscher (vedova di Szeeman) è un’altra vicina di casa e ormai anche un’amica. Senza contare quel polo creativo che è la Scuola Dimitri di Verscio, di cui El Ghomri è stato scambiato per studente all’inizio, dalla popolazione locale.
In realtà non lo è mai stato, ma è divertito dall’equivoco. Da qualche tempo in effetti - spiega - si sta avvicinando sempre di più al mondo del teatro e delle arti performative. Non solo per la sua attività di drag queen, che lo porta a spostarsi spesso e a organizzare spettacoli soprattutto in Italia, spesso in collaborazione con altre «performer» internazionali.
Fare «drag» in Ticino
È un mondo con cui El Ghomri ha avuto i primi contatti nel 2022 a Lugano, dove ha gestito un locale dedicato a spettacoli queer, forse il primo in Ticino e di sicuro l’ultimo. Si chiamava Madalena ed è durato appena un anno. «Ma la chiusura non è dipesa da aspetti legati alla gestione, la risposta del pubblico anzi è stata ottima» assicura El Ghomri. La prova del fatto che «alle nostre latitudini in realtà c’è apertura e interesse verso questo mondo» sta nel fatto che Mahdi-Zohra continua a organizzare spettacoli a Lugano, nel bar El Cid, dove ora si esibisce anche di personai tempi del Madalena non si era ancora «scoperta» come drag).
Nei piccoli spazi della casa di Tegna, invece, finora Mahdi non si è ancora esibito come Zohra. Non esclude di farlo in futuro - mai dire mai - e gli ostacoli sono più di tipo logistico che altro: qui ci sono trucchi, vestiti e parrucche, c’è spazio per provare i numeri di burlesque da portare poi sul palco, ma la dimensione domestica si presta a incontri più raccolti.
Una casa aperta
In una stanza della casa che dà sulla corte interna è posizionato un pianoforte, le sedie intorno possono ospitare fino a un massimo di sedici persone. L’atmosfera è informale e rilassata. Questa sera è previsto uno spettacolo di teatro-musica autoprodotto: Mahdi leggerà un testo di Petrarca (l’Ascesa al monte Ventoso) mentre Luca, che è diplomato al Conservatorio di Lugano, lo accompagnerà suonando il pianoforte «preparato» - una tecnica contemporanea che prevede l’inserimento di oggetti tra le corde del piano. Gli appuntamenti - il programma è sulla pagina Instagram di Casa Nabou - hanno una cadenza settimanale e sono a offerta libera. «Ho sempre creduto nell’arte democratica, che deve parlare a tutta la collettività e non a circoli intellettuali ristretti» ragiona Mahdi mentre sistema i costumi di Zohra su un manichino in salotto. «Dopotutto è proprio questo il motivo per cui ho voluto aprire casa mia in un posto come Tegna».