L'Intervista

Nicoletta Noi Togni: «A volte sembra che ci sia un muro tra Grigioni e Ticino»

«Ora ho 82 anni, lascio il Legislativo e continuo gli studi all’università»
Andrea Stern
Andrea Stern
08.05.2022 10:00

Per la prima volta da decenni, Nicoletta Noi-Togni assisterà il prossimo 15 maggio alle elezioni grigionesi come spettatrice e non come protagonista. «Il Gran Consiglio è stato un grande amore» dice colei che vi ha seduto per quasi trent’anni. Ora, all’età di 82 anni, Noi-Togni si concentrerà sugli studi universitari («entro fine semestre consegno la tesi») e sul suo impegno come sindaco a San Vittore («vorrebbero farmi fuori, ma non darò loro questa soddisfazione»).

Signora Noi-Togni, in Ticino non ci siamo quasi neanche accorti che voi grigionesi state per rinnovare Governo e Gran Consiglio.«È vero, siamo vicini, eppure a volte sembra che ci sia un muro tra i due cantoni».

Perché questo distacco?«Beh, sicuramente voi organi di informazione non contribuite a creare interesse sulle vicende grigionesi. Tv e radio dedicano pochi minuti alla nostra politica, i giornali nulla».

Quindi siamo noi ticinesi ad aver costruito il muro?«È una situazione più complessa. In particolare per noi mesolcinesi. Spesso ci sentiamo snobbati da Coira ma alla fine ci piace far parte dei Grigioni. È diffusa la percezione che ciò che viene dal mondo germanofono sia più serio di ciò che arriva dal mondo italofono».

Però lei dice che Coira snobba voi italofoni.«Proprio così! Io ho dovuto lottare decenni affinché si arrivasse a una traduzione in simultanea delle sedute di Gran Consiglio. E ancora oggi tutti i messaggi del Consiglio di Stato sono solo in tedesco. Ne ho adesso in mano uno sulla riforma della giustizia, sono 100 pagine intense, scritte in un tedesco piuttosto tecnico. Per me non è un problema passare da una lingua all’altra. Però mi sembra una mancanza di considerazione per le minoranze».

Sì, ho pensato tante volte che sarebbe stato meglio far parte del Ticino. Per quanto mi riguarda, lo si potrebbe fare anche domani

Ha mai pensato di chiedere la secessione della Mesolcina e passare al Ticino?«Sì, ho pensato tante volte che sarebbe stato meglio far parte del Ticino. Per quanto mi riguarda, lo si potrebbe fare anche domani. Ma non penso che i miei conterranei accetterebbero. Restano comunque legati ai Grigioni».

Lei ha iniziato la sua carriera politica nel PS. Ma poi è andata avanti come indipendente. Perché?«Ho fatto una prima legislatura con il PS, tra il 1987 a il 1991, quando vivevo a Coira. Non fui rieletta per giochi di partito, perché altri volevano il mio seggio. Ci rimasi molto male e lasciai il partito. Nel 1997 mi sono candidata inMesolcina come indipendente e sono sempre rimasta indipendente, per coerenza e per rispetto nei confronti dei miei elettori».

Che rapporti ha oggi con il PS?«Buoni. Mi hanno chiesto più volte di tornare a far parte del loro gruppo parlamentare. Ci sono stati contatti anche con il PPD. Ma io ho preferito restare indipendente. In buoni rapporti con tutti, ma indipendente».

Qual è il suo pronostico per l’elezione del Consiglio di Stato del 15 maggio?«È un’elezione molto aperta, è difficile fare pronostici. Immagino che i tre uscenti - Marcus Caduff (Centro), Peter Peyer (PS) e Jon Domenic Parolini (Centro) - dovrebbero riuscire a essere rieletti. Poi spero vivamente che entri l’unica candidata donna, Carmelia Maissen (Centro), perché è scandaloso che non ci siano donne in governo. Mentre il quinto seggio potrebbe andare all’UDC Roman Hug».

I liberali si sono presi dei rischi con la candidatura di Martin Bühler, un uomo che non ha mai fatto politica

Ai liberali niente?«I liberali si sono presi dei rischi con la candidatura di Martin Bühler, un uomo che non ha mai fatto politica. Potrebbero perdere il loro seggio in governo. Se invece dovessero riuscire a mantenerlo, immagino che sarebbe a scapito diParolini o di Hug».

In Gran Consiglio cosa potrebbe cambiare?«Qui è ancora più difficile fare previsioni, perché per la prima volta l’elezione si svolgerà con il sistema proporzionale».

L’onda verde arriverà anche nei Grigioni?«Qui l’onda verde non la sentiamo. La sentono forse solo a Coira. Io immagino una crescita dei Verdi liberali, che oggi hanno solo tre deputati. I Verdi invece si presentano con il PS. Un’alleanza che è una scommessa. Vedremo se e chi ne beneficerà».

Per la prima volta lei non può votare per se stessa. Per chi voterà?«Per tutte le donne, che sono ancora nettamente minoritarie».

Resto sindaco di San Vittore, anche se ne combinano di tutti i colori per cercare di farmi fuori

Lei lascia il Gran Consiglio ma resta sindaco di San Vittore.«Esatto, anche se ne combinano di tutti i colori per cercare di farmi fuori. Ma io non darò loro questa soddisfazione».

Chi cerca di farla fuori?«A farmi la guerra sono gli ex sindaci ed ex municipali. C’è un’aggressività incredibile.Pensi che una volta in aula uno di loro mi ha detto: “Sindaco, lasci pure solo il suo rossetto sulla sedia”...».

Perché le fanno la guerra?«Non mi hanno mai perdonato di essere riuscita, con una buona mossa assembleare, a far bloccare il raddoppio della zona industriale sull’area dell’ex campo di aviazione».

Di quella zona industriale mezza deserta?«Sì, abbiamo tanti capannoni vuoti a San Vittore. La gente non vuole che se ne costruiscano altri. Non per niente in assemblea il raddoppio è stato bocciato a nettissima maggioranza».

L'ex campo di aviazione? Intanto l'area non è nostra ma di Armasuisse. Ci farei qualcosa che porti un valore aggiunto

Lei cosa farebbe sull’area dell’ex campo di aviazione?«Intanto l’area non è nostra ma di Armasuisse. È affittata ai contadini. Io ci farei qualcosa che porti un valore aggiunto, un’istituto di alta tecnologia o una succursale dell’USI come è stata fatta ad Airolo. Non dei capannoni».

Parlando di USI, come vanno i suoi studi?«Sto facendo un master in filosofia con tesi su Jeanne Hersch. Il lavoro in Comune mi prende tanto tempo, ma penso che entro la fine del semestre dovrei riuscire a consegnare la tesi».

Lei ha 82 anni. Come si sente all’università?«Benissimo, mi piace studiare, mi piace la filosofia, mi piace avere degli scambi con gli altri studenti».

La trattano come mamma o nonna?«No, no, sono una studentessa come gli altri».

La filosofa ginevrina attirò la mia attenzione nel 1980, quando ci furono le rivolte giovanili a Zurigo

Perché ha scelto di fare una tesi su Jeanne Hersch?«La filosofa ginevrina attirò la mia attenzione nel 1980, quando ci furono le rivolte giovanili a Zurigo. Lei salì in cattedra per denunciare l’educazione antiautoriaria che aveva portato a quei disordini. Io sul momento mi arrabbiai con lei. Non ero affatto d’accordo. Ma poi leggendo le sue tesi mi resi conto che aveva ragione. E iniziai ad interessarmi a questa pensatrice, a leggere tutto ciò che aveva scritto».

Come giudica la separazione tra l’USI e il suo rettore, il grigionese Boas Erez?«È un allontanamento che mi ha fatto molto arrabbiare. Che brutta cosa. E non c’entra il fatto che sia grigionese.Boas Erez è una grande figura. È vero che è un po’ anticonformista, ma io trovo che sia un aspetto positivo. Ci vogliono persone che sappiano uscire dagli schemi. Altrimenti cosa vogliamo insegnare ai giovani?».