Nik Gugger, l'uomo che vuole impedire l'accesso alla pornografia
Nik Gugger è nato a Udupi, nello Stato indiano del Karnataka. Subito dopo il parto sua madre l’ha abbandonato in ospedale e se n’è andata. Due settimane dopo il neonato è stato accolto da una coppia di zurighesi che lavoravano in India come ingegnere, rispettivamente infermiera. Ora, 52 anni dopo, Nik Gugger è un affermato imprenditore nonché il primo consigliere nazionale elvetico di origini indiane. «È stata una sfida - dice -, io amo le sfide».
Signor Gugger, che rapporto ha oggi con l’India?
«Ci sono stato proprio settimana scorsa. Ho tenuto un discorso in un’università e ho incontrato il ministro della Scienza e della Tecnologia, Jitendra Singh».
Di cosa avete parlato con il ministro?
«Come presidente del Gruppo parlamentare Svizzera-India cerco di favorire la collaborazione tra i due Paesi. In questo momento ci sono grosse potenzialità di sviluppo a livello di ricerca, soprattutto dopo l’esclusione della Svizzera dal programma Horizon. E poi mi batto per un accordo di libero scambio».
Lei ha parenti in India?
«No, non ho mai conosciuto mia mamma naturale né altri familiari. Ma ho molti amici. Alcuni conosciuti attraverso i miei genitori adottivi, altri in seguito».
Com’è stato crescere in Svizzera per un bambino indiano?
«Quando sono arrivato qui, nel 1974, la S vizzera era un altro Paese. Non era ancora così facile per chi, come me, aveva un colore della pelle diverso. È stata una sfida, sento di aver dovuto sempre dimostrare qualcosa in più rispetto ai miei coetanei».
Ha subito episodi di razzismo?
«Alcune volte sì».
Oggi ancora si sente vittima di razzismo?
«No, oggi mi sento pienamente parte della società. Sono uno svizzero a tutti gli effetti, seppur di origini indiane. Del resto non mi piace l’idea di sentirsi vittima. Io credo che gli immigrati non vadano vittimizzati, bensì incoraggiati a impegnarsi per trovare il proprio posto nel Paese che li accoglie».
Come mai lei è entrato in politica?
«È stato un caso, anche se io credo che nulla accada per caso. Nel 1997 uno dei candidati del Partito evangelico al Consiglio comunale di Winterthur rimase ucciso nell’attentato di Luxor. Allora il partito scoprì che io abitavo a Winterthur e mi chiese se fossi disposto a entrare in lista. Io accettai senza troppa convinzione. Ma presi parecchi voti. Così iniziai il cammino che mi ha portato fino in Consiglio nazionale».


Perché chiesero proprio a lei?
«Mio padre, dopo essere tornato dall’India, è stato deputato al Gran Consiglio bernese. Io all’inizio ero solo il figlio di Fritz Gugger. Hanno chiesto a me perché conoscevano mio padre. Ma credo di essere riuscito in seguito a farmi apprezzare anche per le mie qualità».
Uno studio di CH Media l’ha definita il «Brückenbauer», il costruttore di ponti, del Consiglio nazionale. Qual è il suo segreto per mettere d’accordo sinistra e destra?
«Non c’è un segreto, sono semplicemente una persona molto aperta che ama dialogare con tutti. Non ho preclusioni nei confronti di nessuno. E poi, appartenendo a un piccolo partito, devo per forza stringere alleanze se voglio portare avanti una mia proposta, come quella di impedire l’accesso alla pornografia su Internet ai minori di 16 anni».
La sua mozione sulla pornografia è stata sostenuta da parlamentari di tutti i partiti.
«Esatto, l’hanno firmata 22 consiglieri nazionali, da Balthasar Glättli (Verdi) ad Albert Rösti (UDC), da Franziska Roth (PS) ad Anna Giacometti (PLR)».
Ecco, con un’alleanza così ampia, perché i minori continuano a poter accedere così facilmente alla pornografia?
«Io penso che arriveremo a una soluzione. Per ora è già stato un grande lavoro convincere i colleghi che non si tratta di oscurare siti Internet o censurare qualcosa, ma semplicemente di introdurre degli accorgimenti tecnici a protezione della nostra gioventù. La votazione in Consiglio nazionale era prevista in marzo ma è stata spostata a giugno.Vedremo».
Il Consiglio federale è contrario.
«Spero che il Consiglio federale si renda conto di avere assunto una posizione problematica».


Ma perché lei vuole impedire l’accesso alla pornografia?
«Lavoro da anni con psichiatri ed educatori sociali.Tutti sono concordi sugli effetti nocivi della pornografia sul benessere psichico e sullo sviluppo sessuale degli adolescenti».
Non è normale che i giovani siano interessati al sesso?
«Certo. È importante che ci sia un’educazione sessuale a scuola e nelle famiglie. La pornografia su Internet, invece, conduce a una visione distorta della sessualità e porta a un aumento delle violenze».
Lei si è battuto anche contro il tabacco. Vuole vietare tutti i vizi?
«Non mi batto contro il tabacco, bensì contro la pubblicità per il tabacco. Io non chiedo divieti, chiedo di proteggere la gioventù. Un adulto è libero di fare le sue scelte ma gli adolescenti sono più vulnerabili e noi dobbiamo proteggerli. È nell’interesse della società, come lottare contro le microplastiche o i pesticidi, altri temi che mi stanno molto a cuore».
Lei si definisce «imprenditore sociale». Cosa significa?
«Io porto avanti diversi progetti commerciali. Sempre con un’occhio al sociale. E cerco di rendermi utile ovunque sia possibile».
Per esempio?
«Durante la pandemia ho lanciato una campagna per inviare inIndia apparecchi per la respirazione artificiale. Adesso sto cercando di aiutare gli orfani ucraini nei campi profughi della Moldavia, un Paese nel quale produco vino».
Produce vino?
«Sì, produco vino in Moldavia. Grazie ai contatti acquisiti con l’attività vinicola, oggi posso aiutare sul posto i bambini che fuggono dalla guerra».
Cosa la spinge ad adoperarsi su così tanti fronti?
«Da una parte c’è il mio spirito evangelico che mi porta a cercare di ascoltare, capire e aiutare le persone. Dall’altra parte c’è il fatto che sono cresciuto a cavallo tra due culture. Mi viene naturale cercare di costruire ponti per avvicinare le persone».