Non è Imola
Sfrecciava a 185 km/h sull’autostrada all’altezza dell’area di servizio Lario Est, prima di Como. Forse convinto, chissà, di ricevere al massimo una multa. Perché targato Ticino. E invece... non soltanto la polizia italiana lo ha beccato e gli ha vietato di guidare, ma anche la polizia ticinese gli ha ritirato la patente. Tutto normale? Sì. Perché «è dal 2008 che per infrazioni di una certa gravità commesse all’estero - spiega Aldo Barboni, aggiunto e sostituto capo della Sezione della circolazione - esiste una reciprocità amministrativa, tanto che copia delle misure adottate dalla nostra autorità nei confronti di persone domiciliate in Italia vengono trasmesse alla competente autorità italiana».
Farla franca per i Schumacher nostrani, che amano schiacciare il pedale in Italia, come è successo all’automobilista beccato all’altezza dell’area di servizio Lario Est a inizio aprile, non è insomma più così semplice. Anche perché in Svizzera la patente può saltare anche nel caso in cui «un’infrazione commessa all’estero è medio grave o grave secondo gli articoli 16b e 16c Legge sulla circolazione stradale», annota Barboni.
Le norme insomma parlano chiaro. Anche se magari non tutti ne sono a conoscenza. Perché non è sempre stato così. Anche se già «prima del 2008 le autorità cantonali e federali avevano visto la necessità di potere procedere con l’adozione di misure ammnistrative anche per infrazioni di una certa gravità commesse all’estero», precisa Barboni.
Competenza territoriale
Il 2008 come anno spartiacque, dunque. Almeno per quanto riguarda il ritiro della patente. Perché la reciprocità non si estende a tutte le infrazioni di circolazione stradale che avvengono tra Italia e Svizzera. «La competenza penale è sostanzialmente territoriale - riprende l’aggiunto e sostituto capo della Sezione della circolazione -. Ne consegue che non sono adottate misure penali aggiuntive, come multe o misure penali di altro tipo in Svizzera per infrazioni stradali commesse in Italia o all’estero in generale».
Altrettanto certo è che non è possibile sapere quante sono state le patenti ritirate inSvizzera dal 2008 per procedimenti analoghi inItalia. «Purtroppo - dice Barboni - non disponiamo di questo dato. Una misura di revoca adottata per un’infrazione commessa all’estero non si differenzia infatti formalmente da una misura di revoca adottata per un’infrazione commessa in Ticino od in un altro Cantone svizzero».
Senza patente per quanto?
Un quesito rimane comunque sul tavolo. Per quanto tempo l’automobilista ticinese a cui hanno vietato di circolare in Italia può restare senza patente inSvizzera? Ancora Barboni. «Per stabilire la durata della revoca della licenza devono essere adeguatamente considerate le conseguenze, per la persona interessata, del divieto di condurre pronunciato all’estero». Tradotto, la durata minima della revoca può essere anche ridotta, quindi. Ma non è tutto. «Per le persone sul cui conto non figurano provvedimenti amministrativi nel sistema d’informazione sull’ammissione alla circolazione, la durata della revoca non può eccedere la durata del divieto di condurre pronunciato all’estero nel luogo dell’infrazione». sottolinea Barboni.
Conversioni entro 12 mesi
I limiti vanno insomma rispettati. Ovunque. Anche da quegli automobilisti ticinesi che non appena passano il confine amano indugiare sul gas. Forse sentendosi al riparo da eventuali sanzioni. Che invece arrivano, eccome se arrivano. Anche nei casi meno gravi. Come una multa per un posteggio non pagato (vedi articolo in basso). Svizzera e Italia insomma collaborano. Non soltanto unendo le forze tra polizie. Come dimostrano i pattugliamenti congiunti al di qua e al di là del confine. Ma anche a livello amministrativo. Vietato sgarrare, insomma. Ma anche aspettare. Come nel caso di una conversione della licenza di condurre da estera a Svizzera. «Che vale sia per cittadini stranieri che ottengono il permesso di dimora B che per cittadini svizzeri provenienti dall’estera», annota Barboni. «La conversione deve avvenire entro 12 mesi dall’inizio della residenza in Svizzera». Altrimenti sono guai anche in questo caso.
Il racconto
Una multa per parcheggio presa a Cannobio (Italia) consegnata a domicilio dalla polizia cantonale a Lugano. A mano. La domenica sera. Alle 21.30. Può sembrare strano. Invece è capitato. È buio. Per strada non c’è nessuno. È normale. È domenica. E anche Lugano sonnecchia. Si riposa. Soprattutto la sera. Non vola una mosca. E invece il campanello di casa suona. Una, due, tre volte. Non smette. Continua a suonare. Chi può mai essere a quest’ora? Di domenica? «Polizia cantonale, può aprire, per favore?», si sente dall’altra parte dell’apparecchio. Forse l’orecchio ha fatto qualche scherzo. Ma no, non è possibile. È proprio la polizia. Due agenti in uniforme attendono sotto al palazzo. Davanti al portone. Sono della Gendarmeria. Due ragazzi giovani. Uno di loro ha anche la bodycam, la telecamera sul petto per filmare. «Dobbiamo consegnare una multa che ha preso a Cannobio», dice il più giovane. È imbarazzato. Si vede lontano un miglio. «E la consegnate a casa la domenica sera?», chiede il multato. Che quasi si era dimenticato la contravvenzione. Perché in fondo era di pochi euro. «Sì», è la risposta. Laconica. «Abbiamo iniziato il turno, ora». Perfetto. «E se non trovavate nessuno?». «Ripassavamo o telefonavamo», rispondono in coro.
Sembra pazzesco. Eppure è tutto vero. La reciprocità oggi è anche questo. È anche ricevere la visita di due poliziotti della cantonale di domenica a casa per ritirare una multa di posteggio. Il multato è gentile. Fa salire gli agenti in casa. Li fa accomodare in cucina. «C’è un piccolo verbale da riempire. Ha una penna?», chiede il poliziotto. Che continua a non apparire a suo agio. Così il discorso si sposta. Un po’. Ma non di tanto. Perché il sanzionato insiste. «Mi sembra davvero così tutto strano», ripete. Anche se non ha problemi a riempire il verbale. Ci mette pochi minuti. In cambio riceve la multa. Un foglio volante. Pieno di informazioni. «Sicuro che non ha ricevuto una raccomandata?», chiede a un certo punto l’agente. «Può essere, ma non ho fatto in tempo a ritirarla», risponde il multato. Questa volta è lui in imbarazzo. «Ah, allora per quello, non è la prima volta, con alcuni Comuni italiani gli accordi sono questi», precisano gli agenti prima di salutare sorridenti e andarsene. Tra le strade vuote di Lugano.