Non si affitta a persone «dipendenti dallo Stato»

L’appartamento promette bene, e proprio per questo Susanna quasi non ha voglia di vederlo. Sulla soglia ha un momento di esitazione. L’agente immobiliare la sta aspettando all’interno.
«Ho paura di rimanere delusa».
Le è gia capitato altre volte. Tutto bello. Il prezzo giusto, il quartiere giusto. Poi però salta fuori che il proprietario non vuole inquilini in invalidità.
«Sono cose che feriscono. Senza contare la perdita di tempo».
Una ricerca difficile
Da circa un mese Susanna ha iniziato la sua ricerca di una nuova abitazione nel Locarnese, e di delusioni ne ha già incassate abbastanza. A 54 anni, con un'invalidità al 70 per cento (una paralisi parziale a un braccio), l’idea di traslocare non la entusiasma di per sé. Aveva messo in conto che sarebbe stato difficile: ma non di finire, per la rabbia, a rivolgersi a un giornale.
«È una sensazione che forse chi non è nella mia situazione fa fatica a capire. Ti senti escluso a prescindere, non importa chi sei, la tua storia. Non entrano in materia, e basta».
Nel quartiere Saleggi di Locarno, dove Susanna vive e vorrebbe rimanere, ha trovato ben quattro annunci in cui è precisato che non si accettano persone «finanziariamente dipendenti dal Cantone». La formula può essere più o meno esplicita, la parola «invalidità« non è citata e nemmeno «assistenza», ma il messaggio che passa è chiaro.
Richieste in aumento
Sembra assurdo ma nell’era dell’Intelligenza Artificiale dilagante, l’Ai di Susanna (Assicurazione Invalidità) è ancora un concetto misterioso, per molti, a cui si aggrappano pregiudizi d’altri tempi. Dietro ad annunci che sembrano un'allucinazione digitale, in realtà, si nascondono piccoli padroni di casa impauriti e dalle idee confuse, nel migliore dei casi. Altre volte grandi banche o fondi pensione che lavorano sui grandi numeri e vogliono minimizzare i rischi.
Seguire una persona in invalidità in una ricerca che è difficile per qualunque inquilino, soprattutto nelle aree geografiche dove il mattone è più surriscaldato, è istruttivo perché rivela i punti deboli di un mercato immobiliare che si vorrebbe più inclusivo (le normative sull’accessibilità negli spazi privati, gli investimenti dello Stato nella mobilità pubblica vanno in questa direzione) ma che poi, alla prova dei fatti, non sempre lo è.
In Ticino sono oltre 13mila le persone a beneficio dell'AI (13.159 l’anno scorso). I numeri sono in crescita: nel 2016 le nuove domande accolte erano state 1.216, per un totale di 207 milioni di rendite erogate, fanno sapere dal Cantone. Nel 2024 la cifra è arrivata a 224 milioni, le domande accolte sono state 1.936 (+60% in otto anni). Le ragioni? «Possono essere diverse. L’aumento delle malattie psichiatriche, ad esempio, e le dinamiche del mercato del lavoro non sempre favorevoli all’inserimento di persone con un problema di salute» spiega la direttrice dell’ufficio AI Monica Maestri. «L’aumento degli importi erogati è dovuto poi anche all’adeguamento al carovita, e all’introduzione di nuovi criteri di calcolo» in vigore dall’anno scorso, a seguito della riforma dell’AI.
Il Cantone paga il conto
Nel frattempo anche gli affitti sono diventati più cari. Più 3-5 per cento l’anno in Ticino, negli ultimi anni. E sono aumentati di conseguenza anche gli aiuti cantonali che «si aggiungono ai redditi del beneficiario per consentirgli di far fronte alle spese di sostentamento, comprese quelle abitative» spiega Pierluigi Zuccolotto, capo dell’Ufficio Prestazioni dell’Istituto delle Assicurazioni sociali (IAS) di Bellinzona. Nel 2020 l’assegno massimo era di 1.100 franchi al mese per una persona singola: nel 2025 è arrivato a 1.525 franchi al mese.
È una cifra adeguata. Allineata alle richieste del mercato. E sono soldi sicuri per i padroni di casa, garantiti dallo Stato. Allora perché Susanna fa fatica a trovare casa? Secondo l’Associazione degli inquilini non si tratta di un caso isolato. «Esistono purtroppo delle resistenze, soprattutto nelle zone dove la richiesta di abitazioni è maggiore» conferma la segretaria generale Celine Dellagana-Rabufetti. «È uno degli indici del fatto che il mercato sta diventando sempre più spietato».
«Non si accettano candidature di...»
Gli annunci espliciti in realtà non sono la norma. A Susanna è capitato di rispondere a un padrone di casa che non aveva espresso alcuna preferenza al riguardo: una volta avvertito della situazione della candidata, però, ha iniziato a sollevare dubbi. «Il giorno dopo ha contattato il Cantone chiedendo informazioni sul mio conto» racconta. «Lo trovo veramente incredibile».
Ma c’è chi va ancora meno per il sottile. Frugando tra le inserzioni per appartamenti in affitto nel Locarnese non è difficile imbattersi in formule più o meno crude per dire che le persone «dipendenti dal Cantone» non sono benvenute. Una breve rassegna.
Locarno, zona stazione.
Affittasi tre locali, stabile storico in zona pedonale, 70 metri quadri. Prezzo: 1.100 più 200 di spese.
Sotto l’annuncio, in maiuscolo, la postilla.
«Si accettano solo candidature di persone indipendenti economicamente e non dipendente dal Cantone o altri uffici».
Sempre a Locarno, centro storico. Mansarda appena ristrutturata in un palazzo del 1700, 60 metri quadri, un gioiellino. A due passi da piazza S.Antonio. Prezzo: 1.300 franchi spese incluse.
«Non si accettano candidature di persone dipendenti economicamente dal Cantone»
Poco lontano, in via Galli, un altro due locali e mezzo a un prezzo più alto (1.500 franchi) ma che volendo potrebbe comunque rientrare nei massimali delle prestazioni complementari, riconosciute dallo Stato. Eppure, anche qui, stessa solfa («non si accettano candidature di...», sembra una formula copia-incolla).
E non è una prerogativa di Locarno. Il ritornello risale il Ticino e si ritrova anche a Bellinzona, in via Zorzi (3.5 locali, 90 metri quadri, 1.700 franchi), riecheggia in un palazzo storico di viale Stazione (3.5 locali, 100 metri quadri, 1.700 franchi), rimbalza fino a Bellinzona nord in un bilocale in zona Gerretta («solo persone solventi e non dipendenti dal Cantone»).
Susanna scorre gli annunci sul telefonino mentre cammina verso il prossimo appuntamento. Come si sente?
«Esclusa e confusa. Le formule sono vage e generiche, fanno di tutta un’erba un fascio. Cosa significa? A chi si fa riferimento? Dopo aver letto messaggi del genere, non me la sento certo di chiamare per chiedere se, magari, per me farebbero un’eccezione».
Animali ammessi, padroni forse
Apoteosi del politicamente scorretto è l’accostamento (involontario, ridicolo) tra le formule escludenti e quelle invece inclusive - anch’esse standard - nei confronti dei «migliori amici dell’uomo». Animali ammessi, si legge negli stessi annunci, purché «di razze non pericolose».
La delicatezza non è un obbligo di legge, si dirà. Ma la legge «vieta ogni tipo di discriminazione basata sull’etnia, la religione e naturalmente anche sulle condizioni di salute» tiene a precisare Dellagana-Rabufetti, che per conto dell’Associazione Inquilini si occupa anche dell’assistenza legale in caso di contenziosi. In quest’ambito «capita purtroppo di essere contattati da inquilini o aspiranti tali, che si sono visti rifiutare una candidatura perché al beneficio dell’assistenza o dell’assicurazione invalidità» spiega la segretaria dell’ASI. «Altre volte, i padroni di casa rifiutano un subentrante per le stesse ragioni».
In questi casi l’associazione «ricorda al padrone di casa che in base alla giurisprudenza le rendite cantonali sono equiparate a un reddito» ma non sempre questo basta. «Se il proprietario non accetta l’unica soluzione è andare in Pretura, e molti a questo punto desistono».
«Dobbiamo scremare»
Anche Susanna è sul punto di desistere. «Non è forse l’effetto che questi annunci si propongono?» riflette.
Ma la tentazione di provare è forte - anche solo per curiosità - e assieme alla Domenica decide di prendere un appuntamento.
È giovedì pomeriggio e all’esterno di un palazzone ristrutturato di recente nel quartiere Saleggi, a Locarno, ad aspettare il proprio turno per la visita c’è anche una pensionata di Lucerna.
«Non voglio passare la vecchiaia al freddo» dice. «Il Lago Maggiore è il mio sogno».
Anche lei, a ben vedere, potrebbe rientrare nella categoria delle persone «economicamente dipendenti» da un ente pubblico (l’AVS). Forse non ha letto bene l’annuncio, o non se ne è preoccupata.
«Ho visto l’appartamento - dice- è perfetto».
Tocca a Susanna. Si fa coraggio ed entra ma prima di iniziare il tour tiene a precisare che è beneficiaria di una rendita di invalidità. L’agente immobiliare si mostra rassicurante: «Negli annunci usiamo certe formule per scremare ed evitare che si presentino persone inadeguate» spiega. «Lei non si immagina quanti appuntamenti inutili facciamo».
Forse ci sono speranze. Passando sopra ai toni bruschi («sono i padroni di casa a richiederlo» si scusa l’agente) Susanna ha deciso che vuole l’appartamento. Strette di mano, sorrisi. Sono passate due settimane. E ancora non ha saputo niente.