L'iniziativa

«Parlare con altre donne che ci sono passate, fa bene»

Alla Clinica Sant'Anna un gruppo di pazienti si confrontano sull'esperienza del tumore al seno - È un modo per farsi forza, e guardare oltre
Davide Illarietti
05.10.2025 17:30

C’è chi ne è appena uscita. Chi ha ricevuto da poco la diagnosi, e chi ancora sta seguendo il ciclo di chemioterapie. Oppure ha già affrontato un’operazione di ricostruzione del seno che, per quanto meno invasiva rispetto al passato - l’ultima frontiera alla clinica Sant’Anna è l’intervento naturale: una tecnica che, senza ricorrere alle protesi, utilizza tessuti delle pazienti stesse per la ricostruzione - è comunque un percorso impegnativo, non solo fisicamente.

«Le ferite più profonde forse non si vedono nel corpo, ma nell’animo» dice Erna Ramelli. Una volta al mese è lei ad accogliere le pazienti in uno spazio all’interno della clinica di Sorengo che non ha nulla di medicalizzato, sembra piuttosto un salotto dove bere un tè tra amiche. «È un momento di ritrovo informale - spiega Erna - dove parliamo dei problemi ma cerchiamo anche di andare oltre».

Incontri tra pari

Il gruppo di mutuo-aiuto organizzato dalla Sant’Anna non nasce dal nulla: le campagne di prevenzione e sensibilizzazione organizzate sul territorio, dai gruppi ospedalieri privati ma anche da associazioni di pazienti e professionisti (come l’Associazione Triangolo Sopraceneri, che organizza ritrovi a Locarno, e da Europa Donna della Svizzera italiana) sono una realtà consolidata ma l’esperienza della Sant’Anna è qualcosa di diverso.

A partecipare alle «merende» sono esclusivamente pazienti che hanno avuto una diagnosi di tumore al seno: spesso recente, perché «è proprio nella fase iniziale che l’aiuto tra pari è più importante» sottolinea Ramelli, che partecipa agli incontri come coordinatrice-facilitatrice. Infermiera in senologia nel Centro Seno Ticino, la struttura specializzata creata nel 2024 all’interno della clinica di Sorengo - in partnership con Affidea brustCare Ticino - Ramelli ha iniziato a organizzare le prime «merende» in realtà molto prima, già nel 2019.

Farsi forza a vicenda

Il ruolo di Ramelli alla clinica Sant’Anna è proprio quello di affiancare le pazienti dal momento della diagnosi («il più traumatico, di solito») alle varie fasi della terapia, sempre faticose. La condivisione di esperienze all’interno del gruppo «è fondamentale proprio per l’effetto incoraggiante e incentivante» in percorsi dove la motivazione è fondamentale.

Nelle pause-caffè (a cui partecipano una quindicina di pazienti, in genere) le donne all’inizio del percorso hanno la possibilità di incontrarne altre che «magari lo hanno terminato da alcuni anni e possono mostrare come hanno ripreso la propria vita, nella normalità ma anche con un nuovo atteggiamento» spiega Ramelli.

Donne, mamme, spesso professioniste in età lavorativa (in media tra i 40 e i 60 anni) e magari nel pieno della carriera, le pazienti del Centro Seno Ticino si trovano sempre davanti alla sfida di trovare un nuovo equilibrio. «La cosa più difficile è accettare di prendersi dello spazio per sé, e chiedere aiuto, in un momento di difficoltà, con quello che io definisco un sano egoismo» ragiona Ramelli.

Non è una passeggiata: dalle preoccupazioni sulle conseguenze fisiche della terapia (la perdita di capelli, eventuali cicatrici) a quelle professionali e di conciliazione vita-lavoro («la gestione dei figli durante la malattia è sempre uno degli aspetti più discussi») sono molti gli argomenti di confronto su cui «il parere di chi ha già attraversato lo stesso percorso o lo sta attraversando può essere di grande aiuto e conforto» osserva la professionista.

L’importanza degli screening

Negli anni non sono mancate purtroppo le partecipanti al gruppo - «anche giovani» - che non ce l’hanno fatta. A riprova del fatto che, nonostante gli alti tassi di guarigione - si aggirano in media al 90 per cento in caso di diagnosi precoce - la sensibilizzazione e gli screening mammografici sono ancora una sfida fondamentale.

Proprio per questo nell’ambito dell’Ottobre Rosa - il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno - la clinica Sant’Anna ha organizzato due eventi a Lugano, di incontro con la popolazione, per aumentare la consapevolezza su un problema che interessa tutti. «Non possiamo evitare che ci venga il tumore, ma la diagnosi precoce può fare veramente la differenza» avverte Ramelli.

«Un’esperienza che cambia la vita»

Il messaggio che esce dai gruppi di mutuo aiuto a Sorengo, in ogni caso, è di speranza. Le donne che ci passano e ci sono passate raccontano un percorso difficile, ma di cambiamento spesso positivo. «L’atteggiamento verso la vita non è più lo stesso dopo un’esperienza simile» conferma l’infermiera. «Cambiano le priorità, e spesso le pazienti imparano a trovare più spazio per sé stesse, ad ascoltare i propri bisogni». Il motto del gruppo coordinato da Ramelli è che «la malattia non è la fine ma un’occasione» per riaffermare la vita, e ripartire.

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