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Per fortuna che c'è la clausola

Giudicata inutile da sindacati e UDC, la nuova misura sull'immigrazione potrebbe giocare a favore del Ticino – Ma i pareri anche qui discordano
(KEYSTONE/Urs Flueeler).
Andrea Stern
Andrea Stern
18.05.2025 06:00

Per una volta il Consiglio federale parrebbe aver strappato un buon risultato nei negoziati con l’Unione europea. La clausola di salvaguardia presentata mercoledì da Beat Jans è decisamente più flessibile rispetto a quella attualmente disponibile, che per il resto Berna non ha mai applicato. «Per quanto ci è dato dalle informazioni a disposizione, questa nuova clausola di salvaguardia è un passo avanti rispetto a quella attuale», commenta Fabio Regazzi, consigliere agli Stati del Centro. «È molto interessante l’idea di avere a disposizione un meccanismo che permetta di intervenire laddove ci siano problemi, anche solo in un settore o in una regione - afferma Alex Farinelli, consigliere nazionale PLR-. È qualcosa che va incontro anche alle richieste del Ticino».

Un giudizio compiuto non è ancora possibile per nessuno, dato che quelle presentate mercoledì dal consigliere federale Beat Jans sono solo le linee guida della nuova procedura che la Confederazione è riuscita a strappare nei negoziati con l’Unione europea, con l’obiettivo dichiarato di limitare temporaneamente l’immigrazione nel caso in cui dovesse provocare problemi economici e sociali all’interno del Paese, ma anche con l’obiettivo meno diretto di togliere acqua al mulino dell’UDC, che con la sua iniziativa per una Svizzera da 10 milioni di abitanti vorrebbe di fatto disdire gli accordi di libera circolazione con l’UE.

«La clausola di salvaguardia è un placebo somministrato alla popolazione svizzera nel tentativo di combattere la nostra iniziativa - sostiene Marco Chiesa, consigliere agli Stati UDC -. È una medicina inefficace. Una clausola simile è già in vigore dal 2002, eppure in tutti questi anni, con centinaia di migliaia di immigrati in Svizzera, non è mai stata utilizzata».

Un nuovo meccanismo

La novità di questa clausola di salvaguardia bis è che la sua applicazione dovrebbe passare da un Tribunale arbitrale ma che anche in caso di mancato accordo il Consiglio federale potrebbe agire di testa propria, fermo restando il diritto dell’UE di reagire di conseguenza.

«Per attivarla - riprende Chiesa - dovremmo ottenere il benestare da Bruxelles o passare per un tribunale arbitrale, giustificando gravi problemi socioeconomici nel nostro Paese. È un concetto talmente fumoso che risulta praticamente inapplicabile, soprattutto se il confronto è con un’UE in crisi cronica e strutturale. Si tratta dunque di una sottomissione procedurale riproposta come novità. Ma una clausola che non si può far scattare non può rassicurare la popolazione: la umilia».

È proprio questo concetto di «gravi problemi socioeconomici» a suscitare perplessità. «Agli occhi europei la situazione economica svizzera non sarà mai così grave da giustificare l’invocazione della clausola - afferma Lorenzo Quadri, consigliere nazionale della Lega -. È altrettanto evidente che l’UE non accetterà alcuna misura unilaterale da parte elvetica che abbia una reale efficacia nella limitazione della libera circolazione delle persone. Questa clausola di salvaguardia è manifestamente un esercizio alibi, al limite del truffaldino, per convincere la popolazione ad approvare l’accordo di sottomissione con l’UE, rispettivamente a bocciare l’iniziativa ‘No a una Svizzera da 10 milioni di abitanti’».

Manca il parametro dei salari

Beat Jans, nel presentare questa nuova clausola, l’ha paragonata a un estintore alla parete, pronto all’uso in caso di bisogno.«Ma io credo che questo estintore rimarrà sempre appeso al muro - afferma Amalia Mirante, granconsigliera di Avanti con Ticino&Lavoro -. Da quello che emerge, la procedura di attivazione di questa clausola sarà lunga e piuttosto macchinosa. Io la guardo dall’ottica del Canton Ticino, i cui problemi specifici non vengono considerati dalla Confederazione, tanto è vero che la SECO ha sempre definito la libera circolazione come qualcosa di assolutamente benefico. Ecco, se il Ticino volesse chiedere l’attivazione della clausola dovrebbe dapprima convincere il Consiglio federale, che poi dovrebbe passare da tutti gli organi nazionali, poi dal comitato e infine dal tribunale. Qualcuno crede davvero che la Confederazione sia pronta a mettersi contro l’UE solo perché in Ticino qualcuno lamenta un problema di salari?».

Tanto più che, nota Mirante, la pressione sui salari non figura tra i parametri che permetterebbero di chiedere l’attivazione della clausola. «Noi riteniamo che già oggi ci sia un grave problema sul mercato del lavoro ticinese - le fa eco Giangiorgio Gargantini, segretario regionale di UNIA Ticino -. Poi tutto dipende da come si vuole definire la gravità. Ed è proprio questo il limite della clausola si salvaguardia, che non è una misura efficace nella protezione del mercato del lavoro, tanto meno dei salari. Questa clausola è semplicemente una risposta a quella destra che invoca il ritorno addirittura ai tempi degli stagionali. Ma se si volesse veramente difendere i diritti dei lavoratori, non sono le frontiere che bisogna proteggere bensì i salari».

D’altra parte si può sempre fare di più, si può fare di meglio, si può agire in altri ambiti.Bisogna tuttavia riconoscere che l’ottenimento di questa clausola di salvaguardia è un piccolo successo per un Consiglio federale più volte accusato di incapacità di negoziale con l’UE.

«Al contrario di quello che dice l’UDC, in questa tornata negoziale la Svizzera ha ottenuto diversi risultati interessanti - riprende Alex Farinelli -. Per quanto riguarda la clausola di salvaguardia, è vero che ne esisteva già una, ma era qualcosa di vago, che non definiva parametri e soprattutto non definiva il meccanismo con cui poteva essere attivata. Ora invece, per quanto ci è stato spiegato, ci saranno dei parametri chiari, che potranno essere applicati anche solo a determinati settori o determinate regioni».

Non è la panacea, ma...

E qui sta, secondo Farinelli, l’interesse per il Ticino, una regione che ha sicuramente patito più di altre gli effetti negativi degli accordi di libera circolazione con l’UE. «Tutti, chi più chi meno, riconoscono che gli accordi bilaterali sono importanti per la Svizzera - afferma il parlamentare PLR -. Ma è vero che in certi settori o in certe regioni, tra cui il Ticino, ci sono state anche delle difficoltà. Finora si faceva fatica a capire come reagire di fronte a questi problemi. La nuova clausola di salvaguardia può essere una risposta interessante alla richiesta che veniva anche dalla popolazione di attuare misure differenziate sul territorio nazionale».

Ed è con un occhio al Ticino che anche Fabio Regazzi guarda con interesse a questa nuova misura. «Non bisogna sopravvalutarne la portata - afferma il senatore - ma non mi sembra neanche corretto bocciarla come in una sorta di processo alle intenzioni. È una misura che per il Ticino può essere senz’altro interessante, visto che prevede la possibilità di essere invocata anche da un singolo Cantone. È qualcosa che non era affatto scontato ottenere. Perché all’inizio la posizione dell’UE era intransigente, volevano che la libera circolazione venisse ripresa senza precondizioni. Invece con la clausola di salvaguardia la Svizzera disporrà di una sorta di airbag».

Oltre che di una risposta all’iniziativa UDC, su cui si voterà nel 2026. «È innegabile che a livello di popolazione c’è una percezione piuttosto diffusa di immigrazione eccessiva, che è legata al tema dei trasporti, con strade intasate e treni pieni, ai problemi di alloggio, alla pressione sugli affitti, come anche ai molti richiedenti l’asilo che siamo chiamati a gestire - osserva Regazzi -. Bisogna dare delle risposte credibili a queste preoccupazioni. E questo non significa cambiare radicalmente sistema, come chiede l’UDC, ma correggere il tiro dove necessario.La clausola di salvaguardia mi pare essere un passo nella giusta direzione».

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