La storia

Quattro donne e una missione

La prima (e unica) associazione ucraina nel Cantone soccorre i rifugiati: «Grazie ticinesi, ma ora serve l’aiuto delle istituzioni»
Giorgia Cimma Sommaruga
24.04.2022 07:05

Vivono in Svizzera da più di 20 anni. Hanno fondato una associazione nel 2016 – Amicizia dei popoli – per avvicinare tutte le culture, organizzando serate a tema per far conoscere alla popolazione ticinese la cucina, la poesia, la musica ucraina. Poi il loro paese è stato invaso dall’armata russa. «Nessuna di noi si sarebbe mai immaginata di dover tradurre formulari per l’accoglienza dei profughi ucraini», raccontano le fondatrici dell’associazione: Maya Budkova, Olga Legler, Anastasiya Perfilyeva e Nataliya Rudyk.

Cambio di declinazione

Nel marzo scorso l’associazione Amicizia dei popoli ha cambiato statuto, riorientandolo per «fornire aiuti umanitari di prima necessità a paesi in conflitto, sostenendo l’autodeterminazione e il rispetto dei diritti umani». Tuttavia «se inizialmente ci siamo occupati della raccolta di beni di prima necessità che abbiamo spedito dove era necessario - spiega Nataliya - dopo il primo mese ci siamo concentrati sull’aiuto delle famiglie giunte in Ticino».

«Abbiamo inviato 23 camion, 260 tonnellate di beni di prima necessità», precisa Olga.

Via via che il conflitto si intensificava, «il Ticino ha visto giungere circa 4.000 profughi ucraini, di cui 1.500 si sono rivolti alla nostra associazione, parliamo di 400 famiglie», spiega Maya.

Chi fa del bene dietro le quinte

Una volta a settimana i profughi ucraini giunti in Ticino, possono recarsi a Pregassona, nell’ex stabile Avaloq, quartier generale - temporaneo - dell’associazione, dove possono ricevere vestiti, generi alimentari, passeggini, e frequentare corsi di italiano. Tutto offerto da volontari e privati. «Da pochi giorni abbiamo anche ricevuto una importante donazione, anche se chi l’ha fatta non vuole essere citato: in questo modo l’associazione può comprare direttamente ciò che le serve dai grossisti», spiega Kindah Bourhan Lopes, in prima linea come volontaria, ormai «pilastro» nel coordinamento delle attività.

Le fondatrici dell’associazione hanno scritto una lettera indirizzata alla grande distribuzione alimentare chiedendo «di metterci a disposizione, all’interno dei punti vendita, spazi di raccolta cibo donato da chi si reca a fare la spesa. Tutto custodito dai nostri volontari così da non gravare sul loro personale: per ora non abbiamo ancora ricevuto risposta, ma siamo fiduciose», racconta Olga.

Collaborare con le istituzioni

I profughi che si recano presso il centro di raccolta vengono registrati su un portale al quale ha accesso anche la Polizia cantonale. «Seguendo le regole, diamo supporto alle famiglie che si sono registrate alla Segreteria di Stato della migrazione (SEM): grazie ai nostri registri verifichiamo quante volte la stessa persona si reca presso di noi per ricevere aiuti e cosa prende, inoltre quando inizialmente dovevamo smistare i profughi presso le famiglie ticinesi, questa catalogazione era utile anche per sapere presso quali famiglie alloggiavano», spiegano le fondatrici.

L’obiettivo dell’associazione è intensificare la cooperazione tra privati - associazione e istituzioni, anche perché alcune volontarie hanno lavorato come traduttrici per il Cantone, «per questo motivo abbiamo scritto a varie cariche istituzionali per organizzare una tavola rotonda - racconta Maya -. In settimana siamo state contattate da alcune cariche, ma per ora nulla di concreto».

Il bambino di Maggia

«Ho svolto la funzione di interprete per una famiglia di profughi ospite a Maggia. La famiglia ticinese che l’ha accolta, vedendo che si stavano integrando, si è data da fare per trovare un alloggio indipendente, e ha chiesto l’aiuto delle istituzioni per le spese di mantenimento. Purtroppo però le direttive cantonali, prevedono che - in una situazione del genere - la famiglia torni nel centro di accoglienza, e poi le istituzioni la smisti in un appartamento provvedendo al loro sostentamento», spiega Maya mentre appoggia la nuca al muro e guarda fuori dalla finestra. «Il bambino di questa famiglia- riprende con un sospiro - sta iniziando a perdere i capelli, si tratta di alopecia. Dopo aver vissuto il trauma dei bombardamenti, il viaggio, il centro di accoglienza, ora si trova bene a Maggia, vorrebbe restare: perché deve essere ancora spostato?».

Quando arrivi in un Paese nuovo, dove non si parla la tua lingua, tutto diventa difficile, anche chiedere aiuto

Una chatbot che vale oro

Una delle prime iniziative dei volontari di Amicizia dei popoli è stato creare un sistema di comunicazione (una chatbot) per guidare passo passo i rifugiati. «Quando arrivi in un Paese nuovo, dove non si parla la tua lingua, tutto diventa difficile, anche chiedere aiuto - dice Anastasiya -. Con questo sistema però si trovano tutti i contatti, i formulari tradotti e adeguati per ogni situazione». Infatti c’è da tenere conto che questo sistema è utile e condivisibile anche alle famiglie che ancora non sono giunte in Svizzera.

«Basandoci sul coordinamento del Cantone, i nostri programmatori - tutti volontari - hanno creato questo canale di comunicazione in cui possiamo seguire praticamente in tempo reale ogni richiesta». Quando il rifugiato arriva può scegliere due strade: «C’è chi qui non conosce nessuno e quindi segue il programma governativo, e quelli che invece conoscono qualcuno, e sono ospitati da famiglie svizzere», precisa Olga. Ancora una volta in situazioni d’emergenza la tecnologia aiuta, dato che la chatbot oltre a comprendere un link che rimanda al database dell’associazione include -tra le altre cose - l’accesso ai gruppi Whatsapp e Telegram, e il profilo Instagram. Tutti modi utili per entrare in contatto con altri rifugiati, condividere esperienze, chiedere consigli e farsi forza a vicenda.

Aiuto a 360 gradi

L’associazione Amicizia dei popoli aiuta i rifugiati ucraini in tutti i modi possibili, dagli aspetti burocratici, al reperire famiglie svizzere ospitanti, o appartamenti arredati e non, nell’inserimento dei bambini a scuola, alle traduzione utili alle autorità e ai privati che vogliono aiutarli, organizza corsi di italiano così come momenti di incontro.

«Siamo rimasti sorpresi e ci rallegriamo dell’ospitalità dei ticinesi. Tuttavia riteniamo non corretto contare in eterno sulla generosità e ospitalità dei singoli privati, anche perché prevediamo che tra un paio di mesi, o forse prima, complici i costi, le vacanze in arrivo, e il desiderio di intimità, diverse famiglie non riusciranno più a farsi carico di una ospitalità così lunga», raccontano. «Il nostro obiettivo - avverte Kindah Bourhan Lopes - è cercare una collaborazione costruttiva sempre più allargata ad altre associazioni di volontari, alle autorità, alla grande distribuzione e ai privati. Solo in questo modo si potrà far fronte alle difficoltà, superando il momento di crisi e scongiurando il rischio di una prima integrazione non riuscita».

Eventi in agenda

La cena di gala

Il prossimo 6 maggio si terrà presso il ristorante Le terrazze di Campione d’Italia una cena di gala organizzata per sostenere i profughi dell’Ucraina. Durante la serata si esibiranno vari artisti ucraini, che accompagneranno l’ospite d’onore: il famoso soprano Olga Romanko, apprezzata e raffinata interprete dello scenario lirica internazionale.

Il concerto

Il prossimo 27 maggio, presso il Teatro Sociale di Bellinzona avrà luogo il concerto Musica per l’Ucraina organizzato dagli allievi della scuola media di Acquarossa. I ragazzi hanno già trovato circa 30 sponsor per coprire i costi di organizzazione, l’intero ricavato del concerto andrà all’associazione.

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