Quei «palazzinari» spariti nel nulla a Chiasso

Cosa hanno in comune Chiasso e Le Locle (NE), a parte il fatto di essere due città di confine piene di case vuote? Un complesso residenziale - sfitto, naturalmente - è salito agli onori delle cronache nel comune neocastellano, per una vicenda che ai lettori chiassesi ricorderà quella di palazzo Carpano. Inquilini abbandonati, costretti ad andarsene, il Comune costretto a intervenire. E un proprietario che latita e si nasconde - in questo caso - in un appartamento di Chiasso. O almeno così sembra. In realtà anche questo appartamento è vuoto, seppur non sfitto.
I proprietari-fantasma
Andiamo con ordine. Via Georges Favres 3 e 5, Le Locle: due palazzi popolari - 11 piani e 52 appartamenti - in un contesto sociale delicato. Da febbraio il complesso è di fatto «sequestrato» dal tribunale civile dopo diversi mesi in cui la proprietà - una società nidvaldese - aveva lasciato gli inquilini senza gas né elettricità. A Chiasso - dove nel 2020 è successa la stessa cosa agli abitanti di palazzo Carpano, in piazza della Boffalora - nessuno ne sa nulla: anche se è qui che, da registro di commercio, vivono i padroni di casa a cui fa calpo il complesso di via Favre.
Il Comune di Le Locle, che è intervenuto al loro posto a pagare i debiti e a ripristinare i servizi agli inquilini, li sta cercando da tempo. Al di là del destino degli immobili - «la maggior parte degli affittuari se ne sono andati» spiega a La Domenica Marc Laug, amministratore incaricato dal tribunale della gestione corrente e di trovare un nuovo acquirente - resta il mistero di chi causato il problema ed poi è sparito nel nulla. I tentativi degli inquilini e del Comune di contattare i proprietari in Ticino non hanno avuto successo. Neanche al Tribunale hanno mai risposto. «Hanno incassato gli affitti e sono spariti, lasciando alla collettività l’onere di pagare le spese» lamentano dalla cancelleria del Comune di Le Locle. «È stato come avere a che fare con dei fantasmi».
La bucalettere è piena
Le tracce conducono in un altro quartiere popolare, 300 km più a sud: in una traversa di via Soldini a Chiasso, una palazzina di recente costruzione affittata a famiglie e lavoratori. Non c’è ombra di uffici: eppure è qui, in una bucalettere piena di posta non ritirata, che il registro di commercio riconduce una catena di società facenti capo alla stessa persona, un’imprenditrice dell’Est Europa. Per i vicini di cassa è una sconosciuta: nell’appartamento non vive nessuno, le tapparelle sono chiuse.
A Chiasso il problema delle società bucalettere è vecchio come i tentativi di rilancio della piazza finanziaria (da «Benvenuta impresa» nel 2013) e l’afflusso di scatole societarie vuote o semi-vuote è più volte finito sul tavolo del Municipio («Benvenuta impresa o benvenuta bucalettere?» titolava nel 2014 un’interrogazione del PPD). Negli uffici comunali la vicenda di Le Locle non dice nulla. «Un monitoraggio capillare delle società attive in città è impossibile, in particolare nel settore finanziario dove esiste una lacuna nel sistema di classificazione» sottolinea il sindaco Bruno Arrigoni. Le società fantasma «sono tali proprio perché non ci accorgiamo di loro, se non quando falliscono e cessano di pagare le imposte comunali».
Case sfitte e case vuote
Agli agenti di Polizia che si occupano, a quel punto, di verificare il domicilio delle società ed accertarne il «decesso» il lavoro non manca. Per quanto il Comune preferisca «le aziende serie e concrete» che creano indotto (lo testimoniano diverse attività di marketing territoriale, promosse dall’Associazione di Promovimento Economico di Chiasso nel corso di quest’anno) il problema delle bucalettere piene persiste. E va a braccetto con quello delle case vuote.
A Chiasso il tasso di sfitto resta tra i più alti in Svizzera - 9,9 per cento, 556 abitazioni - come anche nel distretto orologiero neocastellano, un tempo florido. Non è una coincidenza, forse, che gli stessi «promotori»chiassesi sempre nel 2021 abbiano acquistato un altro blocco di immobili nella vicina La Chaux de Fond - un ex manifattura con negozi e abitazioni, nel centro storico - e anche qui qualcosa è andato storto. Uno dei soci è scappato in Italia - nel 2023 ha ricevuto dalla Finma un divieto di operare in Svizzera in ambito finanziario - e gli stabili sono caduti in abbandono. A gennaio sono stati occupati da un collettivo di autogestiti, prima di venire messi forzatamente all’asta dal tribunale.
Non è una coincidenza, forse, nemmeno il fatto che tra tante disavventure la protagonista abbia trovato rifugio - o bucalettere - a Chiasso. Le città meno attrattive in Svizzera dal punto di vista economico - Chiasso è 912.esima, Le Locle 958.esima su 960 nella classifica di Bilanz pubblicata questa settimana - attraggono spesso, loro malgrado, esperimenti curiosi. In via Soldini tra le quattro mura dell’appartamento - affittato a prezzi «modici» stando a un portale di annunci immobiliari - hanno trovato spazio due società: entrambe appartengono lo stesso soggetto che, tramite una holding, nel 2021 ha acquistato i due palazzi di Le Locle. La prima è un’azienda di moda, attiva nella «produzione e commercio di abbigliamento», mentre la seconda - aperta a fine luglio - si occupa di e-commerce di orologi di lusso.
Un omaggio al distretto orologiero neocastellano? Le due società non risultano iscritte alle relative associazioni di categoria (Ticino Moda e Atio) e sono parimenti irreperibili. Al telefono non risponde nessuno. Eppure - assicurano dall’amministrazione del palazzo - l’appartamento non è sfitto. Almeno questa è una buona notizia.