Il reportage

Se gli Sherlock Holmes ticinesi fanno una vitaccia

I detective privati alle prese con la crisi: in due anni di pandemia e mesi di stagnazione economica hanno visto erodersi ulteriormente un mercato locale già scarso e affollato di concorrenza
© KEYSTONE / ENNIO LEANZA
Davide Illarietti
22.01.2023 19:04

Antonello Andreoni esce dal suo ufficio di via Valdani a Chiasso e si incammina per corso San Gottardo, per incontrare un cliente. C’è poca gente, il freddo condensa il fumo della sigaretta in una nuvola che sale come nei film. Ma a parte questo e pochi altri dettagli, il detective privato non ha molto in comune con Hollywood o i romanzi gialli. Ha 60 anni, alle spalle una carriera nella riscossione di crediti e due persone che lo seguono a qualche passo di distanza, per non finire nell’obiettivo del fotografo: sono i suoi collaboratori. «Si occupano delle indagini sul campo - spiega - per questo motivo tengono più di me all’anonimato». 

Andreoni è l’investigatore che non ti aspetti. Sembra più un dirigente d’azienda, giacca e cravatta, parla di «gestione del rischio», di «asset» e «sicurezza aziendale». È il nuovo volto di un settore che in Ticino - ma un po’ ovunque - è cambiato molto negli ultimi anni. Secondo alcuni, è entrato irrimediabilmente in crisi.

Investigatori in bolletta 

Di sicuro, i detective privati ticinesi non se la passano troppo bene. In due anni di pandemia e mesi di stagnazione economica hanno visto erodersi ulteriormente un mercato locale già scarso e affollato di concorrenza. Sulla carta sono 35 le società autorizzate dal Cantone a svolgere compiti di sicurezza e investigazione sul territorio, ma solo 11 sono effettivamente specializzate in indagini private. Le altre si occupano di vigilanza in aziende, supermercati, eventi. A queste si aggiungono 10 investigatori indipendenti. «Non abbiamo l’impressione che il numero sia aumentato negli anni» spiega il capitano Elia Arrigoni, responsabile della Polizia amministrativa che si occupa di rilasciare le licenze. «Non esiste una statistica ma i numeri sembrano stabili». Finora, soltanto in un caso l’ufficio ha dovuto ritirare un’autorizzazione: nel 2018, a un investigatore a cui era scaduto il permesso B. 

A prima vista insomma il settore non sembra particolarmente problematico. Eppure è stato oggetto di una revisione normativa importante: nel 2020 il Gran Consiglio ha approvato la nuova legge sulle prestazioni private di sicurezza, la LPPS. In vigore dal giugno 2021, ha mandato in pensione la vecchia Lapis, appesantita dalle critiche in particolare a seguito dello scandalo legato alla famigerata agenzia di sicurezza Argo1. Nel nuovo sistema «non sono cambiati i requisiti di buona condotta, ma è stato introdotto l’obbligo di formazione continua» spiega Arrigoni. «Questo per garantire un livello più alto di servizi in un settore comunque molto delicato». 

Guerra all’improvvisazione

Il problema è che il mestiere di detective privato, come da letteratura e filmografia, è per definizione non molto redditizio. L’unica associazione di categoria in Ticino, la ASDP, è nata da soli due anni e non esistono tariffari o salari minimi. I compensi si aggirano tra gli 80 e i 120 franchi all’ora, ma gli incarichi scarseggiano e a volte non bastano nemmeno a pagare l’affitto di un ufficio. 

Moreno Calderari, «veterano» del settore  attivo da 27 anni come indipendente, non nasconde di usare come scrivania il tavolo della cucina di casa, a Carena. «Negli ultimi cinque o sei anni facciamo lettaralmente la fame» racconta. «Tutti i colleghi che sento sono nella stessa situazione. Una volta si lavorava molto con le assicurazioni, le banche, le imprese. Sono sparite. In compenso la nuova legge ha fatto aumentare i costi per la formazione». Calderari sta pensando di darsi a un nuovo mestiere: pensa di tenere dei corsi di fotografia. 

Due mandati dallo IAS

La fotografia e l’appostamento del resto hanno sembre rappresentato - almeno in teoria - una buona parte del lavoro tradizionale dei detective. Continuano a esserlo, ma in misura minore rispetto al passato. «La nuova legge sul divorzio del 2002 ha fatto calare di molto il lavoro matrimoniale, legato soprattutto agli adulteri» spiegano dall’agenzia Cobra di Lugano. «Ai fini di un divorzio la prova di adulterio oggi non ha alcun effetto legale». Anche la domanda da parte delle assicurazioni sarebbe scarsa. Un nuovo spiraglio sembrava dovesse aprirsi con l’approvazione, nel 2018, della revisione di legge sulle assicurazioni sociali: il popolo disse «sì» (64,7 per cento dei votanti) all’utilizzo di investigatori privati per scovare le truffe all’assicurazione invalidità. Ma almeno in Ticino la novità non ha portato molto lavoro ai detective. In quattro anni l’Istituto delle assicurazioni sociali vi ha fatto ricorso solo due volte, per sospetti casi di «falsi invalidi». I procedimenti sono ancora aperti, spiega il direttore dello IAS Sergio Montorfani: non è quindi possibile fornire maggiori informazioni. Ma in generale i mandati esterni vengono decisi «quando gli strumenti ordinari a disposizione non sono sufficienti ad accertare una riscossione indebita». Ossia quasi mai. «In quasi tutti i casi i nostri uffici sono in grado di svolgere da sé i necessari approfondimenti».

Detective part-time

La torta insomma è piccola e agli Sherlock Holmes nostrani tocca reinventarsi. Sconfinando magari in altre professioni. L’agenzia Cobra ad esempio si mantiene svolgendo in parallelo attività di ufficio fiduciario. «La parte economica del nostro mestiere è sempre più importante» spiega la titolare. «Serve a far quadrare i conti». L’ibridismo è una caratteristica comune della professione in Ticino ed è una conseguenza delle ristrettezze economiche. Ci sono detective-avvocati, detective-impiegati comunali, detective-assicuratori o che vivono grazie a rendite finanziarie come nel caso di un altro «veterano» del Sottoceneri. «Se guardo al guadagno, quella di investigatore non è certo la mia attività principale. Come tempo forse sì» racconta chiedendo di rimanere anonimo. «La maggior parte dei miei colleghi in Ticino è nella mia stessa situazione».

In effetti è difficile trovare anche solo professionisti con cui parlare di incarichi recenti. «Due settimane fa sono stata contattata da una signora che aveva dei dubbi sulla fedeltà del marito» racconta Barbara Tettamantidell’agenzia BT Investigazioni di Lugano. «Le ho dato dei consigli e spiegato cosa potevo fare. Non mi ha più richiamato». Anche lei è indipendente e ammette di svolgere l’attività come extra: ha un’altra occupazione principale, nel campo del sociale. L’agenzia Accerta di Ascona invece ha sede nello studio legale dell’avvocato Rocco Bergonzoli: le investigazioni però rappresentano «un’attività marginale» per l’avvocato, che ammette: «In realtà ultimamente mi occupo soprattutto di fare corsi legali per aspiranti investigatori».

Proprio la formazione potrebbe essere la chiave di volta per il settore, ma è anche un ostacolo economico. Arrigoni ricorda che «a differenza di altre professioni la legge non impedisce di svolgere l’attività investigativa a margine di altri mestieri». Il Cantone non fa i conti in tasca ai detective: «Valutare se l’attività ha un senso economico non spetta a noi ma ai singoli professionisti, che devono capire se fare questo mestiere gli conviene e come. Come autorità, noi dobbiamo assicurarci che vengano forniti degli standard qualitativi».

Concorrenza d’oltre confine

A complicare ulteriormente la vita agli emuli ticinesi di Marlowe e Mrs. Marple è la concorrenza della vicina Italia. Negli ultimi cinque anni la polizia cantonale ha emesso quattro multe nei confronti di investigatori italiani che avevano sconfinato in Ticino senza licenza. Si tratta di casi rari: capita più spesso che investigatori italiani aprano degli uffici in Ticino, operando in piena legalità. 

Antonello Andreoni è uno di questi. A Milano gestisce una società di investigazioni e recupero crediti di medie dimensioni, 25 dipendenti di cui cinque si dedicano alle indagini. La succursale di Chiasso ha aperto nel 2016, ha tre dipendenti ed è in ampliamento. «Abbiamo personale proveniente dalle forze dell’ordine italiane, con grande esperienza» spiega accennando ai collaboratori dietro di lui. «Gli affari in Ticino vanno bene, per noi è un mercato in crescita». 

I dipendenti furbetti

Andreoni ha iniziato la carriera con le investigazioni matrimoniali, negli anni ’80. Dopo la gavetta è passato al settore creditizio, lavorando trent’anni in Italia per banche e multinazionali che lo mettevano «alle costole» di clienti insolventi. «Questa attività resta importante, ma quando mi sono messo in proprio ho scoperto che c’era tutto un mondo di truffatori di mestiere da cui le aziende avevano bisogno di proteggersi». A volte il problema invece sono i dipendenti stessi. «Assenteisti, finti invalidi o finti malati. Operando anche in Italia, è capitato che aziende svizzere ci chiedessero di sorvegliare i propri lavoratori frontalieri in malattia». 

Come capita che arrivino invece richieste dall’Italia per ricerche in Svizzera. Su patrimoni evasi, ad esempio, o beni di lusso intestati fittiziamente ad aziende. «Di recente abbiamo cercato e fatto sequestrare dalla Procura delle auto sottratte a una società di leasing italiana e trafugate nei cantoni di Zugo, San Gallo e Ticino». Il fatto di muoversi a cavallo della frontiera per Andreoni è un vantaggio, conclude mentre si avvia a piedi verso la dogana di Chiasso. Lo aspetta un’azienda cliente che gli ha chiesto di indagare su una persona in Ticino. «Vogliono conoscere il suo stile di vita, le disponibilità di spesa. Faremo un preventivo».