«Se questa è una crisi, speriamo continui così»

Alla vigilia della partita contro Neuchâtel, di oggi, domenica, alle 16 a Nosedo, Fabio Regazzi parla con franchezza del momento della SAM Massagno, delle difficoltà del basket svizzero e delle prospettive per il futuro. Il presidente in carica dal 2019 non evita i temi caldi e rivendica con orgoglio il lavoro fatto nel vivaio.
Sull’andamento in campionato della Spinelli
«Quella con Neuchâtel è una partita alla nostra portata, ma arriviamo con una rosa ridotta», premette Regazzi. «EJ Farmer (media punti 21,25 finora, ndr) è fuori, Marko Mladjan e Hayes non sono al meglio e questo ci obbliga a fare una prestazione maiuscola. Servirà lo sforzo di tutti, perché la classifica è corta e vincere contro una rivale diretta sarebbe importante». Infortuni a parte, il presidente si dice complessivamente soddisfatto di quanto fatto finora in campionato: «Siamo dove pensavamo di essere. Abbiamo giocato buone partite, anche se la sconfitta nel derby mi ha lasciato l’amaro in bocca: Lugano ha meritato, ma la nostra prestazione è stata insufficiente. La nota positiva è lo spazio dato ai giovani, penso a Edin Karabasic e ad altri che stanno avendo parecchio spazio e che stanno crescendo bene. L’allenatore Alain Attallah, ingaggiato anche per questo, sta facendo un ottimo lavoro».
Fare il possibile con quello che si ha
Lo sguardo si allarga al contesto nazionale. «Il basket svizzero non sta bene», ammette Regazzi. «Abbiamo perso tre squadre in pochi anni - Boncourt, Swiss Central e Vevey - ed è il segnale di un movimento in difficoltà. Friburgo resta la squadra faro, Ginevra si è ripresa grazie a nuove risorse, ma il resto del quadro è piuttosto desolante. Molti club non riescono nemmeno a schierare i quattro stranieri concessi, noi e Lugano Tigers compresi. I giocatori svizzeri di qualità costano troppo: per realtà come la nostra sono fuori portata. L’unica via è far crescere i propri giovani, sui quali torneremo fra poco».
C’è magari un dialogo maggiore - soluzioni comprese - con la Federazione svizzera di basket, visto che dal 2023 è presieduta dal ticinese Andrea Siviero? Sul presidente di Swiss Basket, Regazzi spende parole di stima: «È competente e si sta impegnando in un contesto tutt’altro che semplice. Ma il problema principale non è organizzativo ma finanziario: i club faticano a restare a galla. È paradossale: la nazionale ottiene risultati discreti anche grazie a talenti che giocano nella NBA e all’estero, ma il campionato interno si indebolisce». La prospettiva? «Non vedo grandi cambiamenti all’orizzonte. Friburgo e Ginevra sono due spanne sopra tutti e il campionato in pratica sarà un affare fra loro due. Questo non stimola, anzi rischia di scoraggiare. In Ticino, avere due club di Serie A in pochi chilometri è un piccolo miracolo, ma entrambe le società vivono le stesse difficoltà economiche. Anche la nostra gestione è basata su tanto volontariato. Si fa il possibile con quello che si ha».
«Il nostro settore giovanile non è affatto in crisi»
Tornando ai giovani, su La Domenica di sette giorni fa, scrivendo dei rispettivi movimenti giovanili con l’ex presidente della SAM Massagno Luigi Bruschetti e l’attuale presidente dei Lugano Tigers Alessandro Cedraschi, Bruschetti aveva affermato che il settore giovanile massagnese «vive solo di ricordi, cinque anni fa era il migliore in Svizzera, ora ne è purtroppo lontano parente». Affermazioni che non sono piaciute a Regazzi e alle quali intende replicare. «Sono rimasto deluso da quelle dichiarazioni, le ho trovate inopportune, poco eleganti e soprattutto irrispettose per le tante persone che lavorano, spesso a titolo gratuito, a favore del settore giovanile. C’è una regola non scritta, secondo cui chi lascia una presidenza non critica il successore. È un po’ come se io avessi affermato che sotto la sua presidenza la SAM non ha vinto nemmeno un titolo, mentre io in sei anni ne ho vinti due (una SBL Cup e una Supercoppa, n.d.r.). Non si fa! E comunque le cose non stanno come dice Bruschetti: il nostro settore giovanile non è affatto in crisi, anzi continua a essere un fiore all’occhiello del club». Fiore da cui emanano questi dati. «Abbiamo aumentato il numero dei giovani tesserati rispetto al passato: ora abbiamo ben 16 allenatori, 11 squadre dalla U6 alla U18 nazionale, 115 bambini e bambine nel minibasket e 90 ragazzi e ragazze dalla U14 in su. La U12 e la U14 sono imbattute, la U18 Nazionale allenata da Dusan Mladjan è prima in classifica. Non da ultimo siamo stati riconosciuti come Centro nazionale di formazione per giovani talenti e inoltre abbiamo rilanciato il Torneo giovanile internazionale che si è svolto nel weekend pasquale di quest’anno con un successo notevole. Se questa è una crisi, speriamo continui così…». Regazzi ci tiene comunque a sottolineare che il risultato sportivo non è l’unico metro. «Il nostro obiettivo è anche sociale: dare ai giovani l’opportunità di praticare uno sport bello, di stare insieme e di crescere in un ambiente sano. Vincere è importante, ma non deve diventare un’ossessione».
Sul nuovo palazzetto del PSE e sull’ipotesi di unire le forze con Lugano, Regazzi precisa: «Bisogna fare chiarezza. Non parlerei di fusione, ma di una nuova realtà, costruita su basi diverse. I due settori giovanili devono restare autonomi, ma credo serva pensare a un polo cestistico di qualità, che rappresenti perlomeno il Luganese, se non tutto il Ticino e dia prospettive ai giovani talenti. Il nuovo palazzetto può essere una grande occasione, ma da solo non basta. Serve una visione comune e una rinnovata dirigenza pronti a ripartire da zero».
