Si fa presto a dire bolletta
La vita dà, la vita prende. Si potrebbe scomodare questo adagio per tentare di spiegare le strane conseguenze dell’aumento del prezzo dell’energia elettrica in due Comuni che apparentemente non hanno nulla in comune. Anche perché Torre Beretti si trova in Italia in provincia di Pavia, mentre Gaiserwald è un sobborgo di San Gallo. Lontani eppure così vicini. Come due facce della stessa medaglia. Perché se a Torre Beretti, nonostante i rincari, il sindaco promette di non far pagare più le bollette agli abitanti, nel secondo il suo collega svizzerotedesco si mette le mani nei capelli e non sa spiegare ai suoi concittadini come mai a Gaiserwald le fatture saranno le più salate di tutta la Svizzera.
L’energia è la stessa. Così come il salasso. Eppure a Torre Beretti si festeggia (anche se non manca chi nonostante l’annunciata manna dal cielo mugugna), mentre a Gaiserwald si fa fatica a contenere la rabbia e quasi nessuno ha voglia di parlare.
Qualcuno dirà che è tutta colpa della guerra in Ucraina, delle ritorsioni russe sul gas e della crisi economica. Tutto vero, tutto giusto. Eppure alla fine dei conti qualcuno starà meglio di qualcun altro. E nessuno sa esattamente perché. Fortuna? Fato? Difficile rispondere. Forse, come dice l’antico adagio, la vita dà e la vita prende, semplicemente. È però vero che le differenze restano, sono concrete, tangibili. Prima di tutto per le tasche dei cittadini e delle imprese che improvvisamente si ritroveranno in generale più vuote. In Svizzera così come in Italia e altrove in Europa.
Il ballo delle bollette
La Commissione federale dell’energia elettrica (ElCom) ha fatto i conti. Le famiglie svizzere a fine anno pagheranno in media 261 franchi in più. In media, perché come sempre c’è chi sborserà di più e chi di meno. I 78 abitanti di Zwischbergen, piccolo paese del Canton Vallese, continueranno ad esempio a spendere pochissimo. Nessuno come loro inSvizzera. In Ticino la bolletta meno salata per le famiglie sarà invece quella dell’Azienda Multiservizi Bellinzona (AMB). Non va meglio in Italia, dove secondo gli ultimi dati la spesa annua dell’energia per una famiglia tipo sarà del 142% in più.
Stesso caro-bolletta per le imprese. Secondo le previsioni della Commissione federale dell’energia elettrica il prezzo totale mediano dovrebbe salire del 27%. Dovrebbe. Perché tutto dipenderà dalle strategie dei gestori di rete. Tutto questo, mentre in Italia le associazioni di categoria avvertono. I salassi metteranno a rischio l’esistenza di 880mila piccole imprese.
Nel paese più caro di tutta la Svizzera
C’è poca voglia di parlare qui a Gaiserwald, il paese dove l’energia è più cara di tutta la Svizzera. Poca voglia di parlare anche da parte del sindaco, o meglio del Gemeindepräsident, Boris Tschirky che in questi giorni sta ricevendo moltissime email e telefonate, oltre che molte richieste di interviste di giornalisti. La notizia del resto è clamorosa. Nessun Comune in Svizzera pagherà l’elettricità più cara di questo sobborgo di San Gallo, 8mila abitanti sparsi sulle colline. Qualche casa, pochi negozi e in alcuni punti una vista imprendibile sul lago di Costanza. Quasi tutti quelli che parlano vogliono restare anonimi perché i loro pensieri e le loro emozioni non sono positivi. Tutt’altro. C’è chi dice di stare male, chi di aver appreso della notizia dai giornali, chi si arrabbia e chi semplicemente non se la sente di commentare. E sì che qui a prima vista sembra di essere in un paradiso. Prati verdi, cascine di legno, bambini che vanno a scuola a piedi da soli. Ma forse è tranquillo solo in apparenza perché sotto sotto covano scintille. O forse sarebbe meglio dire scariche elettriche.
«Reagiremo subito»
Il primo a dirsi scioccato è il sindaco che non fa mistero di stare dalla parte dei cittadini, di essersi meravigliato e non poco della stangata. E che promette dall’anno prossimo, anzi da subito, di correre ai ripari. Come? «Rinegoziando subito le concessioni con i gestori di rete», spiega Boris Tschirky chiudendo la porta del suo ufficio e affrettandosi a specificare che ha solo 5 minuti di tempo per spiegare, motivare quello che sta succedendo nel suo Comune. La faccia tirata come il sorriso. A questo sindaco il super salasso sembra essere caduto tra capo e collo all’improvviso come un incidente che non ti aspetti, come una valanga per la quale non si è preparati. «Sono senza parole, non me lo spiego neppure io», continua a ripetere scuotendo la testa. «Cercheremo subito di abbassare le tariffe e stipulare nuovi accordi più convenienti», continua, prima di alzarsi dalla sedia, sottolineando così che non c’è più tempo. Neppure per parlare con i giornalisti.


Senza parole
«Sono senza parole». Massimo De Fino, insieme a un socio ha una pizzeria sulla strada principale. «Non me lo spiego», sottolinea guardando fuori dalla vetrina come a cercare un motivo là fuori, sulla via. «Gaiserwald non ha nulla di diverso da altri Comuni, qualche casa, una scuola, un supermercato, uno sportello postale». De Fino cerca una risposta con lo sguardo ma non la trova. Perché qui non c’è davvero nulla di diverso. Solo il prezzo dell’energia, quello sì. Quello è davvero unico.
Un signore anziano sta aspettando il bus. Una donna sta bevendo un caffé nell’unico bar del paese. Non si conoscono ma tutte e due rispondono allo stesso modo. «Abbiamo letto la notizia sui giornali e non è stato bello. Cosa faremo? Semplice. Pagheremo».
«Sto male»
Sastia Hinna sta camminando sul marciapiede e come tutti gli abitanti di Gaiserwald sa cosa vogliono i giornalisti che da qualche giorno sono sciamati qui. Ecco perché in molti si defilano. Quasi tutti sono di fretta o devono fare qualcosa di assolutamente urgente. Sastia Hinna invece si ferma. «Dire che sono sorpresa è dire poco. Sto veramente male. Non so perché è toccato a noi. Forse per la guerra in Ucraina? Forse perché l’economia sta andando male?». Vere risposte non ce ne sono. Perché gli aumenti sono stati annunciati un po’ dapperttutto. Ma nessuno dovrà pagare 58 centesimi al chilowattora come a Gaiserwald. Il doppio di quanto si dovrà sborsare in media nel resto della Svizzera.
In un negozio c’è un cliente di passaggio molto più rilassato degli altri perché non abita qui. Ma in Appenzello. «Dove tutto costa meno». Anche lui però si stupisce, guardandosi attorno, come se la risposta potesse cadere dal cielo da un momento all’altro o fosse scritta sui muri delle case.
Sono le 14. Sulla strada principale sfilano i bambini che vanno a scuola. Arrivano dalle vie laterali e camminano allegramente sui marciapiedi. San Gallo è davvero a un tiro di schioppo. Basta fare qualche metro per incontrare il cartello blu della località e subito dopo un cinema, un centro commerciale, un Mc Donalds e l’imbocco dell’autostrada. Per andarsene da qui ci vuole davvero un attimo.
«Qui nessuno pagherà niente»
La bandiera della Lega che sventola fuori dal Municipio è verde come il riso delle campagne circostanti Torre Beretti, paesino di 500 anime in provincia di Pavia. Poche case, un bar, un supermarket, una chiesa e un centro sportivo chiuso a chiave. Catene non messe a caso, perché è proprio accanto ai campetti di calcio che c’è la vera ricchezza di questo Comune. Un monumento storico? No. Una miniera d’oro? Neanche. La ricchezza di questi tempi è avere un grande impianto fotovoltaico pubblico. Perchè è grazie all’energia prodotta dal sole che il sindaco, Marco Broveglio, vuole regalare la luce ai suoi abitanti. In un periodo di bollette alle stelle la notizia ha fatto il giro in pochissimo tempo. «L’altro giorno c’era una troupe di Canale 5, quello prima della RAI. Hanno fatto qualche ripresa poi se ne sono andati», dice Angelo Cicerone che si liscia i baffi quando pensa prima di parlare.
A parte qualche auto che gira attorno all’unico bar del paese e poi se ne torna in campagna, non c’è anima viva. Milano è a 70 chilometri ma sembra molto più lontana. «Ancora non so se il sindaco ha avuto buona idea», commenta inaspettatamente Cicerone, che si spiega meglio. «Ci chiedono 20 euro per partecipare». Per partecipare a cosa? «Alla creazione di una comunità energetica rinnovabile», risponde pronto.


La torta e le briciole
Un cartello con la spiegazione di cosa sia una comunità energetica rinnovabile è appeso al bancone del bar. «È un nuovo modello di produzione distribuita che consente a cittadini, piccole medie imprese ed enti locali di aggregarsi per produrre insieme e condividere energia rinnovabile, determinando benefici economici, sociali e ambientali per i membri che vi partecipano», si legge. Un avventore si avvicina al manifesto e commenta. «È solo un altro modo per dividersi la torta. Se restano delle briciole allora ce le danno a noi». Di fianco a lui un altro ascolta e subito dopo precisa. «Il Comune ha indetto una serata pubblica per spiegare cosa vuole fare. Ma noi cosa possiamo capire? Io sono un meccanico, lui è un operaio e quell’altro signore lì è un manovale. Possono raccontarci quello che vogliono e lo sanno. Così come sanno che noi capiamo solo una parola: risparmio».
«Nulla è gratis»
Torre Beretti vuole regalare l’energia elettrica ai suoi abitanti ma i suoi abitanti sono scettici. «Nulla è gratis a questo mondo», sottolinea un anziano che ha appena calato un asso a scopa e non sembrava attento a quello che stavano dicendo gli altri. «È vero, sono tutti un po’ perplessi, ma il sindaco non è stupido», si affretta a precisare Mauro Mugni, che è consigliere comunale ed è stato eletto nella stessa lista civica del sindaco.
Claudio che è dipendente comunale è sicuro. «A me sembra una buona idea. Anche perché il Comune vuole mettere dei pannelli fotovoltaici anche sul tetto del Municipio e delle scuole». Anche Niccolò che abita vicino al campo sportivo è d’accordo ma fa una precisazione. Non piccola. «Sono favorevole a patto che l’energia sarà regalata o scontata a tutti gli abitanti del paese».
A caval donato non si guarda in bocca, recita un vecchio adagio. A Torre Beretti non tutti sembrano però pensarla così. Nonostante i rincari della bolletta per le famiglie italiane, secondo le ultime proiezioni, potrebbero superare il 142%.
La strategia del sindaco
Di sicuro qui, aspettando che il riso giunga a maturazione, non si parla d’altro. La conferma arriva dallo stesso sindaco. «Da quello che sento in giro c’è tanta curiosità ma è comprensibile. L’idea di creare una comunità energetica rinnovabile in fondo è abbastanza nuova non solo per Torre Beretti». Di una cosa Marco Broveglio è però certo. «Sono anni che cerco di abbassare le spese del Comune. Ho iniziato cambiando tutte le lampadine dei lampioni che oggi sono a led. Poi abbiamo puntato sulla geotermia per il riscaldare i locali del Municipio e gli edifici vicini, infine abbiamo inaugurato l’impianto fotovoltaico nel centro sportivo». Un impianto grazie al quale «potremo servire le prime 10-15 famiglie più bisognose di Torre Beretti, per poi continuare con un secondo e un terzo impianto sui tetti del Comune e delle scuole e allargare così la possibilità di fornire energia elettrica scontata agli altri abitanti che avranno aderito alla comunità energetica rinnovabile».