Inflazione

Sopraffatti dal carovita

Prezzi all’insù, tenore di vita giù – «Poveri e ceto medio vanno sostenuti» osserva l’economista – Mentre Mister Prezzi chiede trasparenza alla lobby petrolifera
19.06.2022 14:00

Come un volano, in costante ascesa, il carovita s’impenna . Benzinai, ristoranti, parrucchieri, supermercati, trasporti… finanche il calzolaio ha ritoccato le tariffe e per risuolare le scarpe chiede almeno cinque franchi in più al cliente. Tutto (o quasi) è più caro. Ed è inutile star lì a ripetere che sì, sarà anche vero che tutto è rincarato, ma un po’, almeno un po’, il dubbio che ci sia chi se ne stia approfittando chi non ce l’ha? Ma è inutile. Il risultato è che lo stipendio di un lavoratore medio non basta più e il rischio di essere costantemente in rosso sul conto in banca è concreto. Con un’inflazione «su base annua (da maggio 2022 a maggio 2021) del 2,9%», come conferma Stefan Röthlisberger, dell’Ufficio federale di statistica, non resta che sperare che non arrivi a superare di un bel po’ il 3% nel giro di poco (era 0,6% nel giugno 2021). Una stangata soprattutto per le famiglie del ceto medio. Calcolando una disponibilità mensile di 6.600 franchi e uscite di 5.800, l’ipotesi di rincaro per il 2022 si aggira attorno ai 2.200 franchi (vedi tabella qui a lato).

Tante difficoltà

«Prevedo un periodo di difficoltà, finanziarie, economiche ma pure sociali e relazionali. Anche in famiglia, si sa che quando mancano i soldi, quando il tenore di vita si abbassa si inizia a discutere, i rapporti ne risentono», dice Sergio Rossi, professore ordinario di macroeconomia e di economia monetaria all’Università di Friburgo, che aggiunge: «Pian piano sprofonderemo più o meno tutti. Quando l’economia va male lo Stato deve intervenire. Mettere dei soldi nelle tasche dei poveri, sgravare il ceto medio alleggerendo il carico fiscale o facendolo beneficiare di qualche aiuto. Ad esempio, chi abita nelle zone periferiche dovrebbe poter dedurre dal reddito le spese per la benzina. Infine, aumentare l’onere fiscale delle persone fisiche benestanti e delle aziende che stanno realizzando utili stratosferici, per esempio nel commercio all’ingrosso di materie prime. Purtroppo non se ne farà nulla, perché non si vuole aumentare il carico fiscale dei ricchi, né sulle attività finanziarie per timore che fuggano dalla Svizzera».

Prezzi su, stipendi stagnanti, tenore di vita giù. Qualche giorno fa il consigliere federale Guy Parmelin dichiarava che le parti sociali hanno un ruolo da svolgere, quello di negoziare gli aumenti salariali. Mentre sul prezzo dell’energia, Parmelin ha rasentato la banalità: «Quello che possiamo fare tutti è usarla con parsimonia».

Una spirale pericolosa

Insomma, una Svizzera (già) cara e sempre più cara. «Anche se rispetto al 9% di Europa e USA siamo protetti dal fanco forte e abbiamo una certa indipendenza energetica», osserva Stefan Meierhans, «sorvegliante» dei prezzi. E sulla benzina, che da gennaio costa il 20% in più, chiede trasparenza alla lobby petrolifera. «Sto aspettando i dati delle società che applicano prezzi esorbitanti», conferma Meierhans.

Il costo dell’energia s’è portato appresso una fila di aumenti: affitti, mutui, trasporti, ristoranti, generi alimentari, sanità. Per quest’ultima voce è da tempo stata annunciata la stangata d’autunno, un aumento medio di almeno il 5%. Tutto ciò innesca una spirale pericolosa. «Se il consumatore fa fatica ad acquistare l’economia soffre - dice Rossi -. Ma appesantire le buste paga induce le imprese a recuperare da un’altra parte. E coi tempi che corrono… ». Conviene risparmiare, coi tempi che corrono. Qualche suggerimento sul numero in uscita della Borsa della spesa (vedi pagina a destra) che propone un test sui cibi a basso costo ma non di bassa qualità, consiglia di concentrare gli impegni per evitare continui spostamenti in auto e di aspettare che il boom dei vacanzieri si smorzi un po’ prima di prenotare le ferie. Sempre che si possa ancora permettersele.