Sparisce merce per 20 milioni

Una 31.enne - madre di due figli piccoli, impiegata in una professione tecnica con un salario di circa 6.000 franchi al mese - è andata alla Migros a fare la spesa. Entrecôte Bio per 198 franchi, scaloppine di manzo Bio per 130 franchi, affettati Bio per 252 franchi... In totale ha messo nel carrello un centinaio di articoli per una spesa complessiva di 1.323 franchi. Ma ne ha scansionati solo nove, per un importo di 40 franchi. Scoperta, è stata processata e condannata a inizio maggio a una pena pecuniaria di 45 aliquote da 70 franchi e al pagamento delle spese giudiziarie per 3.700 franchi. Il caso, riportato dalla NZZ, è avvenuto nel canton Zurigo. Ma non è dissimile da quanto si osserva ogni giorno nei supermercati ticinesi. Le casse automatiche e i sistemi di self-scanning stanno contribuendo all’aumento dei furti. Basti pensare che un paio di anni fa persino un agente della polizia di Mendrisio si era fatto cogliere con le mani nel sacco alla cassa automatica di un supermercato.
«Ci si sente meno controllati»
«Il fenomeno è attenzionato - afferma Luca Corti, responsabile della comunicazione di Migros Ticino -. Da una parte probabilmente le casse automatiche fanno aumentare gli errori. Proprio per evitare ciò le postazioni sono di principio presidiate da personale che supporta la clientela nelle operazioni di cassa. In altri casi forse ci si sente meno controllati e non si realizzano a pieno le conseguenze di un eventuale fermo. Come dice il proverbio, l’occasione fa l’uomo ladro...».
E il bottino è ricco. In base a diverse ricerche svolte a livello internazionale, risulta che nella grande distribuzione l’ammontare dei furti valga almeno l’1% del fatturato totale. Se si considera che Migros Ticino ha registrato l’anno scorso una cifra d’affari di 460 milioni di franchi, ecco che il bottino dei ladri deve essere valso almeno 4,6 milioni.
«È difficile fare un conto esatto poiché entrano in gioco più fattori - spiega Corti -. Gli ammanchi in inventario non sono riconducibili solo ai furti, ma anche a disguidi logistici o contabili. Tuttavia sì, la stima di 4,6 milioni è verosimile e abbastanza impressionante».
Estendendo il calcolo all’intera grande distribuzione, che in Ticino registra un fatturato di circa 2 miliardi annui, non è fuori luogo ipotizzare che il valore della merce sottratta superi i 20 milioni di franchi.
Aumenti un po’ ovunque
«Possiamo confermare che stiamo assistendo purtroppo a un aumento dei furti in tutta la Svizzera, come anche a un aumento del valore degli oggetti rubati», si inserisce Claire Freudenberger, portavoce di Manor, tra i primi dettaglianti ad aver introdotto le casse automatiche in tutti i suoi supermercati.
Una nuova modalità di pagamento che, in ogni caso, non ha fatto scomparire le vecchie modalità di furto. Poiché se è vero che oggi esiste la possibilità di rubare un articolo semplicemente omettendo di scansionarlo alla cassa, è anche vero che il vezzo di nascondere un pezzo di formaggio nella giacca o una busta di prosciutto nella borsa è ancora piuttosto diffuso. «Inoltre notiamo un aumento dei furti organizzati», aggiunge la portavoce di Manor.
In cifre, l’anno scorso la polizia ha registrato 19.781 furti con taccheggio nei negozi svizzeri, in crescita del 20% rispetto al 2021. Ed è solo la punta dell’iceberg, visto che la statistica criminale della polizia si limita a conteggiare i furti di merce di valore superiore a 300 franchi. Il fenomeno è quindi sicuramente molto più esteso di quanto non traspaia dalle statistiche.
«Nell’ultimo periodo rileviamo un leggero aumento dei furti - afferma Vanessa Meireles, responsabile della comunicazione di Lidl Svizzera -. Questa è una tematica che prendiamo molto sul serio. Stiamo valutando diverse misure di sicurezza e teniamo d’occhio gli sviluppi in questo ambito. Per evitare i furti, ad esempio, offriamo al nostro personale programmi di sensibilizzazione e corsi periodici di formazione al riguardo. Inoltre, tutte le nostre filiali sono protette con antitaccheggio elettronico».
Capita così che le etichette antitaccheggio non vengano più applicate ai soli prodotti elettronici e profumi costosi, ma anche a fette di formaggio e tagli di carne. Da Lidl può succedere che vengano securizzati anche articoli che costano solo 10 franchi.
Nuovi progetti pilota
Anche Migros Ticino, pur non entrando nel dettaglio delle misure intraprese, afferma di prendere molto sul serio il fenomeno. «Una sempre più stretta e proficua collaborazione con le autorità competenti e importanti investimenti a livelli di sistemi di sicurezza moderni e al passo con i tempi, come per esempio l’ausilio di telecamere di ultima generazione, contribuisce notevolmente all’individuazione degli autori di questi reati e riduce pertanto l’attrattività delle nostre filiali per questo genere di attività illecite», spiega il responsabile della comunicazione.
Ulteriori soluzioni sono sempre allo studio. «Come detto, i controlli sono costanti e non si esclude in futuro una loro intensificazione - aggiunge Corti -. La problematica è ben conosciuta e ci sono delle riflessioni in corso a più livelli. Sono partiti in questo ambito diversi progetti pilota in tutta la comunità Migros in Svizzera».
Tutti progetti che vanno in ogni caso contestualizzati in una realtà contrassegnata dalla correttezza. «Ci teniamo a sottolineare - conclude Corti - che la stragrande maggioranza della clientela Migros è onesta e si comporta in maniera ineccepibile».
Chi sono i taccheggiatori?
Ragazzini in vena di «bravate», ladri incalliti per indole, se non di professione. Ma anche persone in difficoltà economica. E anziani. Il profilo del taccheggiatore-tipo è difficile da tracciare e, almeno in Ticino, non corrisponde per forza all’immaginario collettivo. «Chi ruba in un supermercato può farlo per motivi molto diversi, sia le persone che il tipo di merce variano molto anche in base al negozio». Il direttore di Securitas Stefano Moro ne sa qualcosa: l’agenzia di sicurezza gestisce i controlli in diverse catene in Ticino, e non tiene il conto degli interventi effettuati.
«Molti casi non vengono nemmeno denunciati» avverte Moro. La decisione spetta ai singoli negozi, e per questo motivo il fenomeno potrebbe essere ampiamente sottostimato.
Il compito dei «controllori» è anzitutto disincentivare (una divisa all’ingresso vale più di tante telecamere, a volte) ma anche le ronde in borghese tra gli scaffali sono efficaci. «Tutto sta nell’avere occhio. Ci si concentra su persone o atteggiamenti sospetti, ma anche su alcuni reparti in particolare». Elettronica, carni ma anche profumeria sono quelli in cui la merce va più «a ruba» letteralmente.
Anche anziani colti sul fatto
Gli interventi discreti dei «securini» (in stanze separate) sono volti «anzitutto a recuperare i prodotti e poi ad adottare dei provvedimenti in base alla strategia della catena» spiega Moro. «Alcune catene sono più propense alla denuncia, altre alla diffida. Dipende molto anche dalla refurtiva». E dal grado di recidiva della persona colta sul fatto. «Ci sono soggetti che rubano abitualmente e con questi evidentemente i provvedimenti saranno più severi».
Qui si torna al profilo del taccheggiatore. Non sempre si tratta di baby-ladri o persone con un curriculum di illeciti alle spalle. «Capita anche di fermare delle persone di una certa età, e non sempre è facile capire se sono mosse da motivi economici o da disturbi comportamentali» osserva Moro. «Anche con i giovani le motivazioni spesso sono altrettanto indecifrabili». Del resto capirle non è compito degli agenti di sicurezza, semmai della magistratura qualora si arrivi alla denuncia. «Noi agenti abbiamo già tante altre cose da fare - conclude Moro - l’anti-taccheggio è solo uno dei nostri compiti».