Sport

Telecronaca di una sfida da bar

Viaggio nel mondo del footbalino ticinese che sta diventando uno sport (quasi) serio
Un momento del torneo presso il bar pub Losone. Al centro Dennis Grossi in attacco. © CdT / Gabriele Putzu
Davide Illarietti
12.03.2023 14:00

Il centravanti è immobile. Non tradisce emozioni. La palla agganciata sotto il piede, anzi i due piedi che ne formano uno solo. Il difensore invece sembra agitato: non sta fermo un attimo, corre anzi scorre a destra e a sinistra tremando. Finta laterale, passaggio all’ala destra, sponda. La palla torna al centravanti. Attimo di suspance.

Altra finta, tiro, gol. Se fosse una partita vera il telecronista farebbe un urlo, il calciatore una capriola o gesti di giubilo alla curva esaltata, ma nel «footbalino» non c’è tempo per esultanze. Dennis Grossi, 20 anni, selvicoltore di Lodrino, segna il punto sul pallottoliere e ributta la pallina al centro. È teso, a differenza dei suoi giocatori di plastica. Non ha ancora vinto una partita e nel bar l’atmosfera sta iniziando a scaldarsi.

Una cosa seria

L’orologio segna le 17.00, un sabato pomeriggio qualunque. Il Pub Losone è gremito fino all’orlo per il torneo organizzato dall’Associazione ticinese di soccer da tavolo (ATST). Esiste, ebbene sì, e non è neanche piccola: 32 soci, un centinaio di giocatori regolari divisi in quattro categorie, un campionato accesissimo che si disputa tra 15 bar sparsi tra Airolo e Chiasso. Ogni bar ha la sua squadra. E non bisogna immaginarsi un mondo di tavolini polverosi e pensionati svogliati. Era così fino a poco tempo fa, forse, ma le cose sono cambiate in fretta. Dennis ad esempio gioca ogni settimana al Pub Coyote di Biasca, un anno fa ha messo insieme la squadra con alcuni amici «perché i giocatori anziani stavano smettendo e c’era bisogno di un ricambio» spiega. Sono arrivati secondi nella loro categoria e quest’anno puntano ad alzare il livello. Il torneo di Losone è un’occasione ghiotta.

Un momento del torneo. © CdT / Gabriele Putzu
Un momento del torneo. © CdT / Gabriele Putzu

Tra i «footbalini» nel pub ci si muove a fatica: sono quattro, due fissi e due portati apposta dai volontari la mattina presto. Una calca allegra e rumorosa in cui si mischiano organizzatori, camerieri, avventori e una quarantina di giocatori: «Ce ne aspettavamo molti di meno, siamo molto contenti» commenta David Baldassarri, 47.enne di Lugano, presidente dell’associazione. Ha «ereditato» l’incarico dal padre Gianni, falegname, assieme alla passione per il gioco (la professione no: David fa il ristoratore) e alla missione di valorizzarlo. Il punto più delicato è proprio il ricambio generazionale. Fino agli anni 90’, spiega Baldassarri, il footbalino «era seguitissimo nei bar ticinesi, poi sono arrivati altri intrattenimenti, la tecnologia, e la gente si è distaccata». L’associazione ha perso progressivamente iscritti tanto da far temere per la sua sopravvivenza. Poi qualcosa è cambiato. «Abbiamo capito che dovevamo alzare il livello. Oggigiorno nel resto della Svizzera il gioco si è evoluto, è diventato agonistico e più attrattivo per i giovani. Stiamo provando a fare lo stesso anche qui».

Birra e agonismo

Il cambiamento è stato possibile in gran parte grazie a un uomo. Il Messi dei bar ticinesi si chiama Mirko Raemser, 37 anni, postino di Bioggio. Il suo tridente d’attacco è leggendario. Ha vinto 160 tornei dei bar e nel 2010, primo ticinese nella storia, è arrivato secondo al campionato mondiale a squadre. «È stato qualcosa di trascinante per tutti noi» sentenzia Baldassarri. Raemser è modesto ma ammette che «alla fine l’obiettivo di tutti qui è riuscire a battermi» e questo è uno stimolo a migliorare. Se va avanti così, non sa per quanto riuscirà a mantenersi in vetta: ha avuto un infortunio al polso, «ormai comincio ad avere i miei anni» scherza. Ma la soddisfazione del campione, tra una vittoria e l’altra, è essere circondato da tanta passione, racconta sorseggiando una birra al bancone. «Il prossimo weekend andremo a Zurigo per un torneo a squadre, siamo riusciti a portare una trentina di persone che per il Ticino è una cosa mai vista». Il sogno sarebbe di veder riconoscere lo sport anche dalle autorità cantonali. Swiss Olympics lo ha già fatto, le casse malati complementari anche. «I tornei importanti oltre Gottardo hanno una commissione arbitraggi e una anti-doping. Là, la gente gioca in sale professionistiche, i cosiddetti club, che da noi non esistono ancora».

Raemser (a sinistra) e Baldissarri durante il torneo. © CdT / Gabriele Putzu
Raemser (a sinistra) e Baldissarri durante il torneo. © CdT / Gabriele Putzu

«Ci serve una casa»

Da tempo l’Associazione si è messa in cerca di una «casa» in Ticino, ma non riesce a trovarla. «Abbiamo trovato un paio di sale idonee, ma gli affitti sono sopra le nostre possibilità per ora. Per questo siamo in cerca di sponsor e speriamo prima o poi anche di un sostegno da Bellinzona» spiega Raemser. Gli appassionati di footbalino per intanto sono condannati a continuare a giocare nei bar, con grande soddisfazione degli esercenti in termine di vendite: per ospitare un torneo, l’associazione chiede 200 franchi al locale, e una quota di iscrizione da 5 a 20 franchi ai partecipanti che va a formare il montepremi. I proventi di alcolici e bibite vanno tutti al bar. «È chiaro che in questi contesti giustamente la gente vuole divertirsi. Finché non avremo un posto tutto nostro - si rammarica Raemser - il livello ne risentirà».

Al pub di Losone l’atmosfera infatti è decisamente goliardica. Dennis è all’ennesima birra, e non ha intenzione di fermarsi. Dice che gli serve per rilassarsi. La partita si è fermata sul 6 a 6, il selvicoltore sembra in difficoltà ma non demorde. Perde un paio di palline in attacco, poi arpiona quella giusta. Tamburella, si smarca a destra, finta, gol. Applausi, il compagno di squadra gli batte il cinque: «Finalmente!».

Il giorno dopo il 20.enne ha ancora il mal di testa per le birre. La serata non è finita al massimo, la sua squadra è arrivata decima su 32. Gli brucia: per fortuna, gli atleti da bar non sono impassibili come i giocatori di plastica. Sono anche meno disciplinati. Ma la passione è tanta, prima o poi - Grossi non si scoraggia - i risultati arriveranno.

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