Il personaggio

Uberto Bustelli: campione di sci a 95 anni

«Qual è il segreto per vincere due medaglie d’oro a 95 anni? Mangiare poco e muoversi tanto, oggi siamo schiavi della comodità»
Andrea Stern
Andrea Stern
24.04.2022 07:07

Uberto Bustelli ha vinto la sua prima medaglia d’oro all’età di 89 anni. Era ai campionati del mondo master di Špindlerův Mlýn, in Repubblica Ceca, nel 2016. Lo sciatore di Riazzino, al suo 19esimo mondiale, si aggiudicò il titolo nello slalom gigante. L’anno successivo si ripeté ai Mondiali di Meiringen-Hasliberg, stavolta nel SuperG. E nel marzo scorso, ormai raggiunta l’età di 95 anni, ha messo altri due ori in bacheca, imponendosi nello slalom e nel SuperG disputatisi sulle nevi di St. Moritz, categoria ultranovantenni.

«Lo slalom è andato bene - racconta l’atleta di Riazzino -, sono sceso con calma, come può scendere un novantacinquenne, ho preso tutte le porte senza inforcare. Ero soddisfatto della mia prestazione. Invece nel SuperG non ho potuto fare quello che volevo. Io ero partito con l’idea di fare come sempre, nà giò a maneta. Solo che la pista era quella della Coppa del Mondo (la Corviglia, n.d.r.), lunga e impegnativa. Per di più prima erano già scese tutte le donne, le curve erano tutte levigate, quasi come ghiaccio. Urca miseria, è stato difficile. Ho dovuto arrangiarmi per arrivare in fondo».

Schietto, forse troppo

In fondo c’era il pubblico ad applaudire il coraggioso ticinese. L’unico ultranovantenne ad aver partecipato alla corsa, l’unico ultranovantenne ad averla portata a termine. «Dopo di me ho visto decine di sciatori più giovani uscire di pista - aggiunge Bustelli -. Sebbene fossi deluso della mia discesa, mi dicevo che in fin dei conti potevo essere contento di aver concluso la gara».

Contento inoltre di aver dimostrato, ancora una volta, quanto sia efficace la sua filosofia di vita. «Ho scritto un diario nel quale spiego come si può arrivare a novant’anni, ottenere certe prestazioni e nel contempo ritardare l’invecchiamento fisiologico - spiega Bustelli -. La mia più grande soddisfazione, a St. Moritz, non sono state le due medaglie d’oro bensì l’aver trovato conferma a quanto sostengo da decenni. Il mio diario si intitola «Scalata della salute», sottotitolo «Novant’anni sprint». Ne ho rilegate due copie che presto a chi mostra interesse. Non pubblicherò il mio diario come libro, perché su diversi temi mi sono espresso in modo schietto, forse troppo schietto, senza peli sulla lingua. Io sono così, diretto, ma so che non tutti apprezzano. E io non voglio suscitare reazioni avverse».

«Il progresso ha portato regresso»

Uberto Bustelli, momò trapiantato a nord del Ceneri, ha una visione piuttosto chiara della società. «Io non sono d’accordo con il mondo in cui viviamo - spiega -, il progresso ha portato talmente regresso che oggi la società fa paura. I valori che abbiamo perso sono infiniti. Non c’è più rispetto per le persone. Siamo diventati dei numeri, siamo dei pezzi di ricambio della macchina del profitto.Guardi per esempio cosa succede a livello familiare.Fino a trent’anni fa il marito andava a lavorare e la moglie si occupava della casa e dei figli. Ora, per un motivo o per l’altro, anche la donna è costretta ad andare a lavorare. Corriamo dietro ai soldi, che poi tanto quando arriviamo a fine vita non ce ne facciamo più nulla. Abbiamo perso i veri valori».

Non solo, secondo Bustelli siamo anche diventati troppo pigri. «Oggi più nessuno accetta una casa dove per entrare bisogna fare dieci scalini e non c’è il lift - prosegue -. Oggi siamo schiavi della comodità».

Uberto Bustelli invece non ha mai cercato il facile comfort. «Nella mia vita ho lavorato come un pazzo - afferma -, ho giocato a calcio per 45 anni, adesso sono più di 30 anni che faccio sci a livello competitivo. Non mi sono mai fermato. È quello che cerco di trasmettere ai giovani quando mi invitano in qualche scuola media. Io dico loro di andare avanti, di non fermarsi mai. È così che il corpo rimane competitivo e reattivo alle malattie. Ci crede che io negli ultimi quarant’anni non ho mai preso un’influenza?».

La dieta e il sole

Merito anche di una vita molto disciplinata. «Il segreto è muoversi tanto e mangiare poco - spiega -. Poco significa lo stretto necessario. Io a vent’anni pesavo 50 kg, a novant’anni pesavo ancora 50 kg. Non ho mai avuto sbalzi perché ho sempre mangiato il minimo. L’anno scorso ho letto sul giornale una statistica secondo cui gli austriaci sono quelli che assumono più calorie in eccesso, poi vengono gli svizzeri. Qui da noi quasi la metà delle persone è in sovrappeso. Gli uomini arrivano a 40 o 50 anni che i g’ha già una bela panzeta e devono fare lo slalom tra colesterolo e diabete. Quando basterebbe non eccedere per evitare tanti problemi».

Va tenuta d’occhio, aggiunge Bustelli, non solo l’alimentazione ma anche la digestione. «Io non vado mai a letto prima delle 22, nemmeno se sono stanco morto- spiega -. Faccio sempre in modo di concedere al mio corpo le tre ore necessarie per digerire la cena. Se dovessi andare a letto solo due ore dopo la cena, vorrebbe dire che il 30% delle calorie resterebbe in pancia. È per questo motivo che tante persone prendono peso anche senza mangiare in maniera esagerata. Bisogna controllare la propria digestione».

Un altro «segreto» dell’eterna gioventù di Uberto Bustelli è il sole. «Durante i mesi invernali mi concedo sempre qualche bagno di sole - racconta -. Mi basta che ci siano 8 gradi e vado fuori in giardino, mi mettoal riparo dall’aria e prendo il sole. Mia moglie si preoccupa, mi chiede sempre se non ho freddo. No, io non ho freddo. Quando mi alzo sento subito l’energia addosso, è incredibile l’effettobenefico dei raggi solari».

Problemi e progetti

Uberto Bustelli ha una vivacità e una positività fuori dal comune. Sebbene la sua vita non sia stata sempre rose e fiori. «Oggi sono sposato da cinquant’anni, dopo un primo matrimonio dal quale ebbi due figli - racconta -. Di questi due figli uno ha il morbo di Parkinson, l’altro ha la moglie che è finita al manicomio e poi in casa anziani. Mentre la loro mamma ha fatto un ictus ed è semiparalizzata al Torriani di Mendrisio. Si immagini come posso stare, potrei passare il tempo a piangere... Ma malgrado ogni tanto ma vegn un quai sacramento alla fine mi convinco che tutti questi problemi contribuiscono a tenermi sveglio il cervello, a tenermi attivo».

Fin troppo, secondo la moglie Heidi, che già da tempo auspica una fine della carriera sportiva dell’intrepido marito. «Ogni volta che salgo sugli sci lei ha paura che mi faccia male», spiega Uberto Bustelli. Mentre la figlia Barbara asseconda maggiormente le volontà del padre. «Ha già partecipato a sette mondiali con me - racconta -, è bellissimo andare insieme a fare la ricognizione della pista, scambiarci i consigli su come affrontare le curve. Tra di noi c’è una grande complicità. Poi ogni estate noi due andiamo con un amico a fare sci estremo sulla Novena, al Nufenenstock, su un canalone che ormai conosciamo a memoria.Lo chiamiamo la muraglia cinese. Per me questi sono momenti fantastici».

Padre e figlia stanno già pianificando l’escursione sulla neve della prossima estate. Mentre per i prossimi campionati del mondo il discorso resta aperto. «Sa, non ho più novant’anni, ne ho novantacinque - osserva Bustelli -. Io avrei voglia di andare avanti ma capisco che intorno a me mi consiglino di fermarmi. Non so, non vorrei creare problemi in famiglia. Valuteremo quando sarà il momento».