Verzasca

Un giorno da pecora iper-connessa per sconfiggere il lupo

L'ariete Pablo e il suo gregge hanno un'arma speciale contro il predatore: ecco come funziona
La app sul telefonino di Barbara Gianettoni mostra la posizione di Pablo. © CdT/ Chiara Zocchetti
Davide Illarietti
19.03.2023 14:18

Pablo guarda il telefono con aria interrogativa. È un maschio adulto, ne ha viste tante in vita sua, ma questa gli mancava: il trasmettitore montato al collo della sua compagna - una delle tante - manda un segnale all’applicazione sul telefonino di Barbara. La pastora ha reagito come l’ariete, all’inizio. «Sono sincera: non capisco niente di tecnologia» ammette. Pablo sembra confermare: «Beeeeee».

Il progetto pilota

Eppure la tecnologia potrebbe tornare molto utile ai pastori della Verzasca (e non solo), salvando la vita a Pablo e a tante pecore minacciate dal lupo nelle valli ticinesi. Almeno questa è la speranza dei promotori di un progetto pilota avviato quest’estate da un gruppo di allevatori con il contributo della Fondazione Verzasca e dell’Associazione agricoltori. Si chiama Track-Alp, come la App sviluppata da una startup del canton Uri che ha fornito la strumentazione e l’idea alla base dell’iniziativa. Siccome il limite del bosco si innalza sempre più, e copre aree di pascolo dove in passato era più facile individuare le greggi a occhio nudo, in un territorio vasto e impervio come la valle Verzasca, i pastori hanno più che mai l’esigenza di controllare a distanza le proprie greggi e proteggerle come possibile dalle nuove minacce. Barbara Gianettoni, 55 anni, ha perso una ventina di capi in una serie di predazioni nel 2015 ed è stata una delle prime ad avvicinarsi al progetto. «Ogni volta che spariva un animale ci mettevo giorni a trovarlo»,racconta. «Le ricerche erano sfiancanti, e arrivano sempre tardi, quando ormai della pecora non rimanevano che le ossa e non era nemmeno più possibile farle analizzare.Le tracce del lupo sulle prede vengono cancellate dal tempo e dall’intervento di altri animali, come uccelli rapaci e roditori».

80 predazioni in un anno

Non è l’unica ad avere questo problema. Il 2022 è stato un annus horribilis per gli allevatori degli alpeggi ticinesi: da marzo a fine novembre il Dipartimento del territorio ha comunicato 82 predazioni riconducibili a cani, volpi, ma soprattutto al lupo. Il problema è particolarmente sentito nelle valli sopracenerine: a giugno l’associazione dei Comuni verzaschesi ha lanciato un appello disperato al Consiglio di Stato, chiedendo un intervento deciso contro i grandi predatori. Il governo ha chiesto a Berna una serie di modifiche alla legge sulla caccia che, rivista a dicembre dal Consiglio nazionale, sembra infine aver portato a una tregua tra agricoltori e associazioni ambientaliste. Ma per i pastori come Gianettoni la situazione resta critica e la tentazione di «armarsi» da soli è forte. I trasmettitori di Track-Alps non sostituiscono le recinzioni e i cani da protezione, però potrebbero evitare a qualcuno di imbracciare il fucile.

I «tracker» - dall’inglese «to track», rintracciare - sono dei terminali elettronici posizionati sui collari di pecore e capre durante il pascolo. Geolocalizzano il bestiame grazie a una piccola rete di antenne a bassisima intensità, installate in punti chiave della valle. I dati vengono trasmessi dai ricettori in tempo reale all’applicazione che Barbara mostra sul telefonino ma che è consultabile anche da PC.

«Questo è Pablo ad esempio», dice indicando con il dito un’incona a forma di pecora posizionata su una fotografia satellitare della valle. Di fianco si vede l’alpeggio, una cascata, le cime dei monti. Cliccando sull’icona si apre una scheda con la foto dell’ariete e il nome. «Posso vedere tutti i suoi ultimi movimenti, anche quello che ha fatto negli ultimi giorni e nell’arco di tutta l’estate». La App permette di tracciare un recinto virtuale: se viene oltrepassato da una o più pecore, il pastore riceve un’allerta sul telefonino. «Capire i movimenti del gregge è molto utile non solo per facilitare le ricerche, ma anche per rilevare eventuali pericoli», spiega Gianettoni.

Lavori in corso

La tempistica in alta quota è fondamentale. Il paesaggio nei pascoli rocciosi è come un deserto grigio, dove riconoscere la macchia bianca di una pecora è difficilissimo anche con il binocolo, soprattutto se non si muove. Lo smartphone di Barbara inizia a suonare quando un capo di bestiame rimane fermo nello stesso punto per troppo tempo: ma è in fase di sviluppo anche un’allerta legata ai movimenti bruschi e agli scatti improvvisi, che potrebbero indicare una fuga da qualcosa. I ricettori, a quel punto, diventerebbero un’arma di difesa, emettendo ultra-suoni in grado di disturbare l’udito sensibile del lupo e farlo desistere dalla caccia. Fantascienza? «Sarebbe fantastico», immagina Gianettoni. Anche così ad ogni modo il progetto pilota sta ricevendo ottimi feedback dagli allevatori, e nuove aziende dovrebbero introdurre il sistema l’estate prossima in vista di nuove possibili predazioni.Anche se il lupo non ha tutte le colpe, ammette Gianettoni. «Una volta le famiglie avevano otto o nove bambini che passavano le estati a guardare le greggi. Adesso non è più così». Per fortuna anche la tecnologia si è evoluta.

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