Isole comprese

Un mare di cultura bagna Procida

Il cuore di questa isola continua a battere selvaggio, lontano anni luce dalla frenesia mondana di Capri e di Ischia
Prisca Dindo
12.06.2022 06:00

A volte i penitenziari sorgono in luoghi di grande bellezza. Succede a Procida, l’incantevole isola del gruppo delle Flegree ad un’ora di aliscafo da Napoli. Il carcere di Terra Murata, così è chiamata la fortezza a picco sul mare che ha ospitato il penitenziario fino al 1988, gode di una vista incantevole sul golfo napoletano. Non sappiamo se questo scorcio imperdibile sia stato d’aiuto oppure un’ulteriore pena per i suoi detenuti. Quel che è certo è che il carcere era parte integrante della vita isolana. Le guide raccontano che i procidani regolavano i loro orologi con la sirena che scandiva le giornate di lavoro dei detenuti. Il suono rimbombava acuto sull’intera isola mattina mezzogiorno e sera. Sin da subito il regime di prigionia fu orientato al duro lavoro quotidiano.

Alcuni prigionieri confezionavano uniformi e ricamavano preziosi tessuti in lino; altri zappavano la terra; altri ancora fabbricavano mobili pregiati. Si dice che a Procida non vi era sposa senza corredo tessuto dai carcerati. I prigionieri approdavano sull’isola coi cippi alle mani a bordo di traghetti pubblici provenienti da Napoli. Quelli macchiati di assassinio finivano in isolamento, mentre i condannati per reati minori potevano passeggiare nel quartiere di Terra Murata con le catene ai piedi. La convivenza forzata con i detenuti non faceva di questo quartiere un posto molto raccomandato. Per rientrare a casa gli abitanti dovevano presentare un lasciapassare, cosicché con gli anni quasi tutti andarono via dal borgo. Chiuse per sempre le porte del carcere, i procidani continuarono nel loro tran tran quotidiano, fatto di pesca, di barche e di mare. Nel frattempo però il cinema si era innamorato dell’isola. Sono state ben trentaquattro le pellicole girate tra i suoi scenari impressionanti. Per gli esperti  Procida è un set a cielo aperto. La pellicola italiana più famosa realizzata nel centro abitato è «Il Postino», interpretato da Massimo Troisi. Tuttavia l’isola ha fatto da sfondo anche ad una produzione internazionale come il «Il talento di Mr. Ripley», il film con Matt Damon, Gwyneth Paltrow e Jude Law. Poi arrivò un colosso dell’informatica, che nel 2015 scelse l’immagine di Colatrella, il meraviglioso quartiere poco distante da Terra Murata, per la promozione di un suo prodotto. Lo scatto proiettò nel mondo l’incredibile incastro di case color pastello dominate dal santuario di Santa Maria delle Grazie. La fama della piccola isola Flegrea divenne così planetaria. Oggi non esiste influencer che si rispetti senza un selfie scattato dal belvedere che dà sulla marina più antica dell’isola. I procidani iniziarono così ad aprirsi al turismo. Lo fecero senza troppa fretta, quasi controvoglia.

«Ma voi realmente volete trasformare un popolo di comandanti in un popolo di camerieri?», disse una volta un assessore locale, facendo riferimento alla natura ribelle degli abitanti. Quest’anno Procida è capitale della Cultura. È la prima isola a rivestire questo ruolo. Tuttavia il suo cuore continua a battere selvaggio, lontano anni luce dalla frenesia mondana di Capri e di Ischia, le altre due isole Flegree. Il miglior modo per scoprirla è a piedi. Ma se si vuole evitare la fatica di qualche salita ripida, si può, anzi, si deve, saltar su un’apecar. Viaggiare a bordo dei caratteristici micro-taxi che sfrecciano imperturbati tra le strettissime vie dell’isola è un’esperienza da vivere almeno una volta nella vita.