Ticino

Una notte da fattorini, tra «movida» e incidenti

Chi consegna la Domenica ne vede di cose - Il viaggio silenzioso di Pino Anselmi attraverso il Ticino, e la movida del sabato sera
Pino Anselmi durante una consegna, in centro a Lugano ©Chiara Zocchetti
Davide Illarietti
31.08.2025 06:00

Pino Anselmi porta notizie da una vita ma spesso gli capita anche di osservarle in diretta. Risse, incidenti, un accoltellamento davanti alla discoteca Morandi. Una volta sull’A2 ha incontrato una moto che viaggiava in contromano.

«Con questo mestiere se ne vedono di tutti i colori» dice sorridendo, mentre carica 97 pacchi della Domenica sul suo furgoncino Wolkswagen Caddy nel centro stampa di Muzzano. Sono le 23.30, i fattorini iniziano a radunarsi all’uscita della tipografia, la notte è giovane.

Fattorini in attesa fuori dal Centro Stampa di Muzzano (foto Cdt - Zocchetti)
Fattorini in attesa fuori dal Centro Stampa di Muzzano (foto Cdt - Zocchetti)

È lungo il sabato sera di chi trasporta ai quattro angoli del Ticino il nostro domenicale, oggi di nuovo nelle cassette rosse dopo la pausa estiva. Dura fino all’alba come la «movida», i cantieri stradali, la vita notturna le cui notizie - spesso non buone - succedono troppo tardi per finire in stampa. Le stesse di cui Pino e colleghi sono da anni testimoni privilegiati.

Storie di corrieri

Anche il loro lavoro, in realtà, è poco visibile e finisce di rado sui giornali. Eppure le auto che aspettano impazienti nel parcheggio di Muzzano sono l’ultimo miglio, nel viaggio iniziato poco prima con la rilettura finale in redazione - «buona, andiamo!» - per poi passare in una ragnatela di rotative: la danza impressionante di 35.mila copie svolazzanti, appese in aria come stendardi ad asciugare.

«Eccolo che arriva». Al terminale del macchinario a raccogliere il settimanale ci sono una quindicina di fattorini, da tutto il Ticino, con le loro storie e i loro buoni motivi. C’è Sonia, mamma di Lugano - «ho appena messo a dormire mia figlia di quattro anni» - che arrotonda lo stipendio di assistente di cura. C’è Dino, in disoccupazione dopo la chiusura di un magazzino a Sant’Antonino («ci hanno proposto il trasferimento in Italia, ho rifiutato») ma anche tanti occupati nella logistica o in fabbrica, a cui un’entrata extra «fa comodo» per non dire che è necessaria. Mentre caricano i pacchi citano i rincari della cassa malati, delle bollette. «Quelli non ce li toglie nessuno» sintetizza Claudio, tecnico del Locarnese divorziato e con una figlia all’università. «Una notte di sonno invece si recupera, in qualche modo, il giorno prima o il giorno dopo».

Prima tappa Lugano

Pino ha finito di caricare il Caddy e fa un cenno con la testa: è ora di andare. La tabella di marcia è lunga, Lugano-Chiasso-Mendrisio, 58 cassette aspettano di essere riempite.

Anselmi è di Gordola ma ama le strade del Sottoceneri. «Di notte» precisa inforcando la Lugano Nord tanto trafficata di giorno e ora libera che è un piacere, a parte rare auto «tamarre» dirette al divertimento. «Di notte è tutta un’altra cosa». Lo stile di guida del sabato sera è uno dei problemi più discussi tra Pino e colleghi, e più ricchi di aneddoti: assieme agli animali investiti (è capitato a molti) e ai lettori che la mattina presto «sono già lì ad aspettarti alla cassetta» e contano i minuti.

Il giro di Pino prevede 58 tappe tra Lugano, Chiasso e Mendrisio (foto Cdt - Zocchetti)
Il giro di Pino prevede 58 tappe tra Lugano, Chiasso e Mendrisio (foto Cdt - Zocchetti)

«In genere non prendono il giornale solo per sé, ma ne distribuiscono anche a parenti e vicini di casa, ormai li conosciamo» dice Pino che ha 52 anni e fa questo lavoro da trenta, quando ancora c’era il Caffè e ma la staffetta informale era già rodata. «Le abitudini non sono cambiate ed è un bel segno di attaccamento, alla fine ci fanno un servizio. I problemi sono altri». L’aggressività non solo al volante è cresciuta, ne hanno parlato spesso le cassette rosse e anche Pino se ne è accorto.

Il Caddy ha fatto tappa a Massagno e scende verso il Civico. «Qui una volta dentro la cassetta ho trovato i documenti di un’auto rubata, li ho consegnati in polizia» racconta Pino. «Un’altra volta un giovinastro mi ha rotto lo specchietto retrovisore con un calcio». In via Trevano davanti alla storica discoteca c’è un’altra cassetta: riempiendola, gli viene in mente di quando «assistetti a un accoltellamento proprio qui davanti».

La notte che peggiora

Il furgoncino scivola tra le luci al neon di locali e paninari, oltre la famigerata Pensilina Botta dove si muovo assembramenti di giovani. «Negli anni c’è stato sicuramente un peggioramento» riflette il fattorino guardando fuori dal finestrino. Non lo dice: ma a volte le sue colleghe donne si fanno accompagnare in auto dai mariti, nei punti più critici (a Lugano ma anche a Bellinzona) confessano di avere avuto paura, soprattutto le prime volte.

Pino è un gigante buono e non teme ribalderie («qualche volta capitano i gradassi ma poi si spaventano») però riconosce che rispetto a quando ha iniziato, negli anni ‘90, in generale sono aumentati i segnali di inciviltà. «Sembra che di notte le regole non valgano più» dice ripulendo la cassetta di piazza Rezzonico da bottiglie di birra e cartacce. Ripulire le postazioni è una mansione a cui, assieme ad altri, si dedica nel corso della settimana. «Ci troviamo di tutto, spesso, meno che i giornali: in genere sono già tutti spariti la domenica stessa o il giorno dopo».

Una pattuglia di polizia alla Pensilina Botta di Lugano (foto Cdt - Zocchetti)
Una pattuglia di polizia alla Pensilina Botta di Lugano (foto Cdt - Zocchetti)

Sono cose a cui i fattorini fanno caso. Le sfide della carta stampata in Svizzera e in Ticino sono un altro dei pensieri che tengono sveglio Pino alla guida - «a volte il tempo non passa mai» - nell’itinerario che si allunga verso sud imboccando la A2 a Pazzallo. Al di là degli sfoghi («i giovani di oggi stanno sempre al telefonino, la colpa è degli adulti che glieli danno in mano») e degli scongiuri scaramantici («mi mancano ancora un po’ di anni alla pensione») a confortare il 52.enne c’è la fedeltà dei lettori, certificata dai dati REMP oltre che dalle cassette vuote. Ma anche il fatto che dal 2021 in realtà, il numero dei fattorini impiegati nella distribuzione diretta della Domenica è raddoppiato (oggi sono appunto una ventina). È il risultato, spiegano dall’amministrazione, della scelta di internalizzare sempre più il servizio, che permette un maggiore controllo sulla qualità.

Da Airolo a Chiasso

Nel frattempo il furgoncino ha passato il ponte di Melide. Sull’A2 non c’è un’anima, le aree di sosta sono piene di camion che riposano. La mezzaluna splende sulle montagne dove la Domenica arriverà pri ma dell’alba, prendendo un «passaggio» in bus. A trasportarla sono i torpedoni dell’Autopostale, spiega Pino: i pacchi destinati alle Valli vengono consegnati dai fattorini agli autisti dell’ex regia federale, e proseguono il viaggio con la prima corsa del mattino. I punti di distribuzione (1.096 in totale tra cassette, bar e ristoranti) sono disseminati dalla Valle di Muggio all’Alta Leventina: il più alto è a Carì, a 1.650 metri d’altitudine.

(foto Cdt - Zocchetti)
(foto Cdt - Zocchetti)

Raggiungere i paesini più sperduti, dove ha chiuso la Posta e magari non c’è più neanche un alimentari, potrebbe sembrare un’impresa romantica: ma è quasi invidiabile per il fattorino del Sottoceneri, se pensa ancora ai traffico notturno e alle disavventure della «movida» automobilistica, in città. Una volta, ricorda Pino, è stato coinvolto in uno scontro a catena («carambola») mentre era fermo a un semaforo in centro a Lugano. Il carico di giornali è stato tamponato da un giovane ubriaco (3,2 per mille) che «è sceso dalla sua auto gridando edè svenuto poco dopo».

Il giro di boa

Un’altra volta in autostrada «ho visto una motociclista cadere e venire investita da un’auto» racconta il fattorino allo svincolo di Mendrisio, dove avvenne l’incidente. «Poche decine di metri più avanti e sarebbe toccata a me. Quando passo di qui ci ripenso». La strada è piena di ricordi, per chi ci lavora. Davanti al Serfontana ad esempio Pino racconta di una notte in cui ci fece sosta, e venne svegliato dalla polizia (perché su sedime privato). «Dicono di fermarsi e riposare, e poi...».

La cassetta rossa più meridionale è proprio di fronte alla Dogana di Chiasso. Il furgoncino la raggiunge che sono le 3.30 di mattina. La stanchezza inizia a farsi sentire. A parte Pino, in giro si vedono solo i reduci del sabato sera che ormai si avviano verso casa.È il giro di boa: da qui il Caddy risalirà a Balerna, Morbio Inferiore e poi Mendrisio.

La tappa successiva è la stazione FFS della città di confine. La cassetta rossa è a pochi passi da un ubriaco che straparla nella solitudine della piazza, sembra non sentirsi molto bene. «È innocuo finché non lo si disturba». Pino scuote la testa e fa il suo lavoro: appoggia la locandina, la attacca con una calamita. Poi mette il pacco e lo taglia con una forbice.

L’ubriaco canticchia in una lingua straniera.Passa in auto una pattuglia della Polizia Comunale. «Nel complesso una serata tranquilla» assicura l’agente. Pino saluta e ritorna al volante: il viaggio insieme finisce qui, ma il suo proseguirà fino all’alba. C’è ancora mezzo furgoncino da svuotare. Sulla strada fino a Gordola,possono ancora succedere un sacco di cose che, chissà, potrebbero anche finire sul giornale della settimana prossima.

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