Confine

«What is frontaliere?»

Storie e opinioni dalla piazza di Como, dove oggi è andata in scena la protesta dei «permessi G»
Un momento della manifestazione a Como
Davide Illarietti
25.05.2024 22:00

«What is frontaliere?». I manifestanti si confondono nel turbine di trolley, selfie-stick e k-way - danno pioggia - sul treno pieno dei soliti turisti. Americani, asiatici e nord-europei che delle «beghe» di confine se ne infischiano - «they work in Switzerland, but they live in Italy» spiega la guida -passano oltre verso il lungolago. I frontalieri invece piegano a destra uscendo dalla stazione San Giovanni, alla spicciolata, verso gli uffici della Regione.

Non hanno oltrepassato il confine, per una volta, e si sono fermati a Como per partecipare alla prima manifestazione «di categoria» che si ricordi (a memoria di sindacalista, l’unica in trent’anni «degna di tal nome»). Il motivo («why are they protesting?») sarebbe difficile da spiegare ai turisti: tra accordi non rispettati, ritardi, tasse a sorpresa: insomma un «pasticcio» all’italiana ma anche un po’ svizzero.

La «vecchia» guardia

«Ci hanno sempre detto che per i vecchi frontalieri non sarebbe cambiato niente, invece eccoci qui con una nuova tassa» lamenta Eva Baggio sotto l’ombrello, in attesa che il piazzale si riempia. Impiegata farmaceutica, 51 anni, è consapevole che «come frontalieri siamo una categoria privilegiata, dal punto di vista del salario» ammette. «Ma questo non toglie che la tassa è una tassa, e in questo caso è completamente illegittima».

Emanuele Zappa, Sondrio-Grigioni
Emanuele Zappa, Sondrio-Grigioni

Il riferimento è al «contributo» per la sanità nelle zone di confine - fino a 200 euro al mese a lavoratore - approvato a fine 2023 dal governo Meloni e inserita nella legge finanziaria tra cori di protesta. A pagarla saranno soltanto i «vecchi» frontalieri, quelli che hanno lavorato in Svizzera tra il 2018 e il 17 luglio 2023 (data di entrata in vigore del nuovo accordo fiscale). Questo spiega come mai, alla manifestazione organizzata sul Lario dalle sigle italiane e svizzere (Cgil, Cisl e Uil da una parte, Ocst, Unia e Syna dall’altra) oggi di «nuovi» frontalieri ce n’erano davvero pochi.

Francesca, Sondrio-Lugano
Francesca, Sondrio-Lugano

«Coinvolgere i giovani è forse più difficile» motiva Emanuele Zappa, 30.enne ingegnere civile che ha iniziato a lavorare (nei Grigioni) appena un mese fa. «Ci vuole un po’ di tempo per prendere coscienza di certi meccanismi» immagina. Eppure sono proprio i «nuovi», come lui, a pagare il prezzo più alto del regime post-2023: circa tre mensilità se ne vanno in tasse secondo i pessimisti, anche se i conti in tasca andranno fatti a fine anno. Ben più di ducento euro al mese.

La questione valtellinese

Basta saperlo prima. A non andare giù sono le sorprese (quelle brutte), soprattutto se per una vita si è lavorato e guadagnato a condizioni migliori. Claudio Farinelli, 53 anni, pendola da Sondrio a Lugano tutti i giorni (un’ora e mezza) dal 2001. Ieri ha fatto Sondrio-Como (due ore) portanosi dietro la famiglia «perchè la questione ci riguarda tutti e rischia di impattare sul nostro benessere familiare». Per 23 anni ha pagato le imposte alla fonte in Ticino. Ora però la Provincia di Sondrio è stata esclusa dalla fascia di confine, su impulso ticinese: per il Cantone(non per i Grigioni) i frontalieri ticinesi sono da considerarsi «nuovi» e quindi tassabili anche in Italia. «Abbiamo fatto programmi di vita, a cominciare dal mutuo, sulla base di una situazione che ora viene stravolta. Ecome noi migliaia di altre famiglie» protesta Claudio.

Eva Baggio, Como-Mendrisio
Eva Baggio, Como-Mendrisio

Le recriminazioni sono tante, insomma, e dalle vetrate della Regione Lombardia rimbalzano oltre il confine. Le delegazioni sindacali sono arrivate non solo dal Ticino ma anche dai Grigioni, persino dal Vallese. «La questione ci riguarda in prima persona, checchè se ne dica» sottolineano i sindacalisti delle varie sigle. Assicurano che non è questione di tesseramenti - circa un terzo degli iscritti alle principali single, in Ticino, sono lavoratori frontalieri - ma di principio: il dumping si combatte (anche) alla sorgente, e la fascia di confine sarà anche in Italia geograficamente, ma economicamente «rientra appieno nel mercato del lavoro ticinese» ha sottolineato al microfono Giangiorgio Gargantini di Unia. Davanti a lui, alla fine della mattinata, c’erano circa trecento persone: la pioggia non ha favorito i numeri, del resto nessuno si aspettava una folla oceanica. Come quella dei turisti che sciamano verso il lago: incuranti del maltempo e delle polemiche di frontiera.

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