L'analisi

Zelensky sulle barricate aspettando l’invasione russa

L’Ucraina è attesa alla prova della verità tra maggio e giugno, quando il nemico potrebbe lanciare un’azione massiccia
Guido Olimpio
Guido Olimpio
05.05.2024 06:00

L’Ucraina è attesa alla prova della verità tra maggio e giugno, quando il nemico potrebbe lanciare un’azione massiccia. Oppure anche prima se gli invasori sfrutteranno i recenti successi sul fronte orientale. Le previsioni sono fosche. Kiev ammette una situazione «deteriorata», destinata forse a peggiorare.

Gli invasori stanno avanzando, a piccoli passi, da settimane. Non impiegano forze massicce ma preferiscono sondare le posizioni della resistenza: quando è possibile tentano di affondare il colpo. Vi riescono grazie alla superiorità di uomini, alla disponibilità di munizioni per l’artiglieria, alla capacità di adattamento. I difensori non hanno ancora risolto il problema dei rifornimenti alleati, l’aiuto da un miliardo di dollari appena sbloccato dagli Stati Uniti e le forniture europee devono raggiungere il campo. Per ora possono servire solo a stabilizzare, a tenere, sempre in un quadro di incertezza. 

I comandanti ucraini, cosa che avviene da tempo, devono risparmiare ogni proiettile, valutare con attenzione dove impegnare le magre risorse dei cannoni, stabilire priorità. Facile comprendere come la missione diventi impossibile. L’Occidente promette supporto, tuttavia - nonostante l’impegno - fatica a ritrovare un meccanismo di assistenza fluido.

Le truppe di Zelensky, oltre alla ben nota e cronica carenza di scorte, lamentano ranghi sempre al di sotto delle necessità. Servirebbe una mobilitazione massiccia, misura che il governo però non vuole adottare. Sull’altra barricata, invece, Mosca ammassa battaglioni, ha almeno due «Corpi» di riserva, abbina unità esperte e rincalzi, schiera ancora ex detenuti. È sempre il solito discorso: la massa diventa qualità, ha un suo peso specifico. Certamente le tattiche d’assalto comportano perdite serie, tuttavia al momento il sacrificio di centinaia di uomini non rallenta i piani. Secondo gli esperti la pressione proseguirà su numerose località, sono citate ripetutamente Sumy, Chernihov, Pokrovsk, Kostantinovka e Kharkiv. Quest’ultima sottoposta a bombardamenti ripetuti per renderla inabitabile, azione appaiata agli strike su infrastrutture, fabbriche e impianti d’ogni genere. I civili non devono vivere. Chasiv Yar, uno degli obiettivi degli occupanti, potrebbe cadere presto.

L’Ucraina ha iniziato a costruire linee di difesa, solo che i lavori sono partiti tardi e le trincee non bastano, appaiono frammentate. Servono protezioni in cemento, veri bunker e soprattutto un dispositivo ampio. Al momento sono stati creati dei «punti» d’arresto che però possono essere aggirati dalla manovra del nemico o sottoposti ad un martellamento senza tregua dal tiro dei lunghi pezzi e dalle bombe plananti rivelatesi determinanti nel demolire le postazioni. Sono lanciate dai caccia che volano a distanza di sicurezza, hanno cariche potenti e conta poco che la loro precisione sia inferiore a sistemi «intelligenti». Devastano, fanno vittime tra i soldati. A questo si aggiunge il costo più basso rispetto ad equipaggiamenti sofisticati in quanto si tratta di ordigni tradizionali modificati con l’aggiunta di kit. E i russi ne hanno una valanga.

Indiscrezioni hanno poi rivelato come le contromisure elettroniche adottate dall’Armata riescano a ridurre l’impatto delle armi a lungo raggio degli ucraini. Un vantaggio già emerso nei primi giorni del conflitto e ora confermato da nuovi rapporti: l’efficienza delle bombe Excalibur a guida GPS è passata dal 70 al 6 per cento. Anche apparati di ultima generazione arrivati dagli Usa sono stati «disturbati» ed hanno mancato i bersagli. Gli ucraini rimediano, in parte, con l’uso di piccoli droni, responsabili della distruzione di dozzine di corazzati. Che però sono rimpiazzati da mezzi pescati nei grandi depositi, non importa quanto siano datati. Funzionano lo stesso e fanno numero.

La Russia, secondo tradizione, ha corretto errori e sfruttato quelli del rivale, ha impostato un’industria con ritmi bellici. Sono ancora gli osservatori a rilevare come siano prodotti armamenti in quantità, privilegiando quelli meno tecnologici, utili però a sostituire il materiale consumato rapidamente. L’arsenale di Vladimir Putin è ancora robusto e può sempre contare sulla sponda di regimi dispotici. Un rapporto dell’Onu ha trovato prove sull’uso di missili terra-terra Hwasong 11 ceduti dalla Nord Corea. Simbolo concreto di un’alleanza stretta. Kiev, invece, dovrà forse decidere se cedere altra terra o preservare i suoi fanti.

In questo articolo: