Festa della mamma

Le madri licenziate oggi non festeggiano

Parla l'avvocata delle donne lasciate a casa: «Cause in aumento per disdette abusive»
Negli ultimi due anni le consulenze del consultorio giuridico Donna e Lavoro di Massagno per licenziamenti sono state 124. © CdT/ Chiara Zocchetti
Davide Illarietti
14.05.2023 11:15

Una ventina di donne, ognuna collegata dallo studio di casa o sul divano. La conferenza su Zoom inizia con Nora Jardini Croci Torti, sorridente, che dà il benvenuto alle mamme o future mamme. «Oggi parleremo di diritto del lavoro ma non solo». Condivide sullo schermo una slide con un articolo di legge e una domanda: che cos’è la maternità? « Per l’Art 5 della LPGA la maternità comprende la gravidanza, il parto e la successiva convalescenza».

Croci Torti nonpartecipa alla «lezione» virtuale per parlare di aspetti sanitari. È un avvocatessa del consultorio giuridico Donna e Lavoro di Massagno e negli anni ha assistito decine di lavoratrici licenziate durante o dopo la gravidanza. Argomento scomodo per la Festa della Mamma: ma le donne che hanno seguito il «webinar», organizzato giovedì dal Consultorio con l’associazione Nascere Bene e la casa di maternità Lediecilune di Lugano, erano molto interessate.

«Aziende più sensibili»

Non stupisce. Il Ticino è il cantone con il tasso di natalità più basso in Svizzera (7,2 per mille contro una media nazionale di 10,3). Secondo i dati dell’Ufficio cantonale di statistica le donne ticinesi (con 1,5 figli a testa) ritardano sempre più il momento della maternità (età media: 32,8 anni) e la difficile conciliazione tra famiglia e lavoro è uno dei motivi principali.

I licenziamenti di neo-mamme sono un caso estremo. Ma i numeri sarebbero in aumento. «Nel corso degli anni abbiamo registrato una tendenza stabile all’aumento» spiega Croci Torti. «Certamente questo è dovuto a una maggiore consapevolezza delle interessate rispetto ai propri diritti. Anche le aziende sono più sensibili, ma molte continuano purtroppo a ritenere la maternità un impeditmento»

Non che manchino le tutele legali. Iniziano appena la donna rimane incinta - «capita anche che vengano licenziate donne che non sapevano nemmeno di essere in gravidanza, anche in quei casi la disdetta non è valida» precisa l’avvocatessa a beneficio delle ascoltatrici - e finiscono dopo 16 settimane dal parto. In realtà, anche successivamente «il licenziamento può essere giudicato discriminatorio se il datore di lavoro non è in grado di addurre altri motivi» spiega Croci Torti. «Sono cause che facciamo sempre più spesso». In questi casi la disdetta è valida, ma alla neo-mamma spetta un risarcimento fino a sei mesi di stipendio.

Settanta cause al Consultorio

Tra le mamme che si rivolgono al Consultorio la maggior parte non viene lasciata a casa dopo il primo figlio, ma dopo il secondo o il terzo. Negli ultimi due anni le consulenze per licenziamenti sono state 124, quelle relative a gravidanze 48 . Secondo Croci-Torti sono la punta dell’iceberg. Senza contare le problematiche relative ai part-time («non sono un diritto, almeno per ora») o al rientro graduale. Nel corso del collegamento su Zoom arrivano domande anche sul diritto all’allattamento («come faccio a calcolarlo?» chiede una mamma) o sui congedi per i papà in caso di malattia del bambino («oggi giorno dovrebbe essere scontato»).

Più che la Festa, insomma, le mamme sembrano avere altre cose a cui pensare. Ma una notizia da festeggiare l’avvocatessa ce l’ha, e vuole condividerla. Una sentenza del Tribunale d’Appello di Bellinzona sul caso di una donna del Luganese licenziata il giorno stesso del rientro al lavoro. «Il titolare l’ha chiamata immediatamente in ufficio e le ha consegnato la disdetta» racconta la legale che ha seguito il caso. I termini di legge formalmente erano stati rispettati. Pazienza se nel frattempo la donna aveva già inserito il figlio (il terzo) all’asilo, e in seguito non ha più potuto allattarlo (per lo stress). «È stata una battaglia lunga. Abbiamo tentato la conciliazione, poi una causa alla Pretura di Lugano dove abbiamo perso» ricorda l’avvocatessa. «Alla fine al ricorso in appello il tribunale ci ha dato ragione, ordinando un risarcimento». La sentenza è « memorabile» per Croci Torti e ogni tanto la rilegge per farsi coraggio, «nei momenti bui». E buona Festa della Mamma.

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