Nascondino a luci rosse

I condomini del palazzo in via Al Chioso, a Lugano, ne hanno discusso di recente in assemblea. Il tema è d’interesse generale ma, nel loro caso, li riguarda da vicino. Un appartamento al pianterreno da alcuni mesi ospita un certo via vai di ragazze e uomini sempre diversi. «Li fanno venire a qualsiasi ora, è indecente». L’amministratore ha mandato raccomandate e solleciti: «La prostituzione non è autorizzata in questo contesto» spiega. «Abbiamo più volte richiamato il proprietario delle mura». Quest’ultimo, in assemblea, ha affermato di non sapere cosa fanno le sue inquiline. E di non poter intervenire.
Via Alla Roggia, duecento metri di distanza, stesso andazzo. La sezione Teseu della Polizia cantonale è intervenuta a gennaio in un appartamento di vacanze all’interno di un condominio, su richiesta del Comune. Ha identificato e allontanato quattro ragazze e una trans, poi denunciate per esercizio illecito della prostituzione. Settimana scorsa, di nuovo: stesso appartamento, due ragazze sanzionate con una multa di 350 e 250 franchi.
Numeri in calo
Sono scene di poco ordinaria convivenza tra il Ticino e un settore che, sebbene sia il più antico del mondo, negli ultimi anni aveva dato l’impressione di essere in ritirata. Almeno così sembrano indicare i dati pubblicati dalla Polizia cantonale nei suoi rapporti annuali (l’ultimo, relativo al 2022, uscirà a fine marzo). Oggi tra Airolo e Chiasso si contano 9 postriboli, nel 2008 erano 35. Il numero di professioniste del sesso attive si è ridotto a meno della metà nel giro di 15 anni, passando da 400-600 a circa 200: se ne sono annunciate 219 nel 2022, 157 nel 2021, 238 nel 2020.
In Ticino la «luna di miele» a luci rosse è dunque finita? In realtà, numeri alla mano, a essere scomparsa dai radar della polizia è soprattutto la tipologia di prostituzione tipicamente più sfuggente e problematica: quella d’appartamento. Meno visibile e al contempo più invasiva di quella esercitata nei locali erotici. Qui il tracollo è impressionante, da gioco di prestigio. Gli appartamenti autorizzati a ospitare prostitute erano 18 l’anno scorso, 16 l’anno prima. Nel 2018, quando è entrata in vigore la nuova legge cantonale, erano 95, idem l’anno successivo. Una diminuzione di oltre l’80 per cento spiegabile, in gran parte, proprio con il nuovo quadro giuridico. Con la pandemia, che ci ha messo del suo. E forse un po’ anche con la scaltrezza degli affittacamere, abituati a «fare la cresta» sul subaffitto di stanze o interi appartamenti e a rimanere nell’ombra.
«Troppe seccature»
«È cambiato tutto e non è cambiato niente» sintetizza uno di loro, attivo nel Luganese da 25 anni. Prima della pandemia gestiva «anche quattro o cinque appartamenti contemporaneamente». Adesso - assicura - neanche uno. «Ci sono troppe seccature. Lavorare in modo corretto è diventato impossibile, comporta un sacco di oneri e rischi, mentre chi non rispetta le regole continua a prosperare». A fronte di una ventina di appartamenti regolarmente notificati, insomma, un numero imprecisato di alloggi sarebbe sfruttato da prostitute irregolari e «protettori» in barba alla legge, senza autorizzazione. Soprattutto nel Luganese e nel Locarnese. Così, mentre calano le autorizzazioni, aumentano le denunce per esercizio abusivo: 9 nel 2018, 20 l’anno dopo, sono salite a 66 nel 2020 e 51 nel 2021.
Per evitare controlli e procedure burocratiche, i «furbetti» o le «furbette» ricorrerebbero spesso a portali come Booking o Airbnb. Come nel caso di via Alla Roggia. Peccato che l’esercizio della prostituzione nelle case di vacanze sia espressamente vietato. «Ci capita regolarmente di scoprire che quelle che si presentavano come turiste sono in realtà delle professioniste in cerca di clienti» spiega il responsabile della fiduciaria che amministra lo stabile e altri 200 appartamenti sparsi per il Ticino. «Abbiamo aperto un tavolo con la Città di Lugano e la Polizia per cercare di gestire questi casi. Ma la verità è che intervenire a posteriori, quando l'inquilina è già all’interno dell’appartamento e paga l’affitto, è estremamente difficile». Secondo il fiduciario, con la nuova legge le cose non sarebbero migliorate, al contrario.
Via dai locali in regola
Anche l’avvocato Marco Garbani, responsabile dell’ufficio giuridico di GastroTicino, conferma la persistenza del problema. «Il fenomeno degli appartamenti resta largamente diffuso. Molti gerenti di locali erotici segnalano situazioni evidentemente abusive». La nuova legge prevede, ad esempio, che nei contesti residenziali possa operare un’unica prostituta per appartamento, e in non più di un appartamento all’interno dello stesso stabile. «Ci sono diverse situazioni in cui queste regole non vengono seguite. Magari da parte di ragazze che in precedenza si sono regolarmente registrate nei locali erotici, e una volta ottenuto il permesso di lavoro se ne sono andate per darsi all’esercizio abusivo della professione».
Ne sanno qualcosa al Royal Tantra di Vacallo. Qui le lavoratrici «sono tutte iscritte nel registro della Teseu, fanno controlli medici regolari e lavorano in un ambiente pulito e sicuro» sottolinea la gerente Giusi. A ogni collaboratrice preleva 25 franchi al giorno d’imposta cantonale, come previsto dalla legge. Le casse cantonali ne traggono beneficio. Negli ultimi tre anni, al netto delle pesanti restrizioni imposte a causa della pandemia, il gettito fiscale generato dalla prostituzione (con l’entrata in vigore della nuova legge) è passato da zero a 2,8 milioni di franchi. Stando ai dati forniti dalla Divisione delle contribuzioni nel 2020 le luci rosse hanno fruttato al Cantone 740mila franchi di ricavi, nel 2021 700mila e 1.1 milioni (dato provvisorio) nel 2022. «Il trend è in aumento nell’ultimo anno e sembra indicare una graduale ripresa del settore dopo tempi difficili» conferma il direttore della Divisione Giordano Macchi. Ripresa particolarmente forte negli ultimi sei mesi del 2022, quando il ricavo è proporzionalmente raddoppiato. Senza contare gli oneri sociali.
Fuori dai paletti della legge però è il regno del «nero» e della concorrenza sleale. «Le nostre concorrenti che lavorano in modo abusivo invece non pagano imposte né oneri, e possono offrire prestazioni a prezzi inferiori spingendo il mercato al ribasso» spiega Sofia, italiana, una delle ragazze del Royal Tantra. Martina, sua collega e connazionale, conferma e sottolinea un altro aspetto: quello della sicurezza. «Il cliente che va in un appartamento non autorizzato può essere ricattatato, obbligato a pagare di più, picchiato dal protettore se si rifiuta. Anche le ragazze possono essere costrette a rapporti violenti dai clienti, che non temono denunce perché la ragazza non è in regola». Eppure, nonostante le sfumature del pericolo siano tante, diverse colleghe hanno scelto la strada dell’illegalità. Il perché, Martina e Sofia non sanno spiegarlo. E neanche i numeri delle statistiche di polizia.