Criminalità

Paura per poco: «Siamo una società senza più fiducia»

Crimini e violenze sono in calo eppure la popolazione non si sente al sicuro
Secondo le ultime statistiche di polizia Lugano è la città più sicura della Svizzera. Eppure... eppure non sembra sempre così. Il motivo? Più di uno. (CdT/Putzu)
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
22.05.2022 10:00

La Svizzera è una delle nazioni più sicure al mondo, eppure la popolazione ha una percezione diversa. Come ha dimostrato un paio di anni fa uno studio della Scuola universitaria professionale di scienze applicate di Zurigo più della metà degli svizzeri ritiene che la criminalità sia in aumento. Questo nonostante gli episodi di violenza in Svizzera siano tra i più bassi a livello europeo e le statistiche dicano che nel complesso i reati criminali siano in ribasso. Un conto sembrano dunque le statistiche, un altro la realtà percepita. Lugano, ad esempio, secondo le ultime statistiche di polizia, risulta essere la città più sicura della Svizzera con «solo» 24,7 reati ogni 1.000 abitanti. Niente a che vedere insomma con Ginevra, 64 reati ogni 1.000 abitanti, Berna (76,7), Basilea (76,3), Losanna (54) o Lucerna (50,1).

O ancora. L’anno scorso in Svizzera il numero di omicidi, 42, è stato uno dei più bassi da quando esiste la rilevazione statistica, ossia dal 1982. E anche il numero totale di reati di violenza grave denunciati nel 2021 è rimasto stabile. Eppure... eppure non sempre quello che si percepisce corrisponde alla realtà (delle statistiche).

Dirk Baier, ricercatore e responsabile dello studio della Scuola universitaria professionale di scienze applicate di Zurigo, una spiegazione ce l’ha. E l’ha fornita accompagnando la ricerca in questione. «Le preoccupazioni dei cittadini nei confronti della criminalità sono influenzate molto poco dalle loro esperienze, anche se è vero che l’aver subito un reato fa aumentare le preoccupazioni». A condizionare maggiormente la popolazione, secondo Baier, è in realtà un altro fattore. «Più gli intervistati si posizionano a destra, più è probabile che pensino che il crimine sia un problema e più è probabile che chiedano pene più elevate», sottolinea.

Soffiare sulle paure

Ma è davvero così? «Di sicuro ci sono partiti a destra, penso soprattutto a quelli populisti, che soffiano sulle paure - annota Sandro Cattacin, professore di sociologia dell’Università di Ginevra - paure del diverso, dello straniero, dell’immigrato usate a fini elettorali». Tutto ciò, secondo Cattacin, non spiega però del tutto un fenomeno che ha molte cause.

Tra queste il fatto «di vivere in una società che non è completamente rilassata e tranquilla ma al contrario composta da un insieme di paure che porta a vedere qualsiasi reato, dal più piccolo al più grande, come qualcosa di ingestibile». Un atteggiamento di sfiducia. Che si riflette «anche nelle istituzioni», continua Cattacin, prendendo ad esempio quanto accaduto con la gestione della pandemia.

Informazione più globale

Un insieme di cause, quindi. A volte indotte. Altre no. Baier vede anche altre spiegazioni. «Anche il consumo di media si riflette nelle percezioni e negli atteggiamenti degli svizzeri». Considerazioni condivise da Cattacin. Che spiega. «È vero che quando si guardava solo la televisione svizzera fino agli anni ’70 la nostra sensibilità restava focalizzata sulla criminalità locale. Oggi che l’accesso alle informazioni è globale, la società si sente molto meno sicura. Anche i media dunque, compresi quelli sociali, posso avere un effetto sulle insicurezze», afferma il professore. Che intravvede anche un’altra particolarità. Questa volta più legata all’abitare.

«Il sentirsi meno sicuri, il percepire maggiormente la criminalità può dipendere anche da dove si abita. Nelle zone residenziali dove si dorme e basta e ci si chiude in casa molto probabilmente si ha una percezione maggiore di criminalità latente». A scattare sembra insomma essere un meccanismo «a fortino». Non accade così invece «nelle aree urbane dove le istituzioni hanno investito sulla qualità e sono riuscite a coniugare l’aspetto lavorativo a quello più domestico».

Spray al peperoncino

Nel frattempo, la ricerca della Scuola universitaria professionale di scienze applicate di Zurigo ha mostrato alcune dinamiche. A essere molto preoccupata per la criminalità è circa la metà degli uomini e delle donne intervistati (il campione era di 10.000 uomini e donne selezionati a caso in tutta la Svizzera, mentre le risposte sono arrivate da circa 2 mila persone). La percezione di un aumento dei reati riguarda in particolare quelli commessi da stranieri. Un intervistato su cinque teme inoltre di essere un giorno vittima di un furto o di un'effrazione. Di conseguenza, un intervistato su sei porta con sé uno spray al peperoncino o altri mezzi di difesa.

Ma l’insicurezza serpeggia anche quando si usano i mezzi pubblici di sera o di notte o quando si esce da soli, sempre al calare del sole. Un insieme di timori, che secondo la ricerca, si riflettono negli atteggiamenti degli intervistati. «Più di due intervistati su tre sono favorevoli all’inasprimento delle pene», si precisa.

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