Confine

Rolex, lingotti e un treno di soldi

Alla dogana di Chiasso presidiata dalla Guardia di finanza il segreto bancario non è finito: sequestri in aumento e vecchi trucchi
Uomini della Guarda di finanza durante un controllo alla stazione di Chiasso. © CdT/ Chiara Zocchetti
Davide Illarietti
29.01.2023 13:30

La signora ha un mazzo di fiori in mano. Nella borsetta 9 mila franchi in contanti, dichiara. Lasciando perdere i fiori («un regalo») il finanziere si concentra sui soldi. La accompagna giù dal treno. I controlli approfonditi avvengono lontano da occhi indiscreti, nei locali che la Guardia di Finanza occupa all’interno della stazione di Chiasso. In treno avviene solo il primo approccio, in fretta e furia. Un’occhiata, due domande e via.

5 minuti per decidere

«Il tempo è pochissimo - spiegano gli agenti - non possiamo intralciare troppo il traffico ferroviario. Uno di loro è appostato sulla porta del vagone, per non farla chiudere. Quando la signora è scesa fa un gesto al capotreno in fondo alla banchina, un fischio, il TiLo riparte in direzione Milano. Sul confine italo-svizzero le Fiamme Gialle hanno al massimo 5-7 minuti alla volta per setacciare l’enorme via vai di persone e beni in transito tra i due Paesi: un flusso enorme di denaro non dichiarato che viaggia ogni giorno assieme ai pendolari.

Nel 2021 la valuta intercettata ammontava a 1,9 milioni, in aumento rispetto all’anno prima (1.3 milioni) e in linea con i livelli pre-pandemia. Singoli controlli, un’occhiata a un passeggero piuttosto che a un altro, possono sfalsare di molto la statistica: nel 2019 ad esempio la valuta intercettata ammontava a 7,9 milioni, dato che include anche la valuta trasportata al valico stradale di Chiasso. Tendenzialmente le cifre sono tuttavia stabili negli anni. Segno che i fiumi di denaro tra Ticino e Italia non hanno smesso di scorrere, nonostante la crisi della piazza finanziaria e del segreto bancario.

Cifre in aumento

Il colonnello Michele Rucci, che ha assunto a luglio il comando del gruppo Ponte Chiasso, guarda i numeri. «Non entro nel merito delle discussioni sul segreto bancario - dice -. Io mi occupo di controlli e vedo le cifre. E le cifre dicono che questi flussi non sono diminuiti». Oltre alla valuta, i finanzieri hanno intercettato sempre nel 2021 documentazione bancaria e societaria per un valore di 59 milioni, anche questo in aumento rispetto al 2020 (18 milioni). Nel 2019 il valore era di 100 milioni di euro.

Il Covid, chiaramente, ha giocato un ruolo. Nei due anni di pandemia il via vai è diminuito molto, soprattutto sui treni internazionali che sono «maggiormente interessati dal traffico di valuta» spiega Rucci. Con la ripartenza dell’economia e dei collegamenti, anche i sequestri sono ripresi a gran ritmo. In un colpo solo a ottobre su un treno Intercity diretto a Milano i finanzieri hanno messo le mani su un «tesoretto» di 1,45 milioni. Li trasportava un’insospettabile coppia di coniugi greci: un po’ addosso, un po’ nella valigetta, in tagli da 500. La metà della somma (750mila franchi circa) è stata sequestrata. Un colpo-record mai visto, almeno a Chiasso, a memoria di chi lo ha effettuato.

Se si allarga il campo a tutto il territorio comasco, il dato è ancor più macroscopico. Nel 2022 le violazioni registrate dal Comando provinciale della Guardia di finanza di Como al confine svizzero ammontano a 559, in aumento del 30,3 per cento rispetto ai 429 dell’anno prima. In totale è stata intercettata valuta per 19,7 milioni di euro (+32 per cento), di cui 17 milioni in uscita dal Ticino verso l’Italia (+32 per cento).

L’eredità del nonno o di un parente lontano è un altro grande classico
Michele Rucci, colonnello Guardia di Finanza

La punta dell’iceberg

Ed è solo la punta dell’iceberg. Secondo le stime italiane, per ogni sequestro effettuato al confine ci sarebbero almeno 30 passaggi che sfuggono alla giustizia. Inoltre il grosso del denaro passa da Chiasso alla spicciolata, in volumi inferiori (magari di poco) al limite legale dei 10mila euro a persona. Con 9.999 euro il transito è consentito e non è prevista confisca. «È chiaro che si tratta comunque di movimenti sospetti» osserva Rucci. «In questi casi procediamo comunque ad effettuare il controllo e verbalizziamo il transito. Spesso questi controlli sfociano poi in altri accertamenti».

La signora con il mazzo di fiori rientra nella casistica. Dopo la perquisizione negli uffici delle Dogane, viene lasciata andare con un verbale e senza contestazioni. Aveva con sé circa 9.500 franchi, per poco al di sotto del limite. Verrà comunque segnalata alle autorità fiscali del suo comune di residenza, per sicurezza. «Possono capitare casi di persone che dichiarano in Italia o nel loro paese redditi minimi: se prelevano somme elevate in Svizzera, potrebbe esserci qualcosa che non va» suggerisce il comandante.

Il giornale al contrario

La lista delle astuzie adottate dai «furbetti» del nero è lunga. E anche quella delle scuse. Chi sostiene di avere sconfinato per giocare al casinò - e magari di avere fatto una vincita importante - chi per fare shopping al Fox Town. «L’eredità del nonno o di un parente lontano è un altro grande classico» racconta Rucci. Ma i finanzieri hanno le orecchie allenate, e ancor prima gli occhi. Il sopracciglio che si muove mentre una persona finge di dormire, il giornale letto alla rovescia («è capitato anche questo») o la reazione incerta e agitata. L’abito invece non fa il monaco: «Spesso chi trasporta valuta si veste in modo dimesso per non dare nell’occhio» sottolinea il comandante. «Al contrario, chi commette altri tipi di reati, come il traffico di stupefacenti, può avere interesse a vestirsi in modo elegante per dissimulare».

Ai valichi stradali l’osservazione deve svolgersi ancor più rapidamente. Un’occhiata alla targa, al modello di auto, una sbirciata nell’abitacolo. Anche qui la reazione e il comportamento delle persone è fondamentale, spiegano gli investigatori. Come pure lo stile di guida. Il sequestro record effettuato in A2 di recente, a ottobre 2021, è scattato per una serie di manovre spericolate eseguite dall’automobilista: un operaio italiano proveniente dalla Calabria che, durante i controlli, si era mostrato agitato. Aveva dichiarato 20 mila euro in contanti. In realtà ne trasportava 700mila: si sospetta, per conto della ‘ndrangheta.

«Può capitare che dietro ai movimenti di denaro si nascondano attività della criminalità organizzata» conferma Rucci senza entrare nel dettaglio di singoli procedimenti. Se non è raro che i sequestri di valuta o beni rifugio - oro in testa - si associno ad esempio al traffico d’armi o di stupefacenti («noi cerchiamo e troviamo di tutto»), certo è che buona parte delle infrazioni sono commesse invece da persone comuni. Lo dimostrano i controlli «stagionali» di retrovalico effettuati sotto le Feste. Sulle strade secondarie del Comasco, nelle ultime settimane di dicembre i finanzieri hanno intercettato banconote per 70 mila euro, 20 mila euro in catenine, collane e orecchini d’oro, 200 sigari non dichiarati e quattro orologi di pregio del valore complessivo di 150 mila euro.

In questo articolo: