Se i commercianti non fanno serata

L’annuncio non ha suscitato rivolte. Da gennaio, recita l’avviso comparso all’esterno del Centro Breggia, il giovedì sera i negozi chiudono alle ore 20.00 anziché alle 21.00. La clientela ha preso nota, qualche disattento si è trovato davanti alle serrande abbassate e si è diretto altrove. Fine della storia. Tra Balerna e Morbio Inferiore la «movida» dello shopping non manca di offerte del resto: nel raggio di cinquecento metri fanno le «ore piccole»- per modo di dire - una filiale Denner, una Coop e una Migros. I tiratardi dello shopping hanno l’imbarazzo della scelta.
Il fatto è che sono pochi: il dietrofront del Centro Breggia forse è sintomatico. A «tirare le nove» è un gruppo ormai sparuto di consumatori e, come capita nelle serate «morte», il rischio è che quei pochi si annoino. In teoria la legge sull’apertura dei negozi consente due ore «extra» di apertura una sera a settimana (il giovedì appunto) con deroghe fino alle 22.30 per i negozi di piccole dimensioni nelle zone turistiche. Ma in pratica sono pochissimi ad approfittarne. Il motivo: poco afflusso genera poco afflusso, e le serrande si abbassano sempre prima.
Aldi in testa, FoxTown non apre
Per accorgersene basta scorrere gli orari della grande distribuzione. Di 147 negozi appartenenti alle 5 principali catene presenti in Ticino, solo 38 sfruttano a pieno la finestra concessa dalla legge. Aldi è la più oltranzista. Dopo le 20.00 del giovedì restano aperte tutte e quindici le filiali ticinesi del colosso tedesco, solo cinque negozi Coop su 47 (tutti all’interno di centri commerciali), sette Denner su 42, dieci Migros su 35. Degli otto negozi Manor, l’unico a tenere alzata la serranda è quello di Piazza Dante a Lugano, forte della posizione al centro del «salotto» dello shopping. «In realtà non è che sia molto conveniente, al di fuori del periodo natalizio, estivo e dei saldi la gente è poca» spiega il direttore Massimo Romano. «Più tardi ancora? Non terrei aperto. Non siamo a Ibiza né a Riccione».
La verità è che la febbre del giovedì sera, se non è alta tra i supermercati, ai piccoli negozi non è nemmeno venuta o è passata ben presto. In via Nassa c’è un’unica vetrina aperta fino alle 20.00 (Boutique Royal). Anche le grandi catene del lusso come Prada, Hermes o Louis Vuitton chiudono alle 19. La maggior parte dei negozi addirittura mezzora prima. «Qualcuno ha provato a tenere aperto quell’ora o due in più, ma sono tutti tornati sui loro passi accorgendosi che il gioco non vale la candela» registra il presidente dell’Associazione Via Nassa Roberto Mazzantini. «Un po’ dipende dalle abitudini della clientela. Un po’ dal fatto che il centro città è rimasto quasi senza abitanti e vive soprattutto di giorno, con gli uffici».
«Non siamo un popolo di nottambuli»
Il risultato: dopo le 19.00 da piazza Luini a piazzetta Maraini è un deserto di luci spente. «Semplicemente non c’è in giro un'anima» sintetizza Mazzantini. Anche la CoopCity di via Nassa con la pandemia ha anticipato la chiusura: dalle 21.00 alle 20.00 il giovedì.
E Via Nassa non è un caso isolato. Anche altri distretti di punta dello shopping, negli anni, hanno rinunciato a tirare tardi: dal FoxTown di Mendrisio (chiude alle 19.00) al citato Centro Breggia che, assieme al vicino Serfontana, formava un’oasi felice nel deserto serale. E invece, anche qui i negozianti hanno dovuto cedere all’evidenza. «La richiesta di chiudere anticipatamente è arrivata proprio dai negozi, ossia dai nostri affittuari che segnalavano una scarsa affluenza soprattutto nell’ultima mezzora» spiega la responsabile Elena Camponovo. «Abbiamo deciso di fare una sperimentazione e vedere come va».
Che i consumatori ticinesi non siano dei nottambuli - ma nemmeno i negozianti - è chiaro anche alle associazioni di categoria. «Se tanti decidono di chiudere prima fanno benissimo, mi sembra più che logico laddove non c’è convenienza» osserva la presidente di Federcommercio Lorenza Sommaruga. Effettivamente, ammette, la possibilità di fare «serata» fino alle 22.30 è sfruttata da un numero esiguo di piccoli negozi «più che altro in occasione di eventi durante i periodi di maggiore affluenza» legati alle stagioni turistiche. «Quello di cui abbiamo bisogno - chiarisce - è la flessibilità e la possibilità di stare aperti quando i clienti ci sono».
Le regole cambiano
La speranza, poi, è che i «tiratardi» dello shopping possano aumentare in modo proporzionale alle possibilità di acquisto serali. «Avremmo bisogno che anche i grandi negozi aprissero di più. Credo che questo incoraggerebbe molti piccoli a fare lo stesso» conclude Sommaruga. A breve potrebbe anche succedere, se dovesse entrare in vigore la modifica della legge votata dal Gran Consiglio a ottobre, su cui pende un referendum indetto da Unia e OCST. Il plenum ha approvato una serie di nuove liberalizzazioni: da tre a quattro domeniche di apertura all’anno, chiusura alle 19 (ora alle 18) nelle feste infrasettimanali non parificate alla domenica. E infine - è la novità più rilevante - l’estensione delle deroghe «turistiche» a una platea maggiore di negozi: fino a una superficie di 400 metri, contro gli attuali 200. Significherebbe, per molti negozi e supermercati medio-piccoli, estendere la «finestra» del giovedì sera a tutta la settimana e ampliarla di un’ora e mezza, fino alle 22.30. Bisognerà vedere però quanti decideranno effettivamente di fare le ore piccole. Referendum permettendo.