Guerre

«Tutte le persone in fuga hanno il diritto di essere protette»

Abbiamo intervistato Leandro Sugameli, delegato della Fondazione Svizzera UNHCR
12.06.2022 06:00

Il conflitto in Ucraina non è il solo a devastare il mondo. Eppure, è come se tutti ci stessimo concentrando lì. In realtà di situazioni drammatiche e di emergenza nel mondo ce n’è parecchie. Che ne pensa?
«Vero, attenzione a considerare alcuni rifugiati di serie A rispetto ad altri. Attualmente stiamo monitorando 49 Paesi che provocano la fuga di 100 milioni di persone (dati 2022); Ucraina, Siria, Venezuela, Afghanistan, Sud Sudan, Myanmar sono i Paesi da dove sono fuggite più persone (2022); 1 milione di bambini sono nati rifugiati (2020)».

Il 20 giugno, si celebra la giornata mondiale del rifugiato. Quest’anno sembra essersi caricata di aspettative. Come vi siete «preparati»?
«Per l’occasione, vogliamo insistere riguardo il diritto di tutti i rifugiati di essere protetti, chiunque siano e da qualsiasi parte provengano, e garantire loro una vita dignitosa. L’accesso all’asilo è fondamentale ma la protezione si manifesta concretamente solo attraverso un processo equo di integrazione sociale ed economica nel Paese di accoglienza».

L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), è un’organizzazione globale dedicata a salvare vite umane, proteggere i diritti e costruire un futuro migliore per i rifugiati. Concretamente?
«Obiettivo principale è mobilitare le risorse e far sì che tutti siano al corrente e capiscano cosa spinge le persone a spostarsi. Cerchiamo anche di finanziare progetti in diversi Paesi. Lavoriamo costantemente affinché a tutti siano garantiti un rifugio sicuro in un altro Stato, la possibilità un giorno di fare ritorno nel proprio Paese, di integrarsi o di essere reinsediati».

La generosità e la solidarietà sono caratteristiche intrinseche dei ticinesi

Quanto fa il Ticino e quanto potrebbe fare per la «causa» di UNHCR?
«La generosità e la solidarietà sono caratteristiche intrinseche dei ticinesi. La mobilitazione dei privati per l’emergenza Ucraina è stata tanto ampia quanto tempestiva. E di questo siamo grati».

Una delle questioni più trascurate quando si parla dei problemi affrontati dai rifugiati nei Paesi ospitanti è quella dei traumi psicologici derivanti dalla guerra. Conferma?
«Avendo subito violenze e stress nel Paese d’origine o durante il viaggio, molti rifugiati soffrono di traumi che richiedono cure mediche. Insonnia, comportamenti ossessivi, incubi, ricordi terrificanti e tendenza all’isolamento sono alcuni dei sintomi più comuni di chi ha dovuto abbandonare la propria casa per sfuggire alla violenza».

Particolarmente accentuati nei più piccoli...
«C’è chi non vuole andare a scuola, socializzare, nei casi più estremi hanno paura ad uscire di casa».

Promuovere la conoscenza di questi temi e la solidarietà con i rifugiati è fondamentale per tenere alta l’attenzione su un fenomeno che investe sempre più persone nel mondo

Qual è l’obiettivo della Fondazione Switzerland for UNHCR?
«Migliorare la percezione pubblica delle persone affidate al mandato dell’UNHCR e contribuire a diffondere una corretta informazione su chi sono i rifugiati e perché sono costretti a fuggire. Promuovere la conoscenza di questi temi e la solidarietà con i rifugiati è fondamentale per tenere alta l’attenzione su un fenomeno che investe sempre più persone nel mondo. Importante è pure la raccolta fondi per finanziare i progetti UNHCR in diversi Paesi».

Secondo lei c’è ancora molta xenofobia e razzismo nei confronti dei rifugiati?
«La discriminazione razziale o del Paese d’origine è alla base di molti casi di sfollamento forzato. Purtroppo, xenofobia e razzismo restano un problema sociale che i rifugiati devono affrontare anche in alcuni Paesi ospitanti».

Cento milioni di persone sono una cifra impressionante che deve allarmare e far riflettere, ha dichiarato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. Una sorta di campanello d’allarme?
«Dovrebbe dare la spinta per risolvere e prevenire conflitti devastanti, porre fine alle persecuzioni e affrontare le cause che costringono persone innocenti a fuggire dalle loro case. E tutti, indistintamente, siamo chiamati in causa». 

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