L'approfondimento

Crollo dell'insegna Generali, perché si parla (anche) delle alte temperature?

Secondo alcune ipotesi, il cedimento potrebbe essere stato favorito dal caldo intenso che ha colpito Milano negli ultimi giorni – Ne parliamo con Christian Paglia, responsabile del Settore Durabilità dei materiali dell’Istituto Materiali da Costruzione della SUPSI
Federica Serrao
01.07.2025 18:15

Ieri mattina, Milano è stata svegliata da un forte boato: quello del crollo dell'insegna Generali, sulla torre Hadid. Una «tragedia sfiorata», come è stata definita dai media italiani. L'insegna – che, da sola, misura 15 metri, portando l'altezza complessiva dell'edificio a 192 metri, rendendolo il terzo più alto di Milano – è collassata su se stessa attorno alle 6:40 del mattino. Una tempistica che ha evitato un'evacuazione «di massa» del grattacielo e dei palazzi nelle vicinanze. 

Ma a far discutere, ora, è soprattutto la motivazione per cui l'insegna è crollata. Nelle scorse ore, sono circolate numerose ipotesi. Al momento, secondo i vigili del fuoco del comando di Milano, la più plausibile riguarda il cedimento localizzato in un punto della rete di sostegno. Gli esperti, però, non escludono che tra i colpevoli del crollo ci siano anche le alte temperature che hanno colpito Milano negli ultimi giorni. Il caldo, insomma, potrebbe aver giocato un ruolo. Basti pensare al grattacielo «Walkie-Talkie» di Londra, che nel 2013 finì sotto i riflettori, in quanto ritenuto «responsabile», con le sue pareti lucide e curve, in grado di catturare il sole e rifletterlo, di aver «deformato» un'auto di lusso parcheggiata nella strada sottostante e di sciolto le scarpe dei passanti e alcuni sellini delle biciclette. 

Per il crollo dell'insegna Generali, è opportuno ribadirlo, quella delle temperature elevate è, al momento, solo un'ipotesi. Ipotesi che, tuttavia, impone qualche riflessione sul legame tra costruzioni e cambiamento climatico. Ne abbiamo parlato con Christian Paglia, responsabile del Settore Durabilità dei materiali dell’Istituto Materiali da Costruzione (IMC) della SUPSI. 

Il ruolo del vento

Partiamo dal principio. Come detto, la torre Hadid è alta quasi 200 metri. E ad altezze del genere, un fattore da tenere sempre in considerazione è il vento. «È un elemento che non va dimenticato, sia per le costruzioni, sia per le varie tipologie di supporti in materiali metallici», come quella che reggeva l'insegna Generali, ci spiega Paglia. «In genere, si tende a dare una certa aerodinamicità alle strutture quando arrivano verso i 200 metri di altezza, così che l'impatto del vento sia meno forte e la struttura messa meno sotto sforzo».

Nel crollo dell'insegna Generali, l'usura causata dalle raffiche «è una componente che dovrà sicuramente essere valutata. Il vento soffia in maniera disordinata ma ciclica, il che può creare, nel tempo, fatica del materiale», un fenomeno di degradazione dovuto all'esposizione a carichi variabili. «Se il materiale non viene mantenuto correttamente e presenta problemi di corrosione o di degrado, le zone interessate possono ulteriormente favorire l'iniziazione di cricche e fessurazioni del materiale». 

È chiaro che il tendenziale aumento di fenomeni più intensi dal punto di vista climatico, influenzi la durabilità delle strutture e supporti
Christian Paglia, SUPSI

Sfide per il futuro

Fatte le dovute premesse, ci spostiamo sulla questione delle temperature. «È chiaro che il tendenziale aumento di fenomeni più intensi dal punto di vista climatico, influenzi la durabilità delle strutture e supporti», spiega il nostro interlocutore. Il problema, chiarisce il professore, «non sta nell'aumento di un paio di gradi, ma negli sbalzi di temperatura molto più ampi e ravvicinati nel tempo, che sollecitano maggiormente le infrastrutture, sia che siano fatte di calcestruzzo o di materiale metallico. «Questo avviene soprattutto nelle zone dei giunti, per esempio dei ponti o delle facciate, dove si lasciano spazi per far dilatare il materiale», spiega Paglia. «Maggiore calore significa anche reazioni chimiche più rapide, il che va a pesare ulteriormente sul degrado dei materiali». 

Le riflessioni sul tema, insomma, hanno ragione di esistere, anche al di là del caso della torre Hadid. E vanno inserite in un più ampio discorso che riguarda, in generale, la maggior frequenza di eventi climatici estremi, come per esempio «forti venti o precipitazioni intense».

Durabilità e sostenibilità, in futuro, dovranno andare di pari passo, tenendo conto delle sollecitazioni termiche e di altri eventi estremi
Christian Paglia, SUPSI

È vero. Per le strutture, c'è un vantaggio – se così può essere definito – nel cambiamento climatico che stiamo assistendo: quello legato agli effetti del gelo-disgelo. Un fenomeno che vede l'acqua, gelando, espandersi e creare scagliature nelle costruzioni. «In tal senso, con il cambiamento delle temperature, si assiste meno frequentemente a effetti di questo tipo, o a una minor intensità». Ma si tratta di un solo pro, che non bilancia i (tanti) contro. Per questo motivo, sottolinea Paglia, uno dei grandi temi che dovrà essere affrontato è quello delle costruzioni con materiali sostenibili che,  «mantenendo la durabilità attualmente richiesta, possano garantire maggior resistenza agli eventi meteorologici estremi». Una vera e propria sfida, evidenzia il professore, che il mondo della costruzione dovrà fronteggiare nel medio-lungo termine, già nei prossimi vent'anni. «Durabilità e sostenibilità, in futuro, dovranno andare di pari passo, tenendo conto delle sollecitazioni termiche e di altri eventi estremi».

I piani inferiori di una palazzina, di solito, sono meno sottoposti agli agenti atmosferici come sole e vento, rispetto ai piani superiore
Christian Paglia, SUPSI

Esposizione

Una domanda, però, sorge spontanea. A preoccuparsi per l'aumento di temperature devono essere solo i grattacieli? Come spiega il nostro interlocutore, in termini generali, «il degrado delle strutture è tendenzialmente asimmetrico». Ciò significa che, a dipendenza del grado di esposizione e dell'orientamento delle strutture, queste sono più o meno degradate. «Negli edifici realizzati con materiali cementizi o materiali metallici rivestiti con rivestimenti polimerici, in generale, le facciate esposte a sud o sud-ovest, dunque verso il sole, mostrano forme di degrado più intenso rispetto alle facciate esposte a nord o nord-est. Si tratta di un fenomeno dovuto a questa esposizione ciclica anche alle radiazioni solari, ma soprattutto al bagnasciuga causato dal sole». Tuttavia, anche l'altezza gioca un ruolo importante. «I piani inferiori di una palazzina, di solito, sono meno sottoposti agli agenti atmosferici come sole e vento, rispetto ai piani superiori», puntualizza il professore. Motivo per cui gli effetti delle alte temperature si manifestano prevalentemente in edifici particolarmente alti, proprio come la torre Hadid o il Walkie-Talkie di Londra.