Lo studio

Da bianco a blu: se dal 2035 le estati artiche saranno senza ghiaccio

Secondo un'indagine, entro il prossimo decennio il ghiaccio marino del Grande Nord potrebbe scomparire per alcuni mesi a causa delle emissioni di combustibili fossili
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Red. Online
19.03.2024 06:00

L'artico, non è una novità, sta soffrendo. Il Grande Nord, da una parte, oggi è una «cortina di ghiaccio che separa due blocchi». Essendo stato considerato per molto tempo un luogo «di tutti e di nessuno», ancora oggi è teatro di tensioni militari, complice soprattutto la guerra in Ucraina. Ma c'è un altro problema, forse più scontato, ma al tempo stesso più preoccupante per quel territorio. Il cambiamento climatico, già. L'aumento delle temperature che poco alla volta, ma sempre più velocemente, sta portando allo scioglimento della calotta glaciale artica. Al punto tale che, secondo quanto rivela un nuovo studio pubblicato su Nature Reviews Earth & Environment, nel prossimo decennio si potrebbero incontrare scenari catastrofici finora solo ipotizzati. Uno fra tutti, quello delle estati senza ghiaccio. 

I segnali di allarme, dopotutto, ci sono. E suonano da tempo. La Groenlandia, nota per essere quasi interamente ricoperta dalla calotta glaciale artica, sta diventando sempre più verde. Il ghiaccio sta lasciando il posto agli arbusti. E i problemi, come evidenzia l'indagine, riguardano anche il ghiaccio marino. Nello specifico, secondo gli esperti, da un «artico bianco» si passerebbe a un «artico blu» durante i mesi estivi. Il ghiaccio, insomma, lascerebbe posto all'acqua, mettendo in pericolo tutti quegli animali come orsi polari, foche e trichechi che vivono in quell'habitat. Non solo. Anche le persone che vivono in prossimità delle coste potrebbero essere interessate dal cambiamento, dal momento che, in assenza di ghiaccio, le onde diventerebbero più forti, causando una maggiore erosione delle rocce su cui sorgono alcuni villaggi. 

La situazione, insomma, spaventa. Che questo giorno sarebbe arrivato, prima o poi, è risaputo. Da tempo, ormai. Ciò che sorprende, però, è che dalle recenti analisi è emerso che sia più vicino del previsto. Nel dettaglio, si verificherebbe infatti entro il 2035. Da quell'anno in avanti, ipoteticamente fino al 2067, il mese di settembre potrebbe sempre essere libero dal ghiaccio marino. Gli anni esatti saranno stabiliti dalla velocità con cui il mondo ridurrà la quantità di combustibili fossili bruciati. 

Ciononostante, anche diminuendo le emissioni, i rischi rimarrebbero. Sarebbero –se così si può dire – solamente più contenuti. Da un lato, lo scenario peggiore vede l'Artico privo di ghiaccio da maggio a gennaio, mentre quello meno tragico, da agosto a ottobre. Come sottolinea la professoressa Alexandra Jahn, una delle principali autrici dello studio, ciò che è certo è che l'ambiente dell'Artico verrebbe completamente stravolto. «Lo trasformerebbe in una maniera completamente diversa, passando da un Artico bianco estivo a un Artico blu. Dunque, anche se le condizioni senza ghiaccio sono inevitabili, dobbiamo comunque mantenere le nostre emissioni il più basse possibili, per evitare che si vada incontro a periodi prolungati privi di ghiaccio».  

È bene notare, però, che una buona notizia, tutto sommato, c'è. Come spiega l'esperta, diversamente da quanto accade per la calotta glaciale della Groenlandia, che ha impiegato secoli per formarsi, anche se il ghiaccio marino artico si sciogliesse completamente, riuscendo a tamponare i problemi legati al cambiamento climatico, questo tornerebbe entro un decennio. Lo stesso tempo che ora, al momento, ci separa dal vedere l'ambiente trasformarsi, da bianco a blu. 

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