Nazionale

Il solare sui ripari fonici in autostrada

Le superfici delle infrastrutture stradali e ferroviarie vanno sfruttate per generare energia verde: lo chiede la Camera bassa
a grande maggioranza — Contraria l’UDC — Storni soddisfatto — Occorre anche semplificare il passaggio a nuovi sistemi di riscaldamento

Nello sviluppo della produzione fotovoltaica occorre spingere sul gas e sfruttare le superfici delle infrastrutture stradali e ferroviarie. Occorre che le Ferrovie federali svizzere (FFS) e l'Ufficio federale delle strade (USTRA) installino pannelli solari sui ripari fonici, le facciate, i tetti, nonché sulle coperture di infrastrutture esistenti. L'USTRA deve inoltre mettere gratuitamente a disposizione di terzi superfici per la costruzione di pannelli solari lungo le strade nazionali (anche su rotatorie di svincolo e scarpate). Lo chiedono due mozioni della Commissione dell’energia accolte a larga maggioranza (la prima con 138 voti contro 48 e 1 astenuto e la seconda con 153 voti contro 26 e 3 astenuti) dal Nazionale.

Le mozioni (che ora passano agli Stati) sono state depositate in seguito a un rapporto del Consiglio federale pubblicato l’anno scorso in risposta ad un postulato del consigliere nazionale Bruno Storni (PS). Stando allo studio, installando pannelli fotovoltaici lungo autostrade e linee ferroviarie si potrebbe potenzialmente fornire corrente elettrica pari al consumo annuo di 22 mila famiglie, ossia circa 100 GWh di energia solare all'anno. Di questi, 55 GWh potrebbero essere ricavati installando appositi impianti sulle barriere antirumore delle autostrade; 46 GWh su quelle lungo le linee ferroviarie. L'eventuale realizzazione di tali impianti fotovoltaici - cita il documento - dipende in larga misura dai costi di investimento e dalla possibilità di utilizzare la corrente così erogata per consumo proprio.

«Un contributo»

Le mozioni adottate, ha dichiarato la consigliera federale Simonetta Sommaruga, non sono la soluzione a tutti i problemi, ma costituiscono un contributo. L’energia generata andrebbe in parte nella rete e in parte potrebbe essere usata per soddisfare il fabbisogno energetico delle strutture stesse (basti pensare ai tunnel stradali e al loro bisogno di elettricità, ad esempio). Anche le colonnine di ricarica per le auto elettriche potrebbero venire alimentate in questa maniera.

Durante il dibattito la «ministra» dell'energia ha dovuto rispondere a molte domande provenienti soprattutto dall'UDC. Secondo Erich Hess (UDC/BE), con l'accettazione di queste mozioni, le FFS e l'USTRA saranno costretti a procrastinare spese urgenti e importanti per poter installare gli impianti. Inoltre, se le superfici fossero messe a disposizione gratuitamente, ciò comporterebbe una distorsione del mercato.

La Svizzera, ha replicato Sommaruga, non sarà mai autosufficiente dal punto di vista energetico, ma è importante ridurre la dipendenza dal petrolio e dal gas esteri. Nell’ambito del «Pacchetto clima per l’Amministrazione federale», l’USTRA è già impegnata a incrementare la produzione elettrica di circa 35 GWh all’anno entro il 2030. Sono previsti investimenti per 65 milioni di franchi.

La svolta energetica passa soprattutto dai tetti delle case. Se però nemmeno la Confederazione dà il buon esempio, perché dovrebbero seguirlo i privati?
Bruno Storni, consigliere nazionale (PS)

Soddisfatto Bruno Storni, che però afferma: «È un po’ triste si sia dovuto passare da un postulato e un rapporto per smuovere le cose». Il suo atto parlamentare, racconta Storni, è nato dalla constatazione che, «nel quadro del risanamento autostradale fra Camorino e Castione, non era previsto di installare pannelli». Questo nonostante altrove, lungo le autostrade, in Svizzera e in Ticino ne erano già stati piazzati. I primi pannelli montati su ripari fonici risalgono agli anni ‘80.

Lo 0,15% del potenziale totale

È vero, ammette Storni, che il potenziale sfruttabile è pari allo 0,15% del potenziale nazionale per la produzione di energia solare (stimato per 67 TWh e ricavabile soprattutto tramite pannelli sugli edifici ). «La svolta energetica passa soprattutto dai tetti delle case. Se però nemmeno la Confederazione dà il buon esempio, perché dovrebbero seguirlo i privati? È chiaro - continua il deputato ticinese - che laddove non c’è un allacciamento alla rete elettrica nei paraggi non sarà semplice sfruttarne l’energia generata». Il rapporto governativo parlava infatti di una produzione teorica da oltre 400 GWh, di cui però fruibili sono solo 100 GWh (le 22 mila economie domestiche sopraccitate).

Una terza mozione approvata dal Nazionale mira a favorire l'installazione di termopompe aria-acqua. Il progresso tecnologico fa sì che queste pompe di calore siano oggi meno rumorose, l'ordinanza contro l'inquinamento fonico va quindi adattata. In aula è stato citato l'esempio di Basilea-Città, che ha rinunciato a chiedere un permesso di costruzione per gli impianti di piccole dimensioni. Anche quest’ultima mozione, che al contrario delle altre non gode del sostegno dell’Esecutivo, passa ora al Consiglio degli Stati.

Altra decisione presa dal Nazionale: i privati devono poter commercializzare l'elettricità che producono. Il Nazionale ha adottato, con 140 voti a 48 e 2 astenuti, una mozione in tal senso di Frédéric Borloz (PLR/VD). Attualmente, in caso di sovrapproduzione di elettricità, un privato cittadino può immettere il suo surplus nella rete al prezzo medio della corrente. Tuttavia l'operazione non è redditizia, poiché il proprietario deve assumersi i costi del trasporto di corrente.