Mattia Bonetti e il design ticinese in mostra da Sotheby's: un connubio irresistibile

Da Sotheby’s, a Londra, domani e dopodomani ci sarà l’asta memorabile della collezione surrealista di Pauline Karpidas. Tra le opere custodite nella residenza londinese ci sono anche i favolosi pezzi unici di design firmati dal ticinese Mattia Bonetti. Negli spazi della galleria di Sotheby’s, in New Bond Street, è stata ricostruita la casa da sogno di Pauline Karpidas con le singole opere. La mostra, che si è chiusa oggi, è un viaggio attraverso la storia del surrealismo e un omaggio allo sguardo visionario di una delle più grandi collezioniste d’arte degli ultimi cinquant’anni. Capolavori di Max Ernst, Yves Tanguy, René Magritte, Leonora Carrington, Salvador Dalì, Pablo Picasso e Jeff Koons sono esposti insieme a mobili e pezzi di design immaginati e realizzati per Pauline da Claude e François-Xavier Lalanne, Mattia Bonetti e Andrea Dubreuil.
La mecenate, nata a Manchester nel 1943, e trasferitasi ad Atene negli anni Sessanta, dove conobbe il marito Costantinos Karpidas, ha dato vita a una raccolta unica anche con l’aiuto del leggendario gallerista Alexander Iolas. A Mattia Bonetti, luganese, classe 1952 e parigino d’adozione, abbiamo chiesto di raccontarci come sono nati i suoi mobili, vere e proprie opere d’arte, dal piglio scultoreo, ideate e curate in ogni fase a partire dal disegno. L’artista e designer ha colto l’essenza del mondo di Pauline Karpidas e ha interpretato la sua visione e i suoi fantasmi estetici che sono andati a comporre una casa leggendaria. Non a caso alcune opere di Mattia Bonetti si trovano anche nei musei come il Victoria and Albert a Londra e il Centre Pomipidou a Parigi.
Mattia
Bonetti, è stato a Londra a vedere la
mostra su Pauline Karpidas e la sua collezione?
«Sono andato a
Londra qualche giorno fa perché avevo degli appuntamenti di lavoro e ho colto
l’occasione per vedere la mostra pubblica alla galleria di Sotheby’s sulla
collezione di Pauline Karpidas, dove ci sono dei miei pezzi. Ho fatto una visita
con Oliver Barker (presidente di Sotheby’s Europe, ndr) che definirei molto
interessante: hanno fatto un lavoro incredibile per ricostruire meticolosamente
gli ambienti dell’appartamento di Londra della signora Karpidas. C’è praticamente
tutto».
Come ha conosciuto
Pauline Karpidas?
«L’ho conosciuta nella
seconda metà degli anni Ottanta a Parigi a una cena da conoscenti comuni, ai
quali aveva chiesto di invitarmi. In questa occasione Pauline Karpidas mi ha detto che quello che facevo le
interessava molto e mi ha chiesto se potevo realizzare qualcosa per lei. La
collaborazione è cominciata in modo del tutto informale. Il primo pezzo realizzato
per lei era un tappeto per una delle sue case».
Quali suoi arredi
troviamo nell’asta da Sotheby’s?
«In questa casa di
Londra, oggetto dell’asta, Pauline Karpidas ha portato solo qualche pezzo che
avevo firmato con Elizabeth Garouste, mentre la maggior parte sono stati ideati
e appositamente realizzati da me. Precedentemente avevo lavorato anche nella
casa di Atene nel quartiere antico di Plaka e in quella sull’isola di Idra la
cui collezione, degna di nota, era andata all’asta da Sotheby’s a Parigi nel
2023».
Chi erano i suoi
compagni di viaggio nella casa di Londra?
«A partire dagli
anni 2000, circa, ho lavorato nelle case di Pauline Karpidas di Idra e di Londra
sempre con un gruppo di altri creatori come i Lalanne e André Dubreuil. La
signora era già una collezionista dei Lalanne negli anni Settanta, avendoli conosciuti tramite il gallerista Alexander Iolas che era il suo consigliere e che
le ha insegnato tutto sull’arte moderna e contemporanea».
Che tipo di
collezionista è Pauline Karpidas?
«Questa collezione di
Londra è stata definita surrealista perché effettivamente i pezzi d’arte
appartengono per il 90% al surrealismo. Sono opere quasi di prima
mano che Pauline Karpidas, consigliata molto bene da Alexader Iolas, ha
acquistato da collezioni importanti. All’epoca alcuni artisti surrealisti erano
ancora vivi e la signora li ha conosciuti».


Come ha concepito
l’originalissima libreria a parete nel salotto dell’appartamento londinese dei
Karpidas?
«Nei primi
appuntamenti che facevamo per cercare di capire che direzione prendere ci
trovavamo per parlare e Pauline ha detto qualcosa sull’Africa. A partire da lì
mi sono lasciato andare all’immaginazione e ho per la maggior parte dei pezzi
pensato a un’Africa rivisitata dalla mia fantasia. Infatti questa libreria,
per esempio, l’ho realizzata come una capanna, a partire dai ramoscelli, mentre
la parte bassa in legno ha questi motivi di impiallacciature bicolori. Le sculture delle maniglie sono nate nel mio
studio di Parigi, mentre i cerchi di vimini, che poi si ritrovano anche sul coffee
table, sono stati fatti da Bonacina. Qualcosa che ricorda i lavori artigianali
africanisti».
È intervenuto
anche sulle porte?
«Ho fatto delle
cornici per le porte della casa per dare un carattere un po’ diverso a un appartamento
borghese. Poi ho fatto tutte quelle
inquadrature alle finestre per riflettere direttamente la luce perché la casa dava
sul parco».
Come presentava le
sue idee alla signora Karpidas?
«Faccio sempre dei
disegni accurati e molto dettagliati affinché ci si possa rendere conto di
quella che sarà l’opera finale. Sono tutti pezzi unici che partono dal disegno
per poi essere realizzati con cura in ogni fase e aspetto».
Quali dettagli
ricorda della casa di Londra?
«Il pavimento
dell’appartamento era interamente ricoperto da una moquette animalier tigrata di qualità che già dava l’idea del
luogo con la sua ispirazione».
Come ha conosciuto
Alexander Iolas, il mitico gallerista che ha scoperto Warhol e promosso i
surrealisti?
«L’ho incontrato un
giorno in Grecia alla fine degli anni Settanta. La mia compagna di allora, che era
una costumista di teatro, era amica di Marina Karella. L’artista sposata con il
principe Michele di Grecia era seguita dal celebre gallerista. Eravamo loro
ospiti quando Alexader Iolas venne a
trovarli con sua sorella. Abbiamo passato una giornata in barca con loro».


Che cosa ricorda
della lunga collaborazione con Pauline Karpidas?
«Negli anni Novanta
Pauline Karpidas aveva comperato uno
spazio nei pressi del porto di Idra per tenere delle mostre e farne un centro
internazionale per artisti. A inaugurare The Hydra Workshop con l’evento
estivo annuale fummo Elizabeth Garouste e io con la prima mostra organizzata nel
1996 da David Gill».
Che tipo di
committente è Pauline Karpidas?
«Pauline Karpidas è
una committente che ama la creazione, l’arte, gli artisti e l’originalità. È
una persona indipendente dal gusto generale dominante. È un’esteta dal gusto
molto personale che può sembrare anche sopra le righe».
Qual è la particolarità
del lavoro svolto per la casa di Londra?
«Con Pauline Karpidas c’erano un background e delle possibilità finanziarie che hanno permesso
di realizzare qualcosa di difficilmente proponibile altrimenti».
Tra i suoi estimatori c’è anche la principessa Gloria von Thurn
und Taxis. Dove sono gli arredi che ha realizzato per lei ?
«I miei pezzi e
mobili sono negli appartamenti privati della principessa Gloria nel palazzo di St. Emmeram in Germania. Ultimamente mi è capitato di realizzare anche due poltrone
importanti per la regina Rania di Giordania».
Che cosa sta
facendo a Parigi?
«Alla galleria En
attendant les barbares c’è la mia
personale dal titolo Poetic design dove mi sono ispirato all’Italia e un po’
a Venezia con pezzi dalle misure contenute. Ci sono il mobiletto Casanova, il
tavolo Lugano, la poltrona Palazzo e ancora lampade e parecchi specchi».


In Ticino non torna
mai?
«Sono appena
tornato da Gandria dove stranamente non riesco a creare. Ho tante mete italiane
di lavoro in Brianza nelle piccole aziende dove produco i miei pezzi».
Ogni suo pezzo di
design è un mondo a sé. Che cosa più la ispira solitamente?
«La cultura che nutro
in continuazione. Vado per mostre e leggo molto. Di recente sono stato a vedere
la grande mostra monografica su David Hockney alla Fondation Louis Vuitton a Parigi».
L’ultimo libro che
ha letto?
«La famiglia Manzoni di Natalia Ginzburg. Un volume che racchiude un grande lavoro di ricerca. La scrittrice
compone la storia di Alessandro Manzoni attraverso documenti storici e lettere
tra i vari componenti della famiglia. Si riesce così a capire la psicologia di
un intellettuale profondo e di uno scrittore che va oltre I Promessi Sposi».