L'intervista

Mattia Bonetti e il design ticinese in mostra da Sotheby's: un connubio irresistibile

Al luganese, classe 1952 e parigino d’adozione, abbiamo chiesto di raccontarci come sono nati i suoi mobili, vere e proprie opere d’arte, dal piglio scultoreo, ideate e curate in ogni fase a partire dal disegno
Stefania Briccola
16.09.2025 20:00

Da Sotheby’s, a Londra, domani e dopodomani ci sarà l’asta memorabile della collezione surrealista di Pauline Karpidas. Tra le opere custodite nella residenza londinese ci sono anche i favolosi pezzi unici di design firmati dal ticinese Mattia Bonetti. Negli spazi della galleria di Sotheby’s, in New Bond Street, è stata ricostruita la casa da sogno di Pauline Karpidas con le singole opere. La mostra, che si è chiusa oggi, è un viaggio attraverso la storia del surrealismo e un omaggio allo sguardo visionario di una delle più grandi collezioniste d’arte degli ultimi cinquant’anni. Capolavori di Max Ernst, Yves Tanguy, René Magritte, Leonora Carrington, Salvador Dalì, Pablo Picasso e Jeff Koons sono esposti insieme a mobili e pezzi di design immaginati e realizzati per Pauline da Claude e François-Xavier Lalanne, Mattia Bonetti e Andrea Dubreuil.

La mecenate, nata a Manchester nel 1943, e trasferitasi ad Atene negli anni Sessanta, dove conobbe il marito Costantinos Karpidas, ha dato vita a una raccolta unica anche con l’aiuto del leggendario gallerista Alexander Iolas. A Mattia Bonetti, luganese, classe 1952 e parigino d’adozione, abbiamo chiesto di raccontarci come sono nati i suoi mobili, vere e proprie opere d’arte, dal piglio scultoreo, ideate e curate in ogni fase a partire dal disegno. L’artista e designer ha colto l’essenza del mondo di Pauline Karpidas e ha interpretato la sua visione e i suoi fantasmi estetici che sono andati a comporre una casa leggendaria. Non a caso alcune opere di Mattia Bonetti si trovano anche nei musei come il Victoria and Albert a Londra e il Centre Pomipidou a Parigi.    

Mattia Bonetti, è stato a Londra a vedere la mostra su Pauline Karpidas e la sua collezione?
«Sono andato a Londra qualche giorno fa perché avevo degli appuntamenti di lavoro e ho colto l’occasione per vedere la mostra pubblica alla galleria di Sotheby’s sulla collezione di Pauline Karpidas, dove ci sono dei miei pezzi. Ho fatto una visita con Oliver Barker (presidente di Sotheby’s Europe, ndr) che definirei molto interessante: hanno fatto un lavoro incredibile per ricostruire meticolosamente gli ambienti dell’appartamento di Londra della signora Karpidas. C’è praticamente tutto».

Come ha conosciuto Pauline Karpidas?
«L’ho conosciuta nella seconda metà degli anni Ottanta a Parigi a una cena da conoscenti comuni, ai quali aveva chiesto di invitarmi. In questa occasione Pauline Karpidas mi ha detto che quello che facevo le interessava molto e mi ha chiesto se potevo realizzare qualcosa per lei. La collaborazione è cominciata in modo del tutto informale. Il primo pezzo realizzato per lei era un tappeto per una delle sue case».

Quali suoi arredi troviamo nell’asta da Sotheby’s?
«In questa casa di Londra, oggetto dell’asta, Pauline Karpidas ha portato solo qualche pezzo che avevo firmato con Elizabeth Garouste, mentre la maggior parte sono stati ideati e appositamente realizzati da me. Precedentemente avevo lavorato anche nella casa di Atene nel quartiere antico di Plaka e in quella sull’isola di Idra la cui collezione, degna di nota, era andata all’asta da Sotheby’s a Parigi nel 2023». 

Chi erano i suoi compagni di viaggio nella casa di Londra?
«A partire dagli anni 2000, circa, ho lavorato nelle case di Pauline Karpidas di Idra e di Londra sempre con un gruppo di altri creatori come i Lalanne e André Dubreuil. La signora era già una collezionista dei Lalanne negli anni Settanta, avendoli conosciuti tramite il gallerista Alexander Iolas che era il suo consigliere e che le ha insegnato tutto sull’arte moderna e contemporanea».  

Che tipo di collezionista è Pauline Karpidas?  
«Questa collezione di Londra è stata definita surrealista perché effettivamente i pezzi d’arte appartengono per il 90% al surrealismo. Sono opere quasi di prima mano che Pauline Karpidas, consigliata molto bene da Alexader Iolas, ha acquistato da collezioni importanti. All’epoca alcuni artisti surrealisti erano ancora vivi e la signora li ha conosciuti».

Nei primi appuntamenti che facevamo per cercare di capire che direzione prendere ci trovavamo per parlare e Pauline ha detto qualcosa sull’Africa. A partire da lì mi sono lasciato andare all’immaginazione e ho per la maggior parte dei pezzi pensato a un’Africa rivisitata dalla mia fantasia

Come ha concepito l’originalissima libreria a parete nel salotto dell’appartamento londinese dei Karpidas?  
«Nei primi appuntamenti che facevamo per cercare di capire che direzione prendere ci trovavamo per parlare e Pauline ha detto qualcosa sull’Africa. A partire da lì mi sono lasciato andare all’immaginazione e ho per la maggior parte dei pezzi pensato a un’Africa rivisitata dalla mia fantasia. Infatti questa libreria, per esempio, l’ho realizzata come una capanna, a partire dai ramoscelli, mentre la parte bassa in legno ha questi motivi di impiallacciature bicolori. Le sculture delle maniglie sono nate nel mio studio di Parigi, mentre i cerchi di vimini, che poi si ritrovano anche sul coffee table, sono stati fatti da Bonacina. Qualcosa che ricorda i lavori artigianali africanisti».   

È intervenuto anche sulle porte?
«Ho fatto delle cornici per le porte della casa per dare un carattere un po’ diverso a un appartamento borghese. Poi ho fatto tutte quelle inquadrature alle finestre per riflettere direttamente la luce perché la casa dava sul parco».

Come presentava le sue idee alla signora Karpidas?
«Faccio sempre dei disegni accurati e molto dettagliati affinché ci si possa rendere conto di quella che sarà l’opera finale. Sono tutti pezzi unici che partono dal disegno per poi essere realizzati con cura in ogni fase e aspetto».

Quali dettagli ricorda della casa di Londra?
«Il pavimento dell’appartamento era interamente ricoperto da una moquette animalier tigrata di qualità che già dava l’idea del luogo con la sua ispirazione».  

Come ha conosciuto Alexander Iolas, il mitico gallerista che ha scoperto Warhol e promosso i surrealisti?
«L’ho incontrato un giorno in Grecia alla fine degli anni Settanta. La mia compagna di allora, che era una costumista di teatro, era amica di Marina Karella. L’artista sposata con il principe Michele di Grecia era seguita dal celebre gallerista. Eravamo loro ospiti quando Alexader Iolas venne a trovarli con sua sorella. Abbiamo passato una giornata in barca con loro».   

Negli anni Novanta Pauline Karpidas aveva comperato uno spazio nei pressi del porto di Idra per tenere delle mostre e farne un centro internazionale per artisti

Che cosa ricorda della lunga collaborazione con Pauline Karpidas?
«Negli anni Novanta Pauline Karpidas aveva comperato uno spazio nei pressi del porto di Idra per tenere delle mostre e farne un centro internazionale per artisti. A inaugurare The Hydra Workshop con l’evento estivo annuale fummo Elizabeth Garouste e io con la prima mostra organizzata nel 1996 da David Gill».

Che tipo di committente è Pauline Karpidas? 
«Pauline Karpidas è una committente che ama la creazione, l’arte, gli artisti e l’originalità. È una persona indipendente dal gusto generale dominante. È un’esteta dal gusto molto personale che può sembrare anche sopra le righe».

Qual è la particolarità del lavoro svolto per la casa di Londra?
«Con Pauline Karpidas c’erano un background e delle possibilità finanziarie che hanno permesso di realizzare qualcosa di difficilmente proponibile altrimenti».

Tra i suoi estimatori c’è anche la principessa Gloria von Thurn und Taxis. Dove sono gli arredi che ha realizzato per lei ?
«I miei pezzi e mobili sono negli appartamenti privati della principessa Gloria nel palazzo di St. Emmeram in Germania. Ultimamente mi è capitato di realizzare anche due poltrone importanti per la regina Rania di Giordania».

Che cosa sta facendo a Parigi?
«Alla galleria En attendant les barbares c’è la mia personale dal titolo Poetic design dove mi sono ispirato all’Italia e un po’ a Venezia con pezzi dalle misure contenute. Ci sono il mobiletto Casanova, il tavolo Lugano, la poltrona Palazzo e ancora lampade e parecchi specchi». 

Sono appena tornato da Gandria dove stranamente non riesco a creare

In Ticino non torna mai?
«Sono appena tornato da Gandria dove stranamente non riesco a creare. Ho tante mete italiane di lavoro in Brianza nelle piccole aziende dove produco i miei pezzi».  

Ogni suo pezzo di design è un mondo a sé. Che cosa più la ispira solitamente?     
«La cultura che nutro in continuazione. Vado per mostre e leggo molto. Di recente sono stato a vedere la grande mostra monografica su David Hockney alla Fondation Louis Vuitton a Parigi».

L’ultimo libro che ha letto?
«La famiglia Manzoni di Natalia Ginzburg. Un volume che racchiude un grande lavoro di ricerca. La scrittrice compone la storia di Alessandro Manzoni attraverso documenti storici e lettere tra i vari componenti della famiglia. Si riesce così a capire la psicologia di un intellettuale profondo e di uno scrittore che va oltre I Promessi Sposi».