Arte

Mattia Bonetti, tra arte e design, da Parigi a Londra

Ben due mostre sono dedicate al lavoro del maestro ticinese di stanza nella Ville Lumiere – «New works» alla galleria David Gill, «Elements» negli spazi della galerie Diurne
© David Gil Gallery / ProLitteris Zürich
Stefania Briccola
05.11.2022 14:00

Tra arte e design. È su questa impercettibile linea di confine che vivono le opere di Mattia Bonetti. Ogni suo pezzo è un mondo a sé e ha un’ispirazione diversa, tuttavia condivide la medesima forza immaginifica e l’estrema ricercatezza di forme e materiali. Forse per questo li troviamo anche nelle collezioni dei musei come il Victoria & Albert di Londra e il Centre Georges Pompidou di Parigi. «C’è sempre una parte funzionale - spiega Mattia Bonetti - nei miei pezzi. Quello che mi interessa e mi piace è l’essere e il non essere allo stesso tempo designer e artista per cercare di dare un po’ più di personalità alle cose. La mia non è una produzione industriale e questo mi dà grande libertà».

Questi arredi scultorei nascono da schizzi, a matita su carta, seguiti prima da meticolosi disegni tecnici e poi da modelli in scala ridotta fino a giungere alle dimensioni reali. Il tutto cresce sotto l’occhio vigile dell’artista che interviene e veglia sull’opera in divenire anche quando si avvale dell’abilità dei migliori artigiani messi a dura prova dalle sue richieste quasi impossibili.

Ben due mostre sono dedicate al lavoro di Mattia Bonetti in questi giorni a Londra e a Parigi. New works alla galleria David Gill nella capitale britannica presenta le recenti creazioni del maestro ticinese, di stanza nella Ville Lumiere, che vengono esposte per la prima volta dopo la parentesi del lockdown e appaiono come un felice ritorno agli eventi più ambiti dai collezionisti. Invece Elements, negli spazi della galerie Diurne, a Parigi, riunisce gli originali tappeti d’artista, caratterizzati dal segno inconfondibile e realizzati a mano tra India e Pakistan.

Alla galleria David Gill, tempio sacro del design contemporaneo a Londra, ci sono i mobili di Mattia Bonetti ed altri elementi di arredo di ispirazione varia. Due consolle in marmo e bronzo intarsiati, dal titolo Jinn, giocano sul confronto dialettico tra il bianco, l’ocra e le tonalità del marrone e mimano vagamente delle forme organiche. «Ricordano lontanamente quegli esseri un po’ magici - dice l’artista - che sono come dei folletti curiosi. In effetti sono delle cose un po’ pazzerelle come le loro forme astratte, molto libere e organiche». Si percepisce in queste opere un gioco complesso di sinuosità e levigatezza.

La poltrona azzurra, in raffinato velluto di mohair, è denominata giustappunto Duchessa e poeticamente sostenuta da rami di bronzo che presentano alle estremità delle gemme di cristallo rosa incastonate. C’è l’ispirazione della natura, ma ci sono anche le tonalità cerulee spesso presenti nel lavoro di Mattia Bonetti che vive in sintonia con l’elemento acqua e considera l’ars natatoria una disciplina imprescindibile e una pratica quotidiana. Il buffet Kyoto, a fisarmonica, come un paravento, è rifinito con una ruvida tela di sacco laccata e immagini di nuvole applicate, in nichel nero lucido. Questo mobile sofisticato declinato sulle nuance predominanti del corallo rimanda alle suggestioni del Sol Levante ed è frutto di un lavorio incessante che si nota solo nei dettagli come la maniglia a forma di farfalla in bronzo lievemente sollevata dalla superficie. Poi c’è la fantasiosa lampada Twist in cui un filo bronzeo, piegato a dovere, ritorto e saldato, regge come per magia il lume. Sembra proprio un segno grafico materializzato. E ancora ci sono la poltrona denominata Peddles, per via della collana di ciottoli, all’origine ideati in terracotta, che ne compone la struttura portante, il tavolino Ledoux, ispirato dal celebre architetto neoclassico francese, gli specchi dalle linee sinuose e le sedute Flying rigorosamente asimmetriche con tanto di ruggente cuscino animalier in velluto di seta.

La fascinazione per il tessuto è un altro Leitmotiv dell’artista, classe 1952, partito giovanissimo dal Ticino alla volta di Parigi con un diploma in tasca di textile designer conseguito al Csia di Lugano. Lasciati questi sogni londinesi si fa tappa a Parigi dove si può ancora viaggiare sulle ali della fantasia con i tappeti firmati da Mattia Bonetti alla galerie Diurne. Quelli che vediamo nella mostra Elements sono stati realizzati e annodati interamente a mano, con materiali pregiati e tecniche antiche, in Kashmir e Nepal. Si notano Castore e Polluce, in lana e seta, declinati tra opacità e brillantezza con un segno diverso e al contempo gemello che emerge dallo sfondo grigio-beige. Le opere in tessuto sono state concepite a partire dallo schizzo e in seguito elaborate nei bozzetti con il disegno e la pittura. Una chicca da non perdere è il tappeto Rhéa dai motivi floreali, di 333 cm per 500 cm, simile per certi vezzi a quello enorme, di quasi cinque volte più grande, commissionato da Francis Sultana e David Gill per la propria sontuosa residenza londinese.

Mattia Bonetti, New Works 2022, mostra alla David Gill Gallery, 2-4 King Street, Londra. Fino al 12 novembre (www.davidgilgallery.com) Elements, esposizione di tappeti su disegno originale di Mattia Bonetti alla Galerie Diurne, 45-50 rue Jacob, Parigi ( www.diurne.com)