Francia-Italia

Brigitte Bardot e Claudia Cardinale, le ultime dive

Due donne meravigliose che non torneranno più, un’Europa meravigliosa che non tornerà più, un cinema al tempo stesso colto e popolare il cui ricordo commuove
©Duclos
Stefano Olivari
28.12.2025 17:00

Con la morte di Brigitte Bardot, tre mesi dopo quella di Claudia Cardinale, si chiude per sempre l’epoca d’oro del cinema europeo. Non perché oggi manchino bravi registi e attori, ma perché il cinema europeo ha perso da decenni, più o meno da quando Bardot e Cardinale hanno smesso, la capacità di creare un suo divismo e di entrare nell’immaginario collettivo. Non significa che le due attrici fossero uguali, ma soltanto che sono state grandissime nell’epoca storica giusta per esserlo, in un'Europa leader culturale del mondo.

Francia-Italia

Entrambe appartenevano alla stessa generazione (Bardot 1934, Cardinale 1938) e avevano il francese come lingua madre, pur diventando per motivi diversi il simbolo femminile di due Paesi da sempre rivali. Ma lo erano diventate in maniera non scontata: Bardot veniva da una famiglia borghese di Parigi e da un’educazione rigida, con una formazione artistica iniziata come ballerina classica, Cardinale da una famiglia di italiani emigrati a Tunisi, con l’entrata nel mondo del cinema arrivata per merito dei concorsi di bellezza. In entrambi i casi il successo arrivò grazie ai registi giusti. Per Bardot nel 1956 Roger Vadim, suo futuro marito, con Piace a troppi (Et Dieu... créa la femme), che da bellissima ragazza la trasformò in un'icona sessuale. Per Cardinale invece il regista del lancio fu Mario Monicelli, nel 1958, con I soliti ignoti, anche se la fama internazionale sarebbe arrivata due anni dopo con Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti. Da lì a diventare simboli di Francia e Italia, ben oltre il cinema, il passo fu breve, con politici e istituzioni a corteggiarle e ad assegnar loro riconoscimenti, la Légion d'honneur per Bardot e il cavalierato per Cardinale, che però a differenza della presunta rivale raccolse riconoscimenti (a partire proprio dalla Légion d'honneur) anche nell’altro Paese. In sintesi Bardot rappresentava la Francia (alla fine degli anni Sessanta fu la prima celebrità a ispirare il busto ufficiale di Marianne, simbolo della Repubblica) più di quanto Cardinale rappresentasse l’Italia.

Sex symbol

Bardot e Cardinale hanno raggiunto il successo anche per merito della loro bellezza straordinaria. Una considerazione oggi eversiva, ma negli anni Cinquanta banale, anche se comunque entrambe rappresentarono in questo senso un passo avanti verso un ideale di femminilità emancipata. Bardot aveva una sensualità provocante, infantile e ribelle, in un certo senso simboleggiava la rivoluzione sessuale post-bellica. Cardinale aveva invece una sensualità più mediterranea, più semplice e paradossalmente più sofisticata. Entrambe hanno avuto un ottimo rapporto con il loro corpo, sia negli anni d’oro sia durante la vecchiaia, rifiutando di farsi rovinare dalla chirurgia estetica: avevano ridefinito i canoni della bellezza femminile, ma loro per prime avrebbero rifiutato di aderirvi. Il canone erano loro, come donne comandanti della propria vita e della propria anima.

Pistolere

I miliardi di articoli scritti sulla loro rivalità sono destinati all’oblio, anche perché in pubblico e in privato le reciproche manifestazioni di affetto non sono mai mancate. Certo l’amicizia è un’altra cosa, ma di sicuro si stimavano a vicenda, e si può dire che Cardinale sentisse più il mito di Bardot piuttosto che il contrario. Un fatto oggettivo è che nonostante le mille conoscenze cinematografiche in comune abbiano lavorato insieme una sola volta, nel 1971 e in un film pessimo, Les Pétroleuses, in italiano noto come Le Pistolere, mal riuscita fusione fra western, parodia e commedia sexy, incentrato sulla guerra fra due famiglie texane per il controllo di un ranch ricco di petrolio. Questo non toglie che il film sia ricco di scene di culto, prima fra tutte la lotta nel fango fra le due protagoniste: la madre di tutti i catfight.

Privato anti-convenzionale

Le vite extra-cinema delle due dive sono state così tante volte raccontate e analizzate che in occasione dei coccodrilli post mortem rimane davvero poco di originale da dire. Ma anche in questo caso, andando sotto la superficie, si nota in entrambe una mentalità anti-convenzionale, al di là dei quattro matrimoni di Bardot (Vadim, l’attore Jacques Charrier, l’imprenditore svizzero-tedesco Günter Sachs, il politico Bernard d'Ormale) da sommare a relazioni celeberrime (Jean-Louis Trintignant, Serge Gainsbourg, Gigi Rizzi, Gilbert Bécaud) e del curriculum apparentemente più tranquillo di Cardinale, che visse però situazioni tremende (il primo figlio, Patrick, nacque da uno stupro e per anni fu presentato come suo fratello) e altre tossiche, con il metro di oggi, come il rapporto con il produttore Franco Cristaldi che voleva fare di lei la donna perfetta. Un’immagine a cui Cardinale si ribellò con la fuga, trovando poi l’amore (e una seconda figlia) con il regista Pasquale Squitieri, così come Bardot si ribellò a quella di Marianne tentando più volte il suicidio. Per entrambe complicato il rapporto con la maternità: Bardot ebbe un solo figlio, da Charrier, ma ammise di aver fatto uno sbaglio. Lo disse all’inizio degli anni Sessanta e lo avrebbe scritto nella sua autobiografia del 1986, ma ancora oggi sarebbe una dichiarazione da ribelle.

Il ritiro

Le vere dive si ritirano al momento giusto: Brigitte Bardot e Claudia Cardinale erano vere dive. Nel caso della francese il momento giusto fu anticipato ai suoi 39 anni, nel 1973. Vegetariana dal 1962, abbandonò il cinema per dedicarsi interamente all'attivismo animalista: nel 1986 avrebbe creato la Fondation Brigitte Bardot, combattendo contro la caccia alle foche, la macellazione e i maltrattamenti animali. Posizioni un tempo considerate di sinistra, che nella Francia degli ultimi anni l’hanno mediaticamente fatta passare, insieme al sostegno a Marine Le Pen, quasi come un’estremista di destra. Più soft e lungo l’addio al grande cinema di Cardinale, che comunque non si è trascinata più di tanto a mendicare parti da nonna: ha continuato a fare un film ogni tanto fino a pochi anni fa, ma soltanto per il proprio piacere. Poliglotta, ambasciatrice UNESCO per i diritti delle donne, amica di molti politici (soprattutto francesi, da Mitterrand a Chirac), ha combattuto battaglie importanti anche nella sua seconda vita pur non avendo mai formalmente abbandonato il mestiere di attrice. Due donne meravigliose che non torneranno più, un’Europa meravigliosa che non tornerà più. Un cinema al tempo stesso colto e popolare, il cui ricordo commuove come quello di Brigitte Bardot e Claudia Cardinale.