Da Locarno a St. Moritz, il cinema non si ferma: l’arte sale in quota

Finito un festival, eccone subito un altro. Nemmeno il tempo di archiviare le proiezioni e le emozioni del Locarno Film Festival – che ha chiuso i battenti sabato scorso – e già gli appassionati di cinema hanno una nuova meta in calendario. Questa volta non si scende sul Lago Maggiore, ma si sale in Engadina: oggi prende infatti il via la quarta edizione del St. Moritz Art Film Festival (SMAFF), in programma fino a domenica. Un evento giovane ma già riconosciuto sulla scena internazionale, che si distingue per la sua natura ibrida, a metà strada tra il cinema e le arti visive, e per il suo contesto unico: un festival con ospiti di caratura mondiale, ma che resta a misura d’uomo.
«È davvero una chicca in montagna – spiega la managing director Diana Segantini, da noi incontrata nelle prime ore del festival –. Siamo immersi in una natura stupenda e ogni anno costruiamo un percorso curatoriale attorno a un tema, in dialogo costante con le altre arti. Questo lo rende un festival molto particolare, direi quasi unico al mondo».

Il tema 2025: «Emerging Virtualities»
L’edizione di quest’anno, dal titolo «Emerging Virtualities», esplora i confini sempre più sfumati tra reale e virtuale, tra natura e rappresentazione, tra fisico e immateriale. Un argomento attuale e stimolante, che si riflette nelle quaranta opere in programma, tra film sperimentali, videoarte e cinema d’autore. Non mancano anteprime mondiali ed europee, accanto a retrospettive e omaggi a grandi maestri.
Per Segantini, l’obiettivo è chiaro: «Cerchiamo di costruire ponti non solo all’interno del linguaggio cinematografico, ma anche tra cinema, arte visiva, danza e tutte le arti. È un po’ la mia missione di vita: far emergere le relazioni, portare in luce ciò che spesso rimane nascosto e creare un dialogo che vada oltre i confini disciplinari».
Un festival che si fa comunità
L’idea è quella di far nascere una vera comunità temporanea in Engadina, dove professionisti e pubblico si incontrano senza barriere. «Per me il cinema è anche luce, capace di illuminare ciò che di solito rimane in ombra. Il festival è diventato un luogo d’incontro, di scambio, di nuove connessioni», racconta Segantini, sottolineando il carattere internazionale del programma: «Abbiamo curatori, artisti e produttori che arrivano da tutto il mondo, con linguaggi diversi, ma accomunati dalla volontà di dialogare. La diversità è il nostro valore più grande».
Un esempio concreto arriva dalla giuria di quest’anno, che include figure come Mohamed Almusibli, direttore della Kunsthalle Basel, o Mario D’Souza, legato alla Kochi Biennale in India. Segno di un festival che, pur piccolo, riesce ad attrarre personalità di primo piano.
A misura d’uomo, ma con grandi nomi
Lo SMAFF conserva una dimensione raccolta e conviviale, lontana dai clamori dei grandi eventi internazionali. Eppure, tra le sale e i dibattiti di St. Moritz, circolano nomi di assoluto prestigio. «Grazie al network del nostro direttore artistico Stefano Rabolli Pansera e alle relazioni costruite in questi anni, riusciamo ad attirare registi, curatori, direttori di musei e collezionisti di fama mondiale – racconta Segantini –. Ed è proprio questo l’aspetto sorprendente: a St. Moritz le persone si incontrano davvero, si parla, si condividono idee. È un luogo di concentrazione incredibile e informale allo stesso tempo».
Non mancano i riferimenti ad altre manifestazioni: «Essere stata a Locarno pochi giorni fa è stato importante anche per rafforzare queste connessioni. Siamo ormai sul radar internazionale. E per noi è un grande onore sapere che questo weekend sarà con noi anche Maja Hoffmann, la nuova presidente del Locarno Film Festival».

Un festival che riflette il presente
Accanto alla qualità estetica, c’è la volontà di affrontare questioni attuali. «Nelle scelte di programmazione non vogliamo limitarci alla bellezza delle immagini – sottolinea Segantini –. Tocchiamo anche temi profondi, legati alla natura, alla società, alla geopolitica. Crediamo che oggi arte e cinema non possano essere separati dalle grandi questioni del nostro tempo».
Così, accanto alla poesia visiva di film che invitano alla meditazione, trovano spazio lavori che interrogano il nostro rapporto con l’ambiente, che riflettono sulla violenza nascosta dietro l’estetica museale o che esplorano le trasformazioni indotte dall’intelligenza artificiale. In questo senso, lo SMAFF non è solo un festival da guardare, ma anche un luogo in cui discutere e prendere posizione.

Dalla neve all’estate: la scelta del calendario
Un’altra novità è il periodo scelto per la manifestazione. Fino all’anno scorso lo SMAFF si svolgeva a settembre, ma da quest’anno è stato anticipato ad agosto. «Abbiamo deciso di legarci alla vita della città – spiega Segantini –. A settembre, con gli alberghi chiusi e poca gente in giro, il rischio era di isolarsi. Invece ora St. Moritz è viva, complice anche la concomitanza con Passione Engadina. Non ci cannibalizziamo, anzi: diventiamo complementari. È bello che l’Engadina abbia eventi culturali importanti anche d’estate, non solo in inverno».
Una scelta che, di fatto, colloca lo SMAFF in una traiettoria che tocca i grandi appuntamenti internazionali: da Locarno a Venezia, passando per Zurigo. «Ormai – sorride Segantini – sono inserita nel circuito dei festival».
Dialoghi e contaminazioni
Il programma non si limita alle proiezioni: accanto ai film, trovano spazio talk, conversazioni e incontri con artisti e curatori. «Per noi è fondamentale contestualizzare le opere, dare al pubblico strumenti per capire e per discutere – sottolinea Segantini –. Non si tratta di creare un pensiero unico, ma di aprire al dialogo e anche alla critica. Un festival deve essere un luogo di confronto, non di certezze».
Tra gli appuntamenti più attesi dei prossimi giorni ci sono le proiezioni di lavori firmati da artisti come Superflex, duo danese di fama internazionale, e il ritorno sul grande schermo di classici come In the Mood for Love di Wong Kar Wai, che dialogheranno con opere contemporanee sul tema del respiro e della memoria. La chiusura, domenica mattina, sarà affidata al maestro Wim Wenders, con il suo documentario Anselm dedicato all’artista tedesco Anselm Kiefer.
Un laboratorio alpino di idee globali
Il St. Moritz Art Film Festival si conferma così come un piccolo laboratorio alpino di idee globali, capace di mettere in connessione il territorio engadinese con il mondo. Non è un caso che tra i membri dell’Art Advisory Board figurino nomi del calibro di Tilda Swinton, Pipilotti Rist o John Waters. Non si tratta di un red carpet tradizionale, ma di un contesto in cui le arti visive e il cinema dialogano senza barriere.
«La forza dello SMAFF sta nel confronto tra punti di vista diversi – ribadisce Segantini –. Qui si incontrano registi, collezionisti, curatori, ma anche semplici appassionati. Tutti siedono nella stessa sala, partecipano agli stessi dibattiti, si ritrovano al bar o passeggiando per le vie di St. Moritz. È questa prossimità a rendere speciale il festival».
Un invito ai ticinesi
E Segantini conclude con un invito diretto al pubblico della Svizzera italiana: «Ai ticinesi dico: venite a trovarci. Siamo vicini, facilmente raggiungibili e il bel tempo è dalla nostra parte. È l’occasione perfetta per unire una gita in Engadina a un’esperienza culturale davvero unica».