«Fare cinema da autodidatti, seguendo le orme dei grandi maestri»

Economia aziendale e management; psicologia; scienze della comunicazione; storia. I percorsi accademici scelti da Cesare Bordoli, Edoardo Ravina, Elia Manenga e Giona Castelli sono diametralmente opposti. Eppure, c’è un minimo comun denominatore che unisce questi quattro ragazzi tra i 23 e i 26 anni, tutti del Sopraceneri: l’amore incondizionato per il cinema e il mondo delle immagini. Una passione talmente grande da spingerli a realizzare un lungometraggio. Lo hanno fatto da autodidatti, inizialmente senza particolari ambizioni artistiche. Il loro film si intitola Free Gorbo ed è stato proiettato prima a Friborgo, dove i quattro hanno studiato, poi a Locarno. Un film di 90 minuti, indipendente, che unisce azione, amicizia, sogni, e che sta raccogliendo molti consensi. Grazie a Free Gorbo, hanno capito che il loro futuro è nel cinema. Non sarebbero certo i primi a sfondare senza vantare un percorso scolastico specifico: ci sono giganti della regia che hanno imparato il mestiere da soli. Chi lavorando sui set altrui come assistenti, chi visionando ore e ore di videocassette. Uno su tutti, Quentin Tarantino.
«Non ho mai frequentato scuole di cinema anche perché non me le potevo permettere - ha detto Tarantino in un’intervista - ho visto persone spendere molti soldi in corsi di cinema e io pensavo: “prendi quei soldi e facci un film”». Tarantino è uno dei maestri del quartetto sopracenerino. Assieme ad altri: «Ci siamo divertiti a inserire all’interno del nostro lungometraggio una serie di elementi che rinviano ai nostri film preferiti» spiegano i ragazzi. Certo, partire con un film è ambizioso, anche se «tutti noi abbiamo avuto sempre a che fare con le immagini - puntualizza Cesare - io, ad esempio, mi occupo di girare e montare video musicali, Edoardo invece produce video e cortometraggi amatoriali. Quando abbiamo iniziato a pensare al film non avevamo grandi pretese. Abbiamo scritti la trama quasi per gioco nella pausa invernale, tra un semestre accademico e l’altro; l’idea era di coinvolgere i nostri amici per garantire loro un ricordo del periodo universitario, il progetto cinematografico in sé era quasi secondario. Abbiamo organizzato una clausura di quattro giorni per elaborare la trama e assegnare i ruoli. Quando siamo tornati abbiamo presentato il nostro progetto agli amici: nel giro di poche settimane, una settantina di persone si sono trasformate in tecnici e attori».
Inutile dire che il budget a disposizione dei ragazzi era zero. «Tuttavia, l’Università di Friborgo, e in particolare il Dipartimento dei Media (DCM Medialab), mette a disposizione degli studenti l’attrezzatura del proprio studio televisivo professionale, e questo è stato fondamentale», ricorda Edoardo. Il film è ambientato a Frigorbo, un alter locus immaginario di Friborgo. La trama è legata alle avventure di un gruppo di studenti universitari la cui routine quotidiana viene stravolta dal ritrovamento di una misteriosa valigetta. «Ciò che all’inizio sembra essere un semplice oggetto dimenticato si rivela presto causa di tensioni, sospetti e conflitti che mettono alla prova l’amicizia tra i protagonisti. La serenità iniziale lascia il posto a dubbi e incomprensioni, portando il gruppo a confrontarsi con se stessi e con tutto ciò che la valigetta rappresenta». Per il quartetto vedere Free Gorbo per la prima sul grande schermo è stata un’emozione forte. «Se poi un giorno la nostra produzione dovesse passare al film festival di Locarno, per noi, sarebbe l’apoteosi».