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Lo schermo di Piazza Grande cambia, il dialogo continua

Il Locarno Film Festival conferma la nuova struttura per l’edizione 2025, ma rilancia il confronto con gli architetti sul valore simbolico dell’opera di Vacchini
©Gabriele Putzu
Mattia Sacchi
15.07.2025 08:10

La nuova struttura metallica che sostituirà lo storico schermo di Piazza Grande ci sarà, già dall’edizione 2025. Ma il confronto con chi ne difende il valore simbolico e architettonico resta aperto. Lo ribadisce il Locarno Film Festival nel comunicato diffuso lunedì 15 luglio, a pochi giorni dall’incontro avvenuto il 7 luglio con Eloisa Vacchini, Michele Bardelli e Simone Turkewitsch, architetti e firmatari della presa di posizione a tutela del progetto originario.

All’incontro erano presenti, per il Festival, il vicepresidente del Consiglio di amministrazione Luigi Pedrazzini, il CEO Raphaël Brunschwig e il direttore operativo Mattia De-Sassi. In quella sede – si legge nella nota – la direzione ha ribadito le ragioni che hanno portato alla decisione di adottare una nuova struttura reticolare, «di dimensioni equivalenti alla precedente ma con caratteristiche tecniche che permettono una riduzione significativa dei tempi e dei costi di montaggio e smontaggio, garantendo al contempo una maggiore sicurezza».

Una scelta maturata per coniugare efficienza logistica, sostenibilità economica e affidabilità tecnica, senza rinunciare alla vocazione culturale che definisce il Festival. «Consapevole del proprio ruolo pubblico e culturale», si legge ancora, «il Festival ha ribadito che scelte di questo tipo rispondono all’esigenza di coniugare rispetto per la memoria e sostenibilità gestionale». Alcune decisioni, spiega la direzione, devono essere prese con prontezza. Ma il confronto resta aperto, come dimostrato dallo stesso incontro.

Un confronto nato da una mobilitazione

L’apertura al dialogo arriva dopo giorni di dibattito pubblico. L’annuncio della sostituzione della struttura, reso noto a inizio luglio, aveva generato numerose reazioni. Personalità del mondo culturale, tra cui l’architetto Mario Botta, avevano espresso il proprio dissenso. La Sezione Ticino della SIA (Società svizzera degli ingegneri e degli architetti) aveva promosso una petizione – Locarno: don’t touch the screen! – che ha raccolto oltre tremila firme in pochi giorni.

Al centro della mobilitazione, il valore architettonico, simbolico e tecnico del dispositivo ideato nel 1971 da Livio Vacchini: un traliccio tubolare in metallo, leggero ma scenografico, pensato per trasformare Piazza Grande in uno spazio urbano dedicato alla fruizione collettiva del cinema. Concepito come struttura temporanea, il suo impatto è diventato permanente nella memoria visiva della città.

In una nota firmata da Silvia Barrera ed Elena Fontana, co-presidenti della SIA Sezione Ticino, si sottolineava come l’opera riflettesse un’idea di architettura effimera ma radicale, ispirata dalle correnti più visionarie degli anni ’60 e ’70. «Non è mai stata solo una struttura provvisoria – scrivono – ma un dispositivo di alta ingegneria situazionale, capace di coniugare tecnologia, funzione e spettacolo». Un’opera capace di dare forma a un’identità urbana, oggi ritenuta meritevole di tutela.

Custodire la memoria, costruire il futuro

Dalla direzione del Festival, tuttavia, è arrivata fin dall’inizio la volontà di distinguere il piano operativo da quello simbolico. «L’intuizione geniale di Vacchini – quella di portare il Festival in Piazza Grande e renderlo popolare e accessibile – resta intoccabile», aveva dichiarato nei giorni scorsi Raphaël Brunschwig. La nuova struttura, precisano i vertici della manifestazione, non modificherà il formato delle proiezioni né l’esperienza del pubblico.

La conferma della sostituzione non esclude però forme di valorizzazione dell’eredità di Vacchini. È su questo terreno che si è mosso l’incontro del 7 luglio: un’occasione per riaffermare le ragioni della scelta tecnica, ma anche per aprire una discussione sul futuro delle infrastrutture del Festival e sul modo in cui conservare e trasmettere la memoria di una delle sue icone visive più riconoscibili.

In definitiva, lo schermo cambierà – per ragioni pratiche, sostenibili e condivise con i partner tecnici – ma la riflessione avviata mostra la volontà del Festival di costruire il futuro senza cancellare le tracce di chi ha contribuito a definirne l’identità. E Piazza Grande, come ogni estate, continuerà a essere lo spazio simbolico dove il cinema incontra la città.

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