Raya e l’ultimo drago: una storia fantastica ma attuale

«Una piaga nata dalla discordia umana», che si diffonde e devasta un mondo. Così viene definito il Druun: il nemico principale nel nuovo film d’animazione Raya e l’ultimo drago targato Walt Disney Animation Studios. Un flagello (estremamente attuale, in piena pandemia) che trasforma gli esseri viventi in pietra e che, dopo essere stato fermato cinquecento anni fa, è tornato a minacciare il fantastico mondo di Kumandra e i suoi popoli.
In un primo tempo a salvare l’umanità furono i draghi, con cui gli umani vivevano in armonia e che si sono sacrificati riversando i loro poteri in una gemma magica capace di arginare il Druun. Ora spetta all’intrepida principessa delle Terre del Cuore Raya sconfiggere questa forza malvagia (che, tra l’altro, ha pietrificato il padre Benja) e unire nuovamente i popoli di Kumandra che sono in conflitto da tempo immemore. Per farlo, la giovane guerriera solitaria, armata di una potente spada e munita di una antica e speciale pergamena, dovrà rintracciare il leggendario ultimo drago e trovare i frammenti della gemma magica persi tra le varie Terre.
Di fiducia e attualità

Visibile dal 5 marzo sulla piattaforma Disney+ (con accesso VIP) e dove possibile al cinema, Raya e l’ultimo drago è un’avventura epica di genere fantasy, diretta da Don Hall (premio Oscar per Big Hero 6) insieme a Carlos López Estrada (Blindspotting) e ai co-registi Paul Briggs e John Ripa, che si rivela più che mai attuale. «Volevamo raccontare una storia basata sul senso di fiducia come elemento unificatore, un collante che tiene insieme il mondo», ha spiegato Hall durante la conferenza di presentazione internazionale tenutasi online. Il progetto, come ha ricordato il regista, ha preso il via cinque anni fa e «non ci saremmo mai immaginati che il film avrebbe acquisito ancora più senso in un momento storico come quello che stiamo vivendo». «Prima ancora del lockdown – ha aggiunto – ci riferivamo al Druun come a una “peste”, la causa di una crisi esistenziale e man mano che andavamo avanti con il progetto ci siamo continuamente sorpresi della crescente attualità del film».
Amici e antagonisti

Durante il suo viaggio, dunque, «Raya imparerà che non basta un drago per salvare il mondo: servono anche fiducia e collaborazione». Fiducia che la giovane guerriera ha perduto quando era solo una bambina e ad accompagnarla nella ricerca dell’ultimo drago inizialmente c’è solo il suo animale domestico Tuk Tuk (simile a un armadillo che all’evenienza trasforma la propria corazza in un mezzo di trasporto). Lungo il percorso si uniranno a loro Boun, smaliziato «imprenditore» di soli 10 anni, il forzuto e gigante Tong e la baby-truffatrice di nome Noi con la sua banda di Ongi (tre piccole creature dall’aspetto inusuale). Durante il cammino Raya, che si è addestrata tutta la vita per diventare guardiana della gemma magica, avverte più volte i suoi improbabili compagni d’avventura: «OK ragazzi, ricordate quello che stiamo cercando e non fidatevi di nessuno; dovremo guardarci le spalle, non siamo gli unici a cercarlo».

Sulle tracce della leggendaria creatura vi è, fra gli altri, anche un’altra principessa: Namaari, vecchia conoscenza di Raya nonché sua antagonista e figlia di Virana, la sovrana delle Terre di Fang. Entrambe, va detto, lottano per la sopravvivenza del proprio popolo, ma affrontano la loro missione in maniera molto diversa.
Spetterà, comunque, alla giovane e intrepida guerriera Raya risvegliare Sisu: l’ultimo drago, femmina, capace di assumere sembianze umane. Un drago acquatico che non ha nulla a che vedere con le creature minacciose dell’immaginario occidentale. Sisu non è poderosa, ma è empatica, simpatica, piuttosto autoironica e anche un po’ naïf, come hanno sottolineato i critici internazionali che hanno assistito all’anteprima del cartone animato.
Quel tocco di sud-est asiatico

Raya e l’ultimo drago, oltre a vantare una forte componente di personaggi femminili, è il primo lungometraggio d’animazione della Disney con un’ambientazione ispirata al sud-est asiatico. «Quando abbiamo pensato al messaggio che volevamo trasmettere, ci siamo guardati intorno e abbiamo riflettuto sulle divisioni nel mondo e su quanto sia possibile superarle, attraverso il rispetto reciproco», ha evidenziato in conferenza stampa la produttrice Osnat Shurer. «Siamo andati nel sud-est asiatico e ci siamo innamorati del senso di comunità imperante, dove il noi conta più che l’io, nonostante ci siano culture anche molto diverse fra loro. Volevamo rendere questo messaggio più universale possibile».


Per gli sceneggiatori Adele Lim e Qui Nguyen, rispettivamente di origini malesi e vietnamite, «realizzare un progetto come questo, che è un omaggio alla nostra cultura, è stato molto importante». «Credo che questa storia – ha sottolineato Nguyen – possa essere anche una fonte di ispirazione per i giovani che appartengono alla nostra cultura». E non solo. Raya e l’ultimo drago, infatti, «è un film rivolto a un pubblico multietnico – gli ha fatto eco Shurer – che esplora altre culture e ha una valenza universale e un messaggio forte: le differenze possono creare antagonismi ed è importante andare oltre tutto questo, è necessario fidarsi degli altri e aprirsi a loro».
Un viaggio che amplia la mente

Il regista Carlos López Estrada è convinto che «alimentare la propria fantasia è una delle cose più importanti che si possano fare». «L’idea alla base di Raya e l’ultimo drago – ha spiegato durante la presentazione del lungometraggio – era dare la possibilità al pubblico di “visitare” luoghi mai visti, scoprire personaggi diversi e intraprendere un viaggio capace di far aprire la mente e riflettere su temi e idee molto importanti». Un viaggio che al contempo permette anche di «fuggire» per quasi due ore dalla realtà.
«Devi fare tu il primo passo»

Per Raya «il mondo è lacerato, non puoi fidarti di nessuno». «O forse è lacerato perché non vi fidate di nessuno», la rende attenta Sisu, subito aggiungendo: «Devi fare tu il primo passo».
Inutile dire che, così come Moana, Elsa e le altre protagoniste Disney del ventunesimo secolo, Raya ha in mente più del romanticismo o dell’autorealizzazione. È un’eroina moderna che, come ha sottolineato il regista Don Hall, durante la sua missione evolve per recuperare la fiducia nel proprio mondo.
Scoprite di più su Raya e l’ultimo drago sfogliando l’edizione n.9 della rivista AgendaSette, in allegato venerdì 5 marzo al Corriere del Ticino e disponibile sull’app CdT Digital.